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  1. DIVINA COMMEDIA DI NAGAI E DI DANTE: PURGATORIO, CANTO 29

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    Divina Commedia
    By joe 7 il 15 April 2023
     
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    PURGATORIO CANTO 29 - EDEN: LE VISIONI APOCALITTICHE
    (primo post: qui; precedente post: qui)

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    Gli anziani incoronati che Dante osserva: rappresentano i libri della Bibbia.


    IL MISTERIOSO LAMPO

    Siamo sempre nell'Eden, cioè il Paradiso Terrestre in cima al Purgatorio. Matelda, la donna incontrata da Dante, canta come una donna innamorata: "Beati quorum tecta sunt peccata!" cioè: "Beati coloro i cui peccati sono stati perdonati"1. Poi inizia a risalire lentamente il corso del fiume Lete, andando verso la sua sorgente, simile alle antiche ninfe del bosco, che giravano sole per le foreste, con passo lento: Dante, che è alla sponda opposta del fiume, la segue, adeguandosi alla sua lenta andatura. Dopo aver fatto meno di cento passi, il fiume gira verso est ("levante"): i due continuano il loro cammino, ma per poco: ad un tratto, Matelda si volta completamente verso Dante e gli dice di guardare e ascoltare con attenzione quello che accadrà. Improvvisamente, un fulgore di luce invade tutta la foresta e Dante, per un attimo, pensa che sia un lampo. Ma il lampo appare e scompare in un attimo, mentre questa luce non termina, ma persiste nel tempo. Dante quindi si chiede di che cosa si tratti, quando una dolcissima melodia si diffonde nell'aria. Il poeta, in quel momento, rimprovera l'azione di Eva, che, nonostante il fatto che la Terra e il Cielo le ubbidissero, nonostante il fatto che fosse l'unica donna appena creata, non volle accettare alcun limite alla sua conoscenza, nonostante il divieto divino di non mangiare il frutto. E la sua azione ardita privò in questo modo sia lei che tutti gli altri uomini del godimento di queste divine delizie dell'Eden. Mentre Dante prosegue il cammino tra quelle meraviglie, che sono anticipazioni del Paradiso, l'aria sotto i rami diventa rossa: la luce intorno ha cambiato colore e il dolce suono sentito prima diventa un canto melodioso.

    I SETTE CANDELABRI E LE SETTE SCIE DAI SETTE COLORI

    Dante ora si rivolge alle Muse, chiamandole "sacrosante Vergini" e ne invoca l'assistenza, dicendo: "Or convien che Elicona per me versi" (Elicona, una montagna della Grecia, era la montagna sacra alle Muse). In nome dei suoi sacrifici spesi per dedicarsi alla poesia, chiede alle Muse, in particolare a Urania2, l'aiuto per esprimersi al meglio, dal momento che da adesso in avanti Dante si accinge a descrivere cose difficili anche solo da pensare. Di lontano, infatti, Dante vede sette alberi d'oro - almeno così gli pare - che però, quando il poeta si avvicina, capisce che sono sette grandi candelabri d'oro, mentre sente delle voci intonare "Osanna". I sette candelabri fiammeggiano, a tal punto che a distanza sembravano davvero degli alberi dorati: risplendono verso l'alto in modo tale da essere più splendenti della luna piena a mezzanotte (il bosco dell'Eden è così fitto che la luce del sole quasi non passa: da qui il richiamo di Dante alla Luna).

    Vedendo la scena, Dante si rivolge interrogativamente a Virgilio: però, anche lui si mostra non meno sorpreso del discepolo. Dante, allora, torna ad osservare quegli enormi candelabri, che si avvicinano lentamente a Dante: sono più lenti di una sposa che procede verso l'altare. Matelda rimprovera Dante: perchè il poeta guarda solo i candelabri, e non ciò che viene dietro di loro?

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    Matelda rimprovera Dante.


    Il poeta segue l'indicazione di Matelda e osserva delle persone anziane vestite di un veste così bianca che sulla Terra non esiste un colore simile: questi seguono i candelabri. L'acqua del Lete risplende della luce dei candelabri e Dante vi vede il proprio fianco sinistro riflesso. Il poeta si arresta per vedere meglio la scena e vede che le luci dei candelabri lasciano dietro di sé sette scie luminose, del colore dell'arcobaleno, che sembrano degli stendardi (per questo Dante le chiama "sette liste", cioè "sette strisce"). Oltre a queste sette scie, un alone le circonda, del colore bianco della Luna (chiamata Delia dal poeta: infatti richiama l'isola di Delo, in cui era nata Diana, la dea della caccia, