INTERVISTA A NOLITTA - 7Qui il primo post; qui il precedente post)Può sembrarvi strano, ma nel 2020 io e Ivan abbiamo commentato
TUTTE le storie di Zagor di Nolitta e del periodo nolittiano. Visto che non sono molto interessato al periodo del dopo-Nolitta, ho voluto quindi approfondire l'argomento usando come spunto le risposte che Nolitta dava ai lettori di Tutto Zagor. Da qui sono venuti fuori diversi argomenti interessanti di approfondimento, che presenterò in diversi post. Qui ne potete trovare alcuni. Buona lettura!
NOLITTA, ZAGOR E IL CONCETTO DI "PRIGIONE".LETTORE: "E così, dopo Tex in una delle sue storie più belle,
"In nome della legge", dopo Mister No in
"Accusa di omicidio", anche Zagor è finito al fresco in
"L'inferno dei vivi". Con tanto di divisa a strisce e naturalmente per un'ingiusta accusa. Come mai lo stesso infamante destino accomuna questi eroi senza macchia e senza paura?"
NOLITTA: A questa lista aggiungo
Il piccolo Ranger che finì in galera assieme a Frankie Bellevan in una storia del sottoscritto che si intitolava
"L'inferno verde". Questa domanda merita non una, ma due risposte.
Prima risposta: quello dell'eroe perseguitato e incarcerato ingiustamente è uno dei temi classici dell'avventura. Il lettore sa che il personaggio è innocente (e di solito, per giunta, coraggioso, bello, simpatico, e il lettore si identifica con lui): perciò viene inesorabilmente coinvolto nella vicenda. Ecco spiegato lo straordinario successo popolare del
Conte di Montecristo di Alessandro Dumas padre, e la tensione narrativa del ciclo salgariano di Tremal Naik. Con queste mie letture giovanili, anzi, sono in debito proprio per un paio di elementi dell'evasione di Zagor: Edmond Dantes, il futuro Conte, fugge dal Castell
o d'If avvolto nel sudario del defunto Abate Faria, e il trucco della morte apparente, o catalessi, è usato da Sandokan per liberare Tremal Naik nei
Pirati della Malesia. Schema narrativo di effetto assicurato, insomma. Tutto qui.
Seconda risposta, con cui vado (un pò) più in profondità. Il racconto d'ambiente carcerario ha una presa così forte su di noi perchè tocca una delle nostre peggiori paure: quella di essere privati della libertà, rinchiusi senza scampo. Anche gli innocenti possono tremare e sentirsi colpevoli davanti all'autorità, come insegnano
Il processo di Franz Kafka e i film di Alfred Hitchcock.
Dunque, forse, questo argomento ci interessa tanto perchè esorcizza le nostre paure, le rende un'occasione di divertimento. A mio parere è nel cinema che i soggetti di ambiente carcerario riescono meglio. I simboli della libertà perduta, come sbarre, mura, divise, sono nei film quanto mai concreti, reali e credibili. Tra i film carcerari da me preferiti ce ne sono alcuni di ambiente western, come l'ambiguo
Uomini e cobra di Mankiewicz,
Il prigioniero dell'Isola degli squali di Ford,
Nevada Smith con Steve McQueen,
Hellgate, l'inferno di Yuma con Sterling Hayden. E poichè all'interno di un carcere non ha più molto significato se i protagonisti siano colpevoli o innocenti, sono altrettanto indimenticabili
Papillon,
Birdy le ali della libertà,
In disgrazia alla fortuna e agli occhi degli uomini,
Fuga da Alcatraz,
Il bacio della Donna Ragno,
Fuga di mezzanotte, e il loro violento capostipite del 1947:
Forza bruta di Dassin, con Burt Lancaster.
(Continua qui)QUI TUTTI I LINK SU ZAGOREdited by joe 7 - 5/5/2022, 23:21
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