Il blog di Joe7

  1. DIVINA COMMEDIA DI NAGAI E DI DANTE: INFERNO, CANTO 29

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    Divina Commedia
    By joe 7 il 7 May 2022
     
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    INFERNO, CANTO 29 - OTTAVO CERCHIO O MALEBOLGE
    DECIMA BOLGIA: FALSARI

    (primo post: qui; precedente post: qui)

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    I falsari sono condannati ad un eterno prurito.


    IL PARENTE DI DANTE, GERI DEL BELLO

    Siamo nell'Ottavo Cerchio dell'Inferno, detto Malebolge, riservato ai Fraudolenti; il Cerchio è diviso in Dieci Bolge, o fosse, ciascuna con un tipo particolare di peccatore fraudolento. Mentre Dante e Virgilio si stanno dirigendo verso la Decima (e ultima) Bolgia, riservata ai Falsari, la visione della Bolgia precedente, riservata ai Seminatori di discordie, ha commosso Dante fino alle lacrime e Virgilio lo rimprovera. Dante si scusa, dicendo che tra i seminatori di discordie avrebbe dovuto esserci un suo parente, Geri del Bello. Virgilio gli dice allora che, mentre Dante stava parlando con Bertran de Born, Geri del Bello lo aveva indicato minacciosamente col dito, perchè non aveva vendicato la sua morte violenta. Per questo se n'era andato senza rivolgergli la parola. E Virgilio conclude dicendo:

    (...) "Non si franga ("Il tuo pensiero non si tormenti)
    lo tuo pensier da qui innanzi sovr’ello. (d'ora in avanti, su di lui.)
    Attendi ad altro, ed ei là si rimanga" (Pensa ad altro, e quello rimanga dov'è")

    riaffermando così che chi è nell'Inferno semplicemente si merita la pena che riceve, senza che sia degno di alcuna compassione. Anche perchè lo stesso dannato vuole restare lì dov'è.

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    FALSARI DI METALLI (ALCHIMISTI)

    I due poeti scendono sull'argine e da lì Dante può vedere il fondo della Decima Bolgia, dove sono puniti i falsari di metalli, detti Alchimisti. I falsari qui sono divisi in quattro tipologie principali:
    - falsari di metalli (alchimisti: in questo canto si parlerà solo di loro; nel successivo compariranno gli altri)
    - falsari di persone
    - falsari di monete
    - falsari di parola
    Quando i due poeti sono arrivati sul ponte della Decima Bolgia, Dante sente provenire dal basso dei lamenti così penosi da doversi tappare le orecchie. Per fare un confronto, se si mettessero insieme tutti i malati dagli ospedali della Valdichiana, di Maremma e della Sardegna che ci sono tra Luglio e Settembre1, si avrebbe un'idea dello spettacolo e del puzzo di membra in cancrena che fuoriesce dalla Bolgia. Dante insiste con un altro confronto, parlando della pestilenza di Egina, quando l'intera popolazione fu sterminata e il paese fu ripopolato con le formiche2. I dannati languono, preda di varie malattie, appoggiati sul ventre e sulle spalle l'uno dell'altro, formando così vari mucchi informi di corpi puzzolenti. Alcuni sono sdraiati e altri avanzano carponi. I due poeti procedono e osservano in silenzio i dannati, che non si possono muovere. Dante vede in particolare due dannati che siedono appoggiati l'uno all'altro, tutti coperti di croste e di scabbia; si grattano con violenza per il tremendo prurito. Dante fa il paragone con uno stalliere che striglia con forza un cavallo. E il modo con cui si levano via le croste ricorda a Dante un coltello che toglie le squame a una scardova (una specie di pesce)3.

    LA STRAMPALATA STORIA DI UN ALCHIMISTA CHE FACEVA FINTA DI VOLARE E FU BRUCIATO VIVO

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    La storia di Griffolino d'Arezzo è una delle più ridicole mai raccontate nella Divina Commedia. Esprime però la crudele superficialità dei Senesi (Arezzo era in provincia di Siena) e di tutti quelli che vivono in quel modo.


