Il blog di Joe7

  1. DIVINA COMMEDIA DI NAGAI E DI DANTE: INFERNO, CANTO 28

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    Divina Commedia
    By joe 7 il 30 April 2022
     
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    INFERNO, CANTO 28 - OTTAVO CERCHIO O MALEBOLGE
    NONA BOLGIA: SEMINATORI DI DISCORDIE

    (primo post: qui; precedente post: qui)

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    I dannati qui vengono tagliati in continuazione dai demoni a colpi di spada.


    Virgilio e Dante sono sempre nell'Ottavo Cerchio dell'Inferno, riservato ai Fraudolenti: sono appena arrivati alla Nona Bolgia (la penultima delle Dieci Bolge, o fosse), riservata ai Seminatori di discordie. E Dante dice che lo spettacolo della Bolgia che ha visto è così orrendo e truculento, pieno di sangue, arti mozzati, membra tagliate a pezzi ed orrori simili, che non c'è scena di guerra, per quanto grande, che possa reggerne il confronto. I diavoli, con delle spade, tagliano a piacere i dannati, provocando loro delle ferite spaventose e mortali, che però non provocano mai la morte e si rimarginano lentamente. Ma, appena guariscono, vengono tagliati di nuovo. E' la legge del contrappasso: coloro che hanno provocato divisione e discordie nella vita, saranno sempre divisi in continuazione in questo modo all'Inferno. Tra le battaglie che Dante cita, ci sono quelle combattute nell'Italia meridionale, che Dante chiama genericamente Puglia. In particolare, cita la terribile disfatta romana di Canne, in cui i Romani persero contro Cartagine, rappresentata da Annibale. In quella spaventosa sconfitta, che fu un vero e proprio carnaio, Tito Livio, lo storico romano, narra che i Cartaginesi, con gli anelli tolti ai cadaveri romani, fecero un mucchio enorme. Da qui la citazione di Dante:

    per li Troiani e per la lunga guerra (per i Romani - chiamati qui Troiani, perchè discendenti di Enea - e per la lunga guerra (di Canne)
    che de l’anella fé sì alte spoglie, (che produsse un gran bottino di anelli ("alto": come dire un mucchio di anelli molto alto)
    come Livio scrive, che non erra, (come scrive Livio che non sbaglia,)

    Per fare altri confronti con guerre truculente, Dante cita anche le guerre combattute dal condottiero Roberto il Guiscardo contro i musulmani, che tenevano in mano la Sicilia, diventata la base per le loro scorrerie, e i Bizantini, cristiani ortodossi che minacciavano la cattolica Roma e che erano stanziati grossomodo in Puglia e nel Sud Italia.

    MAOMETTO SECONDO DANTE

    Priamo-della-Quercia-illustrazione-del-Canto-XXVIII-particolare


    Dante vede un dannato che avanza ed è tagliato dal mento sino al basso ventre, e le sue interiora gli pendono tra le gambe: una visione orrenda. Il dannato si apre addirittura il petto con le mani e lo invita a guardare bene (proprio quello che non vorrebbe fare!). Si presenta come Maometto, il fondatore dell'Islam, e indica il dannato che lo precede come il suo genero Alì (che sposò la figlia di Maometto, Fatima, e continuò lo sviluppo dell'espansione musulmana), che è tagliato dal mento alla fronte. Maometto, dopo aver spiegato a Dante la pena riservata ai dannati della Bolgia, gli chiede chi sia lui e perché indugi sul ponte, invece di sottomettersi alla pena come tutti. Virgilio gli risponde al suo posto e spiega che Dante è vivo e non è un dannato, mentre lui ha il compito di guidarlo all'Inferno per mostrargli le pene dei peccatori. Alle parole di Virgilio, gli spiriti si fermano stupefatti: lo stesso Maometto è sorpreso e rivolge al poeta una profezia riguardo a Fra Dolcino: gli dice di ammonirlo a procurarsi molti viveri, se non vorrà che la neve lo costringa ad arrendersi ai Novaresi che lo assedieranno. Il dannato ha detto queste parole tenendo il piede sospeso in aria (ancora adesso gli studiosi di Dante si chiedono il perchè di quel gesto), quindi lo posa a terra e prosegue il suo cammino. Per prima cosa, è strano che Dante metta in bocca a Maometto un riferimento a Fra Dolcino, che era sì un eretico, ma non un musulmano. Comunque, l'Islam è connesso col Cristianesimo e l'Ebraismo, considerandosi però superiore alla tradizione cristiana ed ebraica, che Maometto considerava superata. Infatti, l'Islam è visto dai musulmani come una specie di "Nuovissimo Testamento", rifiutando però la divinità di Gesù e la Trinità e unità di Dio.

