Il blog di Joe7

  1. DIVINA COMMEDIA DI NAGAI E DI DANTE: INFERNO, CANTO 23

    Tags
    Divina Commedia
    By joe 7 il 19 Mar. 2022
     
    4 Comments   346 Views
    .
    INFERNO, CANTO 23 - OTTAVO CERCHIO O MALEBOLGE - SESTA BOLGIA: GLI IPOCRITI
    (primo post: qui; precedente post: qui)

    jpg
    Gli ipocriti, belli fuori e brutti dentro, sono costretti a portare delle cappe: dorate fuori, ma di piombo dentro, pesantissime, camminando lentamente per l'enorme peso, senza mai fermarsi.


    Siamo sempre nell'Ottavo Cerchio, riservato ai Fraudolenti, diviso in dieci Bolge. Dante e Virgilio procedono soli lungo l'argine della Quinta Bolgia, che è la stessa dei due Canti precedenti, quella riservata ai Barattieri. Poco fa si erano eclissati dai demoni che litigavano tra di loro, "silenziosi come frati minori", dice Dante: un termine che anticipa la scena della Bolgia successiva.

    Taciti, soli, sanza compagnia (Silenziosi e soli, senza altri insieme a noi,)
    n’andavam l’un dinanzi e l’altro dopo, (andavamo uno dietro l'altro,)
    come frati minor vanno per via. (come i frati minori che vanno per strada.)


    Dante, nel frattempo, pensa alla favola della rana e del topo: è una favola di Esopo in cui un topo chiese a una rana di aiutarlo ad attraversare un fiume. La rana accettò, ma voleva far annegare di proposito il topo e legò di nascosto una sua zampa a quella del topo. Ma il topo fu subito ghermito da un nibbio, che trascinò via anche la rana, legata al topo con la sua stessa cordicella. Non sembra esserci una gran somiglianza tra la favola e l'episodio del Canto precedente, a parte il fatto che l'inganno di Ciampolo ricorda quello della rana e che l'imbroglio finisce sì in un danno, ma non per il dannato, bensì per i diavoli. Dante pensa anche ai demoni di prima, che la beffa subita potrebbe aver reso furiosi: quindi teme che possano inseguirli per vendicarsi. Dante si sente "arricciare i peli dalla paura" (Già mi sentia tutti arricciar li peli de la paura) e manifesta a Virgilio il suo timore. Il maestro risponde che stava pensando alla stessa cosa e che aveva letto bene quella paura nella mente del discepolo. Virgilio aggiunge che potranno calarsi nella Sesta Bolgia, quella successiva, se il pendio che vi conduce non è troppo ripido. Ma non ha nemmeno finito la frase, che Dante vede i Malebranche volare verso di loro per afferrarli. Virgilio afferra subito Dante, dice il poema, "con la stessa sollecitudine con cui una madre afferra il figlioletto e lo porta fuori dalla casa in fiamme, in piena notte, pur vestendo solo una camicia", e insieme a lui si cala lungo il pendio che porta alla Sesta Bolgia, stando supino e "reggendo il discepolo sul petto con l'amore di un padre". I due giungono rapidissimi sul fondo della Sesta Bolgia, proprio nell'attimo in cui i Malebranche giungono in cima all'argine: i demoni non possono proseguire oltre, per decreto divino.

    jpg

    jpg
    "Virgilio afferra Dante con la stessa sollecitudine con cui una madre afferra il figlioletto e regge il discepolo sul petto con l'amore di un padre". Nel manga di Nagai, invece, Virgilio se ne frega di proteggere amorevolmente Dante, che va a sbattere dappertutto. Puro stile giapponese.