    Virgilio si rivolge a uno dei dannati e gli chiede se fra i compagni di pena ci siano degli italiani, augurandogli, tra l'altro, che le unghie gli bastino per l'eternità a grattarsi. Il dannato risponde che sia lui che il compagno sono italiani, chiedendo a sua volta al poeta chi sia lui. Virgilio spiega che sta guidando Dante, ancora vivo, attraverso l'Inferno, e a quel punto i due dannati si staccano l'uno dall'altro e fissano Dante stralunati. Virgilio invita il discepolo a rivolgersi ai due: Dante chiede loro chi siano, affinché possa portare loro notizie sulla Terra. Uno dei due si presenta come Griffolino d'Arezzo. Fu condannato al rogo da un nobile di Siena, con poca testa e molta crudeltà: Albero da Siena. Infatti, scherzando, Griffolino gli aveva detto di saper volare. Allora Albero da Siena gli aveva ordinato di fargli vedere il suo volo. Poiché non ci era riuscito, Albero da Siena aveva chiesto al vescovo della città di bruciarlo come eretico. All'inferno, però, Minosse mandò Griffolino alla Decima Bolgia, perchè aveva praticato appunto l'alchimia.

    CAPOCCHIO DA SIENA E I SUOI "FALSI INNOCENTI"

    Dante prende spunto dal racconto di Griffolino, piuttosto stupido, dicendo a Virgilio che i Senesi sono un popolo di incredibile vanità, maggiore persino di quella dei Francesi. L'altro dannato che è con Griffolino, Capocchio da Siena, anche lui ovviamente alchimista, dice ironicamente che tra gli abitanti di Siena dovrebbero essere salvati alcuni personaggi, come Stricca dei Salimbeni, che si diede a spese pazze, e suo fratello Niccolò dei Salimbeni, che introdusse in cucina l'uso dei chiodi di garofano, e pure tutta la "brigata spendereccia", di cui fecero parte Caccianemico degli Scialenghi e Bartolomeo dei Folcacchieri detto l'Abbagliato. Una sfilza di nomi di persone dichiarate con ironia "innocenti", mentre invece sono colpevoli di prodigalità e scialo.

    PERCHE' L'ALCHIMIA (E IN GENERE I FALSARI) E' PUNITA COSI' SEVERAMENTE?

    Come mai gli alchimisti e i falsari sono puniti così severamente? L'Inferno dantesco è progressivo: mano a mano che si scende, la colpa è sempre più grave e punita in un modo sempre più atroce. Ora siamo arrivati all'ultima fossa/bolgia delle Malebolge, e, inaspettatamente, è riservata ai falsari. Che a prima vista non sembrano dei peccatori così gravi. Il punto è che non si capisce subito cosa vuole dire Dante con questa collocazione: bisogna fermarsi a riflettere un momento. La colpa dei “falsari” in generale, e degli alchimisti in particolare, sta nella presunzione da parte dell’uomo di credersi padrone della natura e della realtà, nell’illusione di poterla manipolare e dominare come se fosse stata creata da lui e non fosse invece di origine divina, comprendente e trascendente l’uomo stesso, e quindi con le sue leggi da rispettare. Dio è Creatore: ma, con la falsità, l'uomo modifica la creazione per i suoi scopi, senza rispettare il disegno divino. Faccio qualche esempio per spiegarmi meglio: le manipolazioni genetiche in cui si fa una selezione del DNA delle persone per far nascere chi si vuole eliminando le altre (concepimento in provetta e fecondazione artificiale), la clonazione, la creazione di virus artificiali come il Covid, la creazione di armi letali come la bomba atomica, l'aborto, le sperimentazioni, l'eliminazione delle persone inutili e improduttive, il creare una nuova società secondo i dogmi comunisti o massonici, e altre cose simili. Si tratta di violenze sulla realtà che non si basano sulla scienza, ma sulla falsità, considerando il mondo come qualcosa di cui tu ti reputi padrone assoluto e non invece l'amministratore, che alla fine dovrà rendere conto a Chi lo ha mandato a vivere nel mondo. L'alchimista, con la sua mancanza di rispetto per la realtà, preannuncia i futuri orrori che Dante presagiva.

