INTERVISTA A NOLITTA - 1Può sembrarvi strano, ma nel 2020 io e Ivan abbiamo commentato
TUTTE le storie di Zagor di Nolitta e del periodo nolittiano. Visto che non sono molto interessato al periodo del dopo-Nolitta, ho voluto quindi approfondire l'argomento usando come spunto le risposte che Nolitta dava ai lettori di Tutto Zagor. Da qui sono venuti fuori diversi argomenti interessanti di approfondimento, che presenterò in diversi post. Qui ne potete trovare alcuni. Buona lettura!
MA LA SCURE DI ZAGOR DI COS'E' FATTA?La risposta di Nolitta (da Tutto Zagor 5):
"In teoria, niente di misterioso: si tratta di una pietra scheggiata, legata con liane ad un bastone. Ferri, una volta, ne ha persino costruita una, in occasione di una delle tante mostre che sono state dedicate allo Spirito con, appunto, la Scure. E niente di strano che Zagor la usi con incredibile abilità, riuscendo spesso a scagliarla più veloce di una pallottola. E' o non è un eroe? Ma, se scendiamo nel dettaglio, le spiegazioni si fanno più difficili: è affilata, questa benedetta scure? Taglia o non taglia? Com'è che Zagor la usa a mò di martello e subito dopo la impiega per troncare, mettiamo, una corda, neanche fosse un rasoio? Abbiate pietà: non immaginavo un simile vespaio, mettendo in mano al mio eroe un'arma così rozza! Che dirvi? Anche se nel disegno non è sempre chiaro, da un lato la scure è affilata e dall'altro è tonda...o almeno credo...Comunque una cosa è certa: la scure di Zagor è l'arma più temibile dopo la bomba atomica."IL PROBLEMA DELLE ARMISe, come abbiamo dichiarato più volte, le avventure di Zagor si svolgono ai primi dell'Ottocento, com'è possibile che vi appaiano armi automatiche molto posteriori, come Colt e Winchester a ripetizione, e addirittura mitragliatrici? Risposta di Nolitta:
"In effetti non è possibile. Se la risposta vi sembra insufficiente, bisogna fare una necessaria premessa: una volta di più, per Zagor confesso la mia scelta fantastica. A partire da pochi, pochissimi agganci reali, ho costruito un mondo totalmente irreale, dove tutto (o quasi) è permesso. D'altronde, non potevo fare altrimenti, visto che, nelle mie intenzioni, Zagor non doveva restare un semplice "western" , sia pure molto anomalo, ma spaziare in ogni campo, appunto, della fantasia, dall'horror alla fantascienza. Quindi, non dico che mi debba essere perdonata qualsiasi incongruenza (anzi, fate bene a rimproverarmi), ma insomma, tenete sempre presente che qui siamo in un "universo" in cui, dietro ogni cespuglio, possono apparire un uomo-lupo, un gigantesco robot, un extraterrestre con tanto di antenne..."FANTACICO E IL RITORNO DI HELLINGEN"Magia senza tempo", la storia a cui si fa riferimento, è stata commentata qui. "Incubi" è stato commentato qui (e nei post successivi, seguite i link).C'è un'interessante osservazione di Nolitta su Tutto Zagor n. 10 (datato Marzo 1987): un lettore gli ha chiesto:
"Ma Hellingen non potrebbe aver fatto la fine di Cico quando, in "FantaCico", il piccolo messicano fu proiettato in un altro mondo?"La risposta di Nolitta:
"Da quando ho fatto sparire lo "scienziato pazzo" in quella cabina (numero 182), penso infatti di farlo tornare proprio da lì e il "FantaCico" era una specie di "prova generale"..."Una prova generale in vista di una storia che non fu mai realizzata.