    Sul fondo della Sesta Bolgia, dove sono arrivati, trovano dei dannati che procedono con estrema lentezza e piangono. Hanno un aspetto incredibilmente stanco: sono gli Ipocriti. Indossano delle pesanti cappe con bassi cappucci, simili ai monaci cluniacensi. Sono dorate all'esterno e fatte di piombo all'interno, tanto pesanti che quelle di Federico II* sembrano paglia al confronto. I due poeti procedono insieme ai dannati, ma quelli sono tanto lenti che Dante e Virgilio li superano ad ogni passo. Dante invita Virgilio a osservare i dannati per trovarne qualcuno di cui lui possa riconoscere il volto o il nome. Uno di loro, che ha sentito l'accento del poeta, si rivolge a lui, esortandolo a fermare il passo. Virgilio lo invita a rallentare, in modo da adeguare il suo passo a quello dei dannati. Dante obbedisce e vede due dannati che mostrano col volto una gran voglia di affrettarsi a raggiungerlo, ma sono ritardati dalle pesanti cappe e dalla via stretta. Quando raggiungono i due poeti, i dannati scrutano a lungo Dante e osservano che sembra vivo, mentre, se lui e Virgilio sono morti, si chiedono per quale privilegio sono privi delle cappe. Quindi si rivolgono a Dante e gli chiedono chi sia: il poeta risponde di essere nato e cresciuto a Firenze e di essere effettivamente ancora vivo, poi chiede loro chi sono e qual è la pena che sono costretti a subire. Uno di loro risponde che le cappe all'interno sono di piombo, talmente pesanti da provocare in loro dolore e lacrime. I loro nomi sono rispettivamente Catalano e Loderingo, chiamati a Firenze a governare la città come magistrati. Si comportarono in modo tale che la loro opera è ancora visibile presso il Gardingo, che è il punto dove sorgevano le case fatte abbattere dai due. Dante sta per rivolgere ancora la parola ai due dannati, quando vede improvvisamente un dannato nudo e crocifisso a terra con tre chiodi, come Gesù. Quando il dannato vede Dante, inizia a storcersi tutto e a soffiare tra i peli della barba, mentre frate Catalano spiega che si tratta di Caifa, il sommo sacerdote che consigliò ai Farisei il martirio di Cristo col pretesto di giovare al popolo. Catalano spiega inoltre che Caifa è inchiodato a terra, di traverso alla via della Bolgia, per cui è inevitabile che gli altri dannati, passando, lo calpestino. Alla stessa pena è condannato anche suo suocero Anna, insieme agli altri membri del Sinedrio che condannarono Gesù. Dante nota che Virgilio è molto meravigliato di vedere Caifa, e lo osserva particolarmente stupito.

    jpg
    L'incontro con Caifa: immagine presa da Dorè.


    Virgilio chiede a Catalano di indicare loro dov'è il ponte per uscire dalla Bolgia, senza che qualcuno dei Malebranche debba venire a tirarli fuori. Il dannato risponde che tutti i ponti della bolgia degli Ipocriti, cioè questa, sono crollati alla risurrezione di Cristo: ci sono solo un mucchio di rocce crollate, che formano un pendio da scalare. Virgilio allora capisce che il diavolo Malacoda, che gli aveva detto che c'era un ponte che li avrebbe portati a questa Bolgia e poi alla prossima, gli aveva mentito. Catalano, sogghignando diabolicamente, ribatte che il diavolo ha molti vizi, soprattutto la menzogna**. Virgilio si allontana a grandi passi irritato, seguito da Dante, che si affretta a tener dietro al suo cammino.