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    Per quanto riguarda i falsari di persone (ingannare gli altri per i loro scopi modificando la propria realtà), i falsari di monete (ingannano falsando i rapporti umani basati sugli accordi reciproci, creando una realtà falsa) i falsari di parola (che creano delle realtà fittizie con le loro parole distruggendo la vita degli altri con le loro accuse e inganni) manipolano la realtà in modo ancora più profondo, cambiando non solo la realtà attorno a loro, ma anche loro stessi. Una cosa sempre attuale: per esempio, spesso i giornalisti sono colpevoli di questa manipolazione della realtà. E' la quintessenza del comportarsi in modo fraudolento, che è il tema dell'intero girone: la falsità qui è identificata con la propria vita e col mondo in cui si vive. Se prima, nelle precedenti Bolge, c'erano state persone che ingannavano in parte (adulatori, simoniaci, ladri, seminatori di discordie eccetera), qui l'inganno è totale, assoluto: tutta la stessa persona e la realtà in cui vive è solo menzogna. Ecco perchè Dante la punisce così severamente.

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    Se vivi la menzogna, diventi menzogna.


    L’orribile “scabbia” dalla quale sono tormentati i falsari è il segno esteriore della loro disumanizzazione: la loro pelle desquamata li fa assomigliare a dei pesci, non più a degli uomini (ricordate il riferimento al pesce che ha fatto Dante prima), oppure a degli oggetti impotenti mossi da mani esterne che li grattano, mostrando in maniera esemplare il totale abbattimento del loro orgoglio: coloro che manipolavano tutto, vengono ora manipolati come oggetti, oppressi dalla malattia (il massimo dell'impotenza). Quel loro potere, che prima era assoluto e che usavano su se stessi e sulla realtà, ora non c'è più: sono privi di ogni potere persino sui loro stessi corpi. Gli alchimisti (come pure gli altri) avevano coltivato l’illusione superba di poter dominare tutta la natura e le sue leggi: e per "natura" non intendo "gli alberi e gli animali da rispettare" come dice uno sciatto ecologismo moderno. Parlo dell'ordine divino, di quello che Dio ha stabilito e che va rispettato. Non si gioca con la vita, col DNA, con le persone, con l'ordine sociale, con le relazioni umane e così via. Vanno rispettati perchè creati di Dio, e non vanno alterati nè uccisi. L'embrione è una persona e non va abortito, i rapporti umani non vanno alterati, e altre cose simili. Questo è l'ordine di Dio da rispettare, non gli alberi e gli animali, che semmai vengono dopo.

    Dante, al contrario dei falsari e alchimisti, si muove in sintonia coi disegni divini, ed è la sua libera accettazione di questi disegni a renderlo tanto diverso da loro. Già nella decisione di rivolgersi ad essi e di farli parlare, il poeta si dimostra superiore alla loro sciocca presunzione, perché si affida con umiltà alla propria guida, cioè a Virgilio, il “buon maestro” e, implicitamente, a Dio. L’affermazione della propria individualità, nel personaggio esemplare di Dante, passa insomma attraverso l’accettazione della volontà divina, o più semplicemente della forza della realtà, di cui si fa latore qui Virgilio. Questa accettazione della volontà divina è caratterizzata da un’umiltà che mette al riparo dalla tentazione dell’onnipotenza degli alchimisti e dei falsari e assicura l’armonia con le leggi dell’universo, cioè le leggi divine. Il valore di questo risalta tanto più nettamente se messo a contrasto col peccato degli alchimisti e falsari, che furono così ciechi da considerarsi addirittura padroni della natura, degli altri e di se stessi. In tempi infernali quali quelli che noi viviamo ora, in cui in Italia, nella Chiesa e nel mondo siamo dominati da dei pazzi, malati di superbia, che si credono onnipotenti e modificano la realtà come vogliono, la lezione di Dante contro questo delirio di onnipotenza a favore di un umile buon senso e del realistico riconoscimento dei limiti umani è più che mai attuale.