    "FRA" DOLCINO, ERETICO E DELINQUENTE

    Dolcino


    Riguardo a Frate Dolcino - che non era un frate, ma un laico - era un eresiarca, cioè un propugnatore di eresie (ogni eresia ha un eresiarca, cioè una persona che sostiene e diffonde le eresie: tipo Lutero). Un eretico "sceglie" certe verità cristiane e ne rifiuta altre: infatti "eresia" significa "scegliere". Oltre a questo, Dolcino proponeva una povertà assoluta, che però voleva imporre agli altri con la violenza. Infatti, occupò militarmente la Valsesia (un'area a nord del Piemonte, dalle parti di Vercelli) e, grazie al sostegno dei nobili (favorevoli alle idee dolciniane, che permettevano loro di privare la Chiesa dei suoi territori e annetterli, diventando ancora più ricchi), ne fece una sorta di territorio franco, dove realizzare la sua comunità ideale, imponendola con la forza ai valsesiani, costretti a vivere da "poveri dolciniani". Senza contare le continue razzie degli stessi dolciniani nei territori vicini, per procurarsi il cibo che non potevano ovviamente avere, nè coltivare, nella loro "povertà assoluta". Nella povertà assoluta secondo Dolcino, senza lavoro e con solo preghiera, semplicemente si muore di fame. Diventarono così un pericolo pubblico: inoltre, erano anche colpevoli di persecuzione nei confronti degli abitanti della Val Sesia, costretti a comportarsi da "dolciniani". La Chiesa, che a quei tempi doveva gestire anche le cose pubbliche, instituì la Crociata contro i Dolciniani, che si trasformò in un assedio, effettuato anche dai "novaresi" citati da Maometto. La guerra contro Dolcino si concluse con la sua disfatta. Dolcino e i suoi furono condannati non solo come eretici, ma anche come banditi, che effettivamente erano. Nei giorni nostri, Dolcino fu idealizzato dalla sinistra di Dario Fo e Umberto Eco come "precursore del socialismo".

    PIER DA MEDICINA, IL DANNATO CHE AVVISA DEI TIRANNI

    Malatestino


    Successivamente, dopo Maometto, si avvicina un altro dannato con la gola squarciata, il naso mozzato e un solo orecchio (roba da film splatter), che, dopo aver osservato Dante, emette la voce attraverso la ferita nel collo. Si rivolge al poeta dicendo di averlo conosciuto in Terra, e si presenta come Pier da Medicina, originario della Pianura Padana (Medicina è un paese della provincia di Bologna). Su di lui ne sappiamo poco: sembra che seminò delle divisioni politiche. Poi dice a Dante di avvisare due persone importanti, ma a noi sconosciute: Guido del Cassero e Angiolello del Carignano, che rischiano di essere assassinati con un inganno dallo spietato tiranno di Rimini, il condottiero Malatestino, che, nonostante il nome buffo, evidentemente faceva poco ridere. Infatti sembra che ucciderà poi i due facendoli annegare in sacchi piombati (non se ne sa la motivazione). Non è chiaro perchè questo dannato si fosse sentito in dovere di far avvisare questi due sconosciuti: la Commedia non è interamente comprensibile, perchè ci sono dei riferimenti locali che solo Dante conosceva allora, e che è difficile ricostruire oggi.

    CURIONE, LA LINGUALUNGA

    Poi Dante chiede a Pier da Medicina chi sia il dannato accanto a lui: come risposta, Pier da Medicina afferra il dannato per la mascella e gli fa aprire la bocca, mostrando una lingua tagliata. Si tratta di Curione, un personaggio citato dal poeta latino Lucano, che nella sua Pharsalia (detta anche Bellum Civile) lo indica come colui che aveva spronato Cesare a varcare il Rubicone e a dare così inizio alla guerra civile con Pompeo. Questo sembra contraddittorio col giudizio positivo che Dante dà di Cesare: ma questo non esclude la condanna dell'atto di Curione, che agì per rancore e non certo per il bene di Roma o del futuro Impero.

    MOSCA DEI LAMBERTI, COLUI CHE PROVOCO' IL CONFLITTO TRA GUELFI E GHIBELLINI

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    Si avvicina un altro dannato, che alza i moncherini delle mani mozzate, da cui il sangue ricade sul volto, presentandosi come Mosca dei Lamberti. La sua colpa fu di aver suggerito un'uccisione che scatenò l'inizio della faida tra Guelfi e Ghibellini a Firenze: uno scontro così feroce che portò persino all'estinzione della sua stessa famiglia, i Lamberti. E Dante, facendogli ricordare di aver provocato anche la fine della sua famiglia, lo fa scappare via come un'anima in pena e fuori di sè. Famosa è stata la sentenza di Mosca dei Lamberti, che provocò l'inizio del conflitto: "cosa fatta, capo ha": cioè, ormai la frittata è fatta e nessuno la può cambiare. Ma lui lo disse in riferimento all'offesa ormai fatta, da dover vendicare per forza uccidendo la persona responsabile. Cosa che appunto provocherà l'enorme conflitto.