    COMMENTO

    Questo Canto è una pausa narrativa, dopo il concitato episodio dei Malebranche. Si divide in tre parti: la fuga dei due poeti dai Malebranche, la pena degli ipocriti nella Sesta Bolgia, lo svelamento dell'inganno di Malacoda. I poeti che procedono soli e in silenzio sull'argine, in fila, sono simili a due frati: l'ambiente monastico qui è prevalente, specie per gli ipocriti. Virgilio dice che Dante è per lui un libro aperto, tanto che, se fosse uno specchio non rifletterebbe meglio la sua immagine esteriore: al contrario dunque degli ipocriti, che invece furono abili a dissimulare i loro pensieri sotto mentite spoglie. "Ipocrita" ai tempi di Dante era considerata come una parola composta dai termini greci "ypo" e "crisis", cioè "colui che sotto un'apparenza dorata cela tutt'altro". Le cappe alludono ai monaci, tra cui l'accusa di ipocrisia a fini politici era molto diffusa: non è casuale che tra i dannati Dante includa due frati gaudenti, Catalano e Loderingo, che furono chiamati da Bologna a Firenze per mettere pace tra Guelfi e Ghibellini dopo il 1266, ma finirono per diventare strumento della politica del papa e decretarono esili e confische a danno dei Ghibellini sconfitti. Particolare è la descrizione di questi dannati, che camminano in effetti insieme come tanti monaci in un convento, parlano tra loro a bassa voce e guardano bieco, in modo obliquo da sotto il cappuccio di piombo proprio come in vita non guardarono negli occhi le vittime della loro ipocrisia.
    C'è un altro gruppo di dannati della Bolgia, crocifissi e inchiodati a terra, dove tutti gli altri ipocriti, con le loro pesantissime cappe, li calpestano camminando: sono Caifa, il suocero Anna e gli altri sacerdoti del Sinedrio che condannarono a morte Gesù. Sono colpevoli di ipocrisia, in quanto consigliarono il martirio di Gesù col pretesto di giovare al popolo ebraico, mentre invece ciò giovava a loro. Anche qui è trasparente il contrappasso, visto che sono crocifissi al suolo e destinati ad essere calpestati dagli altri, mentre è molto meno chiaro il motivo dello stupore di Virgilio nel vedere Caifa, peraltro il solo ad essere mostrato.
    L'ultima parte del Canto si ricollega all'episodio dei Malebranche, con Catalano che (non senza una certa maligna ironia) rivela l'inganno a Virgilio. Poi osserva che il diavolo è ricettacolo di ogni vizio ed è padre di menzogna, come lui ha sentito dire nella sua città, Bologna: ironica è l'indicazione della «dotta» Bologna, come sede dell'Università e di famose scuole teologiche, a voler sottolineare l'ingenuità di Virgilio che si è fatto beffare dai demoni. La reazione del maestro è irosa e stizzita, mostrandocelo in una veste del tutto inedita che conclude degnamente l'episodio comico-realistico dei due canti precedenti.
    Va osservato infine che il crollo dei ponti il giorno della morte di Cristo, proprio sulla Bolgia degli ipocriti non può essere casuale, dal momento che la fossa avrebbe poi ospitato proprio i sacerdoti ebrei che quella morte avevano in qualche modo decretato, il che può essere considerata parte del loro contrappasso.

    LA "COMMEDIA" DI NAGAI

    Oltre al diverso comportamento di Virgilio indicato prima, c'è anche un'aggiunta al poema, in cui Dante dice che sarebbe morto se lo avessero buttato nella pece bollente e poi sviene al pensiero, ma Virgilio lo tira su. E' una scena assente nel poema originale:
    Dante: "Se mi avessero sprofondato in quel fossato pieno di pece, un uomo in carne e ossa come me sarebbe stato spacciato" e sviene.
    Virgilio: "Su, coraggio! Il viaggio è ancora lungo...non c'è tempo per starsene distesi a terra! Proseguiamo, forza!"
    Ma che senso ha che un vivo, come è Dante, muoia nell'Inferno? Lì si va dopo morti, non si può essere ammazzati. L'incitamento di Virgilio nel manga probabilmente fa riferimento all'incitamento che Virgilio farà a Dante nel Canto successivo. A volte Nagai mescola le situazioni.

    jpg
    Senza contare che Nagai mostra lo svenuto Dante CON LA LINGUA FUORI, manco fosse il personaggio di un manga comico! :huh:



    IL CAIFA DI DANTE E QUELLO DI NAGAI

    Caifa viene presentato da Nagai in un modo un pò diverso rispetto al poema. Presento qui la versione originale:

    l’occhio mi corse (il mio sguardo fu attirato)
    un, crucifisso in terra con tre pali. (da un dannato, crocifisso a terra e legato a tre pali.)