    IL DANTE DI NAGAI

    Nel manga, Virgilio e Dante parlano del parente dannato di Dante, senza però che si faccia cenno del suo comportamento di stizza verso Dante. Comunque, Virgilio afferma anche qui che la compassione di Dante è inutile, visti che i dannati stessi hanno scelto da loro questa fine. Nagai aggiunge un momento non presente nel poema, in cui Dante evoca Beatrice, chiamata da lui "il suo angelo", perchè gli dia coraggio. Ma questo non avviene in nessuna parte della Commedia originale. Virgilio spiega a Dante la punizione dei falsari in un modo ancora più dettagliato rispetto al poema. Nagai fa anche un errore: presenta Griffolino e Capocchio come "falsari di monete", mentre invece sono alchimisti.

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    Il Dante di Nagai evoca Beatrice in suo aiuto.



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    1 La Valdichiana, la Maremma e la Sardegna a quei tempi erano zone paludose, dove la malaria era endemica: e il periodo estivo era proprio quello di maggior virulenza del male.

    2 Pestilenza di Egina Dalle Metamorfosi di Ovidio: Giunone, per la gelosia verso Egina, la ninfa amata da Giove, che aveva dato nome all'isola, mandò una terribile pestilenza in quel luogo, dove sopravvisse solo il re Eaco, che ottenne da Giove di ripopolare il paese, trasformando le formiche dell'isola in uomini, che furono poi chiamati Mirmidoni (in greco, "formiconi"). I mirmidoni sono citati anche da Omero nell'Iliade: erano i soldati agli ordini di Achille, la cui obbedienza era assoluta ai limiti dell'umano, in maniera molto fredda e crudele, proprio a dimostrare la loro natura di "ex formiche" (erano anche rivestiti di armature nere, che richiamavano appunto le formiche).

    3 Scardova: termine antico di scardola, un pesce d'acqua dolce con grosse scaglie dai riflessi argentei. Quindi un coltello che toglie quelle squame sviluppate, come descritto da Dante, fa un'azione molto vistosa.

    Scardola



    BIBLIOGRAFIA

    https://divinacommedia.weebly.com/inferno-canto-xxix.html

    (Continua qui)

    QUI TUTTI I LINK SULL'ANALISI SU DANTE

    Edited by joe 7 - 14/5/2022, 17:17
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    Dante ne voleva dire di cose con la sua opera.
    Comunque, l'insegnamento che dobbiamo trarne é la prova dell'esistenza di Dio, perché solo Lui poteva creare leggi giuste ed immutabili.
     
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    CITAZIONE (Andrea Micky1 @ 7/5/2022, 20:09) 
    Dante ne voleva dire di cose con la sua opera.
    Comunque, l'insegnamento che dobbiamo trarne é la prova dell'esistenza di Dio, perché solo Lui poteva creare leggi giuste ed immutabili.

    Non so se quello che dici sia una prova dell'esistenza di Dio, comunque è una buona motivazione.

    L'esistenza di Dio è dimostrabile attraverso la ragione: per esempio, attraverso le "cinque vie" di San Tommaso d'Aquino, che sono le prove più classiche della Sua esistenza, analizzabili dal punto di vista puramente razionale e senza che sia necessaria alcuna adesione alla fede cristiana. Voglio dire che sono comprensibili per ogni persona razionale, qualunque sia la sua fede o il suo ateismo.

    Ma credere all'esistenza di Dio non basta. Se è per questo, anche i diavoli credono che Dio esiste. Quello che conta è abbandonarsi a Lui con fiducia. Se no, credere alla Sua esistenza e basta non significa nulla.
     
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