    BERTRAN DE BORN, IL POETA DECAPITATO

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    Dante osserva un dannato che avanza, privo della testa, che però tiene in mano per i capelli come se fosse una lanterna. La testa guarda i due poeti e si lamenta. Alza il braccio con la testa e dice a Dante di osservare la sua pena, maggiore di qualunque altra. Si presenta come Bertran De Born ("Bertram del Bornio" nel poema), che, coi suoi poemi, seminò discordia tra il re d'Inghilterra, Enrico II, e suo figlio, il giovane re Enrico III. La sua azione è paragonabile, dice Dante, a quella di Achitofel, il consigliere di corte dell'Antico Testamento, che mise Assalonne in conflitto col padre, il re Davide. Curiosamente, è Bertran De Born l'unico in tutta la Commedia che parla della famosa "legge del contrappasso", in cui tutto quello che il dannato fa di male, quando era in vita, si riversa su di lui all'Inferno.

    LA DIVINA COMMEDIA DI NAGAI

    In questa Bolgia, Nagai presenta solo Bertran De Born, raccontando con parole sue il suo stato e il motivo per cui è lì. Maometto e gli altri non ci sono. Gli squartamenti a colpi di spada sono mostrati con dovizia di particolari da Nagai, mentre Virgilio spiega a Dante quello che succede lì. La cosa curiosa è che Virgilio parla di "eretici", che, a dire il vero, dovrebbero essere nel cerchio degli Eresiarchi, e non qui, nella bolgia dei seminatori di discordie. Il punto è che lo stesso Maometto nel poema dice che Dolcino, l'eresiarca, rischia di finire nella nona bolgia: forse per via degli scontri e conflitti che Dolcino ha provocato occupando paesi, territori e persone che non era suo diritto fare. In ogni caso, Nagai fa vedere molte persone a fette e presenta diverse immagini prese sempre da Gustave Dorè.

    BIBLIOGRAFIA

    https://divinacommedia.weebly.com/inferno-canto-xxviii.html

    (Continua qui)

    QUI TUTTI I LINK SULL'ANALISI SU DANTE

    Edited by joe 7 - 7/5/2022, 17:04
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    Nel mio libro delle superiori c'era scritto che Maometto era un cardinale scomunicato e quindi era visto come un cristiano scismatico, anziché il fondatore di una nuova religione.
    Strano che nessuno si sia lamentato della sua presenza fra i dannati.
    Essendo l'autore di Devilman, Nagai sarà andato a nozze con le scene splatter di questo canto.
     
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    CITAZIONE (Andrea Micky1 @ 30/4/2022, 18:45) 
    Nel mio libro delle superiori c'era scritto che Maometto era un cardinale scomunicato e quindi era visto come un cristiano scismatico, anziché il fondatore di una nuova religione.
    Strano che nessuno si sia lamentato della sua presenza fra i dannati.
    Essendo l'autore di Devilman, Nagai sarà andato a nozze con le scene splatter di questo canto.

    Uh, puoi scommetterci: Nagai ha fatto una dovizia di arti mozzati, corpi smembrati e altre piacevolezze. Siccome Maometto, con la religione musulmana, mostrava un "cristianesimo" con Cristo visto solo come profeta e non come Figlio di Dio, Dante non lo aveva visto come il fondatore di un'eresia. Per questo, credo, non è stato messo nel girone degli eresiarchi. Infatti, gli eretici riconoscono comunque Gesù come Figlio di Dio, magari con qualche distinzione (è troppo lungo spiegare qui quali sono queste distinzioni): rifiutano però delle verità cristiane, come il battesimo, la comunione, eccetera. Ma, se uno non riconosce Gesù come Figlio di Dio, non è un eretico, ma semplicemente non è cristiano. Può essere un ateo, un agnostico, uno di un'altra religione. Ma non certo un eretico. E ovviamente Maometto non era un cardinale scomunicato, nè un cristiano scismatico, non lo dice neanche Dante...non so come sia venuta fuori questa storia, che non ha senso. Forse l'hanno fatto per la strana associazione tra Maometto e Fra Dolcino, citato da lui. Ma si tratta di un contesto guerresco, tipico delle "divisioni" di cui parla il girone dantesco: infatti, Maometto parla dell'assedio subito da Fra Dolcino, non della sua dottrina. E l'Islam è sempre stata una religione guerresca, di conquista, che quindi provoca sempre "divisioni". Anche all'interno dell'Islam stesso: gli scontri tra musulmani sciiti e sunniti sono costanti persino oggi. Forse è per questo che Dante lo ha messo lì.
     
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