    Quando mi vide, tutto si distorse, (Quando quello mi vide, si contorse tutto)
    soffiando ne la barba con sospiri; ( soffiando e sospirando nella barba;)
    e ’l frate Catalan, ch’a ciò s’accorse, (e frate Catalano, che se ne accorse,)

    mi disse: «Quel confitto che tu miri, (mi disse: «Quel dannato crocifisso che osservi (Caifa))
    consigliò i Farisei che convenia (consigliò i Farisei che era preferibile)
    porre un uom per lo popolo a’ martìri. (per il popolo martirizzare un solo uomo (cioè Gesù).)

    Attraversato è, nudo, ne la via, (È posto nudo di traverso alla via,)
    come tu vedi, ed è mestier ch’el senta (come vedi, ed è necessario che senta)
    qualunque passa, come pesa, pria. (quanto pesa chiunque gli passi sopra, prima che sia arrivato dall'altra parte.)

    E a tal modo il socero si stenta (E allo stesso modo è punito in questa fossa suo suocero (Anna))
    in questa fossa, e li altri dal concilio (e tutti gli altri sacerdoti del Sinedrio)
    che fu per li Giudei mala sementa. (che con la loro decisione causarono gravi sciagure al popolo dei Giudei.)


    La "mala sementa" che l'azione di Caifa e degli altri sacerdoti ha causato al popolo ebraico allude alla distruzione del Tempio da parte dei Romani e alla diaspora, considerate dalla Chiesa medievale come la giusta punizione per il peccato di deicidio. Ora, Caifa, nel manga, si rivolge a Dante, mentre invece non dice una parola nel poema: infatti, Nagai ha saltato la presentazione dei due frati ipocriti/gaudenti, quindi ha fatto fare la presentazione di Caifa da Caifa stesso:
    Caifa: "Aah...ascoltami, ti prego! La mia colpa è stata quella di aizzare con le mie parole gli altri contro Colui che è senza peccato, facendolo condannare! E questa è la punizione per aver istigato la folla! Ed è come dici tu (fa riferimento al fatto che Dante aveva osservato che tutti gli ipocriti gli cammineranno sopra), ogni volta che passano di qui inciampano nel mio corpo e mi calpestano...è questa la mia condanna per essermi servito del popolo ingannandolo! Aiutami, ti prego! Ah! Arrivano! Aiutami! Ti supplico, non te ne andare! Aspetta!"
    Nagai/Caifa si riferisce a Gesù come "Colui che è senza peccato" senza fare riferimento alla sua divinità. Inoltre non fa nessun riferimento a Israele nè ai Giudei, parlando solo di un generico "popolo". Poi chiede a Dante di aiutarlo, cosa che ovviamente nel poema non c'è. L'ipocrisia di Caifa (e degli altri) era stata quella di condannare un uomo come colpevole, ben sapendo che era giusto.

    -------------------------------------------------
    * Si dice che Federico II di Svevia punisse i colpevoli di lesa maestà rivestendoli di una cappa di piombo e ponendoli poi in una caldaia sul fuoco.

    ** qui Catalano cita il Vangelo di Giovanni, ottavo capitolo, versetto 44: "quia mendax est et pater eius [mendacii]": cioè «perché (il diavolo) è mendace e padre della menzogna». "Mendace" viene dal latino "mendax", cioè "che ha difetti", e, per restrizione di significato, "bugiardo".

    BIBLIOGRAFIA

    https://divinacommedia.weebly.com/inferno-canto-xxiii.html

    (Continua qui)

    QUI TUTTI I LINK SULL'ANALISI SU DANTE

    Edited by joe 7 - 26/3/2022, 15:07
      Share  
     
    .