"Magia senza Tempo", lo Zagor 182 citato da Nolitta, era uscito nel 1980: quindi era da ben
sette anni che Nolitta non sceneggiava più su Zagor: in quel tempo eravamo in pieno inverno toninelliano. Tuttavia, da questa risposta, sembrava che Nolitta volesse tornare a scrivere su Zagor, magari facendo tornare Hellingen da quella maledetta cabina telefonica una buona volta. Invece, proprio l'anno dopo, nel 1988, accadrà il macello di
Incubi. Quindi Nolitta aveva abbandonato l'dea di riprendere Zagor, che aveva mostrato in quella risposta, e aveva affidato l'impresa a Sclavi. A quei tempi, Sclavi aveva realizzato alcune tra le storie migliori di Dylan Dog (per esempio, "Memorie dell'invisibile" del 1988 e "Attraverso lo specchio" del 1987). Mi chiedo come avesse trovato il tempo, Sclavi, di scrivere la lunghissima storia di "Incubi" tutto preso come era dalla sua nuova creatura. Forse, invece, è stato proprio per quel motivo che a molti lettori "Incubi" appare come un pastrocchione privo di equilibrio e di senso della misura (tipico risultato di quando un autore scrive una sceneggiatura al volo senza poi prendersi il tempo di rileggerla neanche una volta). In ogni caso, durante la pubblicazione di "Incubi", Sclavi interruppe la sua attività su Dylan Dog, che fino ad allora era stata ininterrotta. Tornerà poi a sceneggiare Dylan Dog, ma sempre in alternanza ad altri sceneggiatori. In pratica, con "Incubi", si era interrotto anche il lavoro costante di Sclavi su Dylan Dog. Che il lavoro di fare una doppia sceneggiatura l'avesse sfibrato? Resta il fatto che, se le storie di Dylan Dog di Sclavi prima di "Incubi" erano molto curate, nel periodo successivo iniziano a perdere di qualità. Insomma, "Incubi" fu un disastro per tutti e due i personaggi...
PERCHE' NON SCRIVI PIU' ZAGOR?Anni dopo, chiesero a Nolitta se voleva tornare a sceneggiare Zagor, e la risposta fu un "no" totale.
"Troppi impegni editoriali per il sottoscritto, troppe serie da curare, persone da incontrare, anche lettere come questa a cui rispondere. Una volta avevo più tempo libero e scrivere Zagor era più un divertimento che un lavoro. Adesso anche la mente è stanca e le idee non decollano." (Tutto Zagor 95)Però è da notare che, anni dopo questa dichiarazione, quando lui aveva sempre tante serie da curare, il tempo per fare una storia fiume su Mister No, prima di chiuderlo, Nolitta l'ha trovato. Quindi non si trattava di impegni, quanto, semplicemente, di volontà: Zagor non gli interessava più, tutto qui. Non è certo una colpa: ad un certo punto gli sceneggiatori si stancano, è già successo ad altre persone.
ODISSEA AMERICANAE' stata commentata qui.E' la preferita da Nolitta, perchè è ambientata su un fiume. Il suo commento:
"Voi conoscete la mia passione per i viaggi, ma i miei ricordi più intensi sono legati ai viaggi per fiume, all'immagine-sensazione di una canoa, o di un battello, che si sposta pigramente sotto la galleria verde della foresta. La corrente di un fiume è naturale, ineluttabile, come la corrente della vita che ci trascina verso il nostro destino. Dietro ogni ansa, ogni curva di fiume, c'è potenzialmente in attesa una nuova sorpresa, un'avventura, l'ignoto ricco di appassionanti misteri. Oltre a questo, "Odissea americana" mi dava modo di vendicarmi delle impegnative letture scolastiche di Omero, prendendole in giro con l'invenzione di un verseggiatore da strapazzo. La scena del vortice è un'immagine che mi rimase impressa dopo la lettura di Una discesa nel maelstrom di Edgar Allan Poe. Le piante carnivore sono un tema classico della fantascienza a fumetti e non, dall'Arboria di Flash Gordon al Giorno dei Trifidi, celebre romanzo di Wyndham. Idem per gli uomini-scimmia, che hanno per capostipiti i vigorosissimi scimmioni del Tarzan di Hogarth. I pinnacoli rocciosi che crescono e crollano mi avevano impressionato ne film di Sherwood La meteora infernale. Per la nebbia delle visioni, invece, non ricordo la fonte ispiratrice." (Tutto Zagor 93)LIBERTA' O MORTEQui la mia analisi; qui quella di Ivan.A proposito di "Liberty" Sam che era insieme ai Seminoles, Nolitta ha scritto:
"E' vero che i negri venivano adottati nelle tribù Seminole: i Seminoles stessi erano nati da un miscuglio di varie tribù indiane, e accolsero tra le loro file molti schiavi fuggiaschi dalle piantagioni degli USA e della Spagna. Questi negri, i cosiddetti "Cimarrones", divennero parte della tribù e si distinsero per coraggio in battaglia. Uno dei luogotenenti del famoso capo Osceola era negro e fu proprio lui ad ispirarmi il personaggio di Liberty Sam. (Tutto Zagor 92)"IL BUONO E IL CATTIVO - TERRE BRUCIATEQui il commento alla storia.Il commento di Nolitta:
"Scrissi quella storia perchè, all'inizio degli anni '70, io mi trovavo in viaggio in uno dei miei luoghi preferiti, il Sahara, e per la precisione nel pietroso deserto alla base dell'Hoggar. Mentre i miei compagni d'avventura preparavano la cena sul fuoco del bivacco, io, come al solito, fantasticavo. Guardavo la luna, la notte, le rocce e le montagne dalle strane forme indistinte nelle tenebre e mi divertivo a immaginare di quali avvenimenti terribili ed emozionanti avrebbe potuto essere teatro quel suggestivo paesaggio. E dove per giorni e notti non avevo visto altro segno di vita che qualche lucertola e un occasionale scorpione, ecco che la mia immaginazione vedeva sinistre creature uscire da sotto le rocce e dalle crepe del terreno! Mi misi subito a prendere appunti, e, senza badare a minuzie quali la realtà geografica, trasferii quello spunto e l'intero deserto in un'avventura di Zagor. In quanto agli strani indiani, se possono ricordare gli Hualpai di Mefisto che emergono dal terreno in una famosa storia di Tex ("La gola della morte", n. 39), a me ricordano anche i Morloks, i mostruosi subumani sotterranei del film di George Pal, "The time machine" ("L'uomo che visse nel futuro"). La verità è che qualsiasi avversario annidato in un sotterraneo, in un cunicolo o che sbuca dalla terra suscita timori atavici, come ben sanno i romanzieri dell'orrore, da Lovecraft a Barker. I miei indiani non sono, però, solo spaventosi. Fanno anche compassione per la loro crepuscolare vita di stenti e Zagor e la guida Archer si ripromettono di nascondere al mondo la loro esistenza. Perciò, devono essere ancora là, annidati nel misterioso "deserto che non c'è".LA MARCIA DELLA DISPERAZIONEQui l'analisi della storiaEcco il commento di Nolitta:
"La "Marcia della disperazione" è stata presa da Shalako, un western dei tardi anni sessanta, tratto da un romanzo di Louis L'Amour. Il film non ebbe successo, nonostante il grande cast, con un duro Sean Connery, una fantastica Brigitte Bardot, una biondissima Honor Blackman (la Pussy Galore di Goldfinger), un cattivo Stephen Boyd e il capo indiano Woody Strode. Perchè questa storia di aristocratici europei in territorio indiano non funzionò al cinema? Perchè era lenta, confusa, dispersiva, in una parola: mal raccontata. Insomma, se la scintilla veniva da Shalako, il resto ce l'ho messo io." (Tutto Zagor 94)125-128: AGLI ORDINI DELLO ZARQui il commento alla storia.A proposito di questa storia, Nolitta dice che:
"Lo spunto per la storia è stato preso da "Il mondo nelle mie braccia" interpretato da Gregory Peck e Anthony Quinn. E' un film del 1952: anche se non è un granchè, mi aveva incuriosito molto il miscuglio tra il mondo russo e quello della Frontiera americana degli anni attorno al 1850. Vi si parlava in particolare della vendita dell'Alaska agli Stati Uniti da parte della Russia, avvenuta poi nel 1867 per la misera somma di sette milioni di dollari (in pratica, due cent per acro). I primi libri che lessi sull'argomento mi hanno fatto scoprire che i russi erano arrivati davvero sulle coste del nordovest, in Alaska, appunto, e vi si erano installati con villaggi, avamposti e trading post. Ci erano arrivai anche presto, già nel settecento, impegnati a dare la caccia alle foche e trichechi che si spingevano ben oltre lo stretto d Bering. Sempre rincorrendo gli sfortunati animali, i russi erano poi scesi anche molto più a sud, lungo la costa del Pacifico, fino a fondare un fortino, Fort Ross, a soltanto sessanta miglia da San Francisco. Ai tempi di Zagor (prima metà dell'ottocento), quindi, i russi erano ancora sul territorio americano. Certo, potrete obiettare, può sembrare strano che si siano spinti fino a est, attraversando l'intero continente, ma si sa, Darkwood è il regno della fantasia!" (Tutto Zagor 139)SANDY RIVERQui il commento alla storia, di Ivan; qui il mio approfondimento.A proposito di "Sandy River", i lettori hanno chiesto a Nolitta:
"Non ti è sembrato un pò esagerato il finale, nel quale Cinzia si vendica addirittura uccidendo chi l'ha riportata tra i bianchi?" La risposta fu:
"Non credo proprio che il comportamento della protagonista della nostra storia sia esagerato. Cinzia, infatti, difende quello che ormai era il suo mondo, dove viveva in pace e serenità come moglie e come madre. E questo mondo le è stato distrutto con barbara violenza per riportarla fra gente sconosciuta e senza alcun rispetto per il suo dolore. Da lei, donna del popolo rosso, non ci si poteva aspettare, quindi, che questa violenta, istintiva reazione. Ho letto e guardato molte storie in cui avvengono dei rapimenti di donne bianche da parte degli indiani. Cito in particolare due film di John Ford: "Cavalcarono insieme" (1961) e il mio amatissimo "Sentieri selvaggi" (1956) nel quale John Wayne riporta a casa la rapita Natalie Wood. Se però in questi casi la "vittima" lascia la propria vita tra i pellerossa per tornare tra i bianchi, ciò non accade in pellicole più recenti e, in fondo, più realistiche, come ad esempio "Soldato blu" (1970) di Ralph Nelson, nel quale la rapita Candice Bergen continua orgogliosamente a sostenere la propria appartenenza al popolo Cheyenne. Ed è proprio questo l'atteggiamento tenuto dalla nostra Cinzia Bradmayer." (Tutto Zagor 141)(commento mio:)Mah. Nolitta ci può ricamare su finché vuole, ma quello resta comunque un omicidio a sangue freddo. E poi, non mi convince per nulla la faccenda delle "pellicole più realistiche" tipo "Soldato blu" che Nolitta ha citato. In "Soldato blu" gli indiani sono mitizzati, idealizzati, e i bianchi sono ridotti al livello di bruti o tizi ottusi. Non c'è nulla di "realistico" in tutto questo: si tratta solo di film di propaganda sfacciata a favore degli indiani contro i bianchi, come
"Balla coi lupi". Sono tutte storie raccontate da chi non sa niente sugli indiani veri e ci ricama sopra con le sue fantasie (sociali, di solito).
(Continua qui)QUI TUTTI I LINK SU ZAGOREdited by joe 7 - 5/5/2022, 23:24
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