Comments
  1. view post
     
    .
    Avatar

    Member

    Group
    Member
    Posts
    483

    Status
    Offline
    Da piccolo pensai che gli ipocriti avessero avuto la pena più lieve, probabilmente per l'assenza di dolore fisico.
    Ma tutte le pene infernali sono insopportabili da sostenere.
    La scena di dante con la lingua di fuori potrebbe essere uno di quegli stacchetti comici che di solito ci sono in anime e manga seri.
    Forse Nagai ha voluto far parlare Caifa perché era un personaggio più "famoso" rispetto agli ipocriti precedenti, senza contare il suo collegamento diretto al girone.
     
    Top
    .
  2. view post
     
    .
    Avatar

    Senior Member

    Group
    Administrator
    Posts
    13,428

    Status
    Anonymous
    CITAZIONE (Andrea Micky1 @ 19/3/2022, 16:47) 
    Da piccolo pensai che gli ipocriti avessero avuto la pena più lieve, probabilmente per l'assenza di dolore fisico.
    Ma tutte le pene infernali sono insopportabili da sostenere.

    Tu hai letto la Divina Commedia da piccolo? A scuola? Sei stato davvero fortunato, sul serio. Adesso non la leggono neanche a scuola. Devi leggerla per conto tuo, oggi. A scuola al giorno d'oggi non ti insegnano niente. Ma NIENTE, sul serio. Serve solo come parcheggio bambini perditempo. E' già un miracolo se sanno scrivere qualcosa o fare (forse) i conti: hanno la stessa cultura dell'ultimo dei muratori. Ma se questo va bene a tutti, non dico più niente. =_=

    CITAZIONE (Andrea Micky1 @ 19/3/2022, 16:47) 
    La scena di dante con la lingua di fuori potrebbe essere uno di quegli stacchetti comici che di solito ci sono in anime e manga seri.
    Forse Nagai ha voluto far parlare Caifa perché era un personaggio più "famoso" rispetto agli ipocriti precedenti, senza contare il suo collegamento diretto al girone.

    Il discorso di Caifa nel manga riassume più o meno quello che il poeta dice su di lui: ma i personaggi famosi in genere nel poema non parlano con Dante. Di solito sono i contemporanei del suo tempo, tipo Farinata, che parlano con lui.

    Riguardo alla scenetta comica della lingua di fuori, anch'io l'ho pensata come uno di quegli stacchetti comici tipici del manga: ma è veramente fuori posto lo stesso.
     
    Top
    .
  3. view post
     
    .
    Avatar

    Member

    Group
    Member
    Posts
    483

    Status
    Offline
    A 9 anni mio zio mi regalò la versione ridotta (la stessa da cui hai preso l'immagine di Capaneo) della Divina Commedia e da allora mi ci sono appassionato.
    Il testo vero e proprio lo studia un po' in terza superiore, ma poi smettemmo al canto di Capaeno.
     
    Top
    .
  4. view post
     
    .
    Avatar

    Senior Member

    Group
    Administrator
    Posts
    13,428

    Status
    Anonymous
    CITAZIONE (Andrea Micky1 @ 19/3/2022, 17:42) 
    A 9 anni mio zio mi regalò la versione ridotta (la stessa da cui hai preso l'immagine di Capaneo) della Divina Commedia e da allora mi ci sono appassionato.
    Il testo vero e proprio lo studia un po' in terza superiore, ma poi smettemmo al canto di Capaeno.

    Credo che tu ti riferisca al libro illustrato della Divina Commedia della Dami Editore: è molto bello, ce l'ho anch'io. E' stato bravo tuo zio a regalartelo! ^_^

    Purtroppo, quando si faceva la Divina Commedia a scuola, si faceva sempre e solo l'Inferno. Al massimo una o due terzine di Purgatorio e di Paradiso. Per questo si sono fermati a Capaneo. Una volta si studiava invece tutta la Divina Commedia, ma si tratta di eoni fa.
     
    Top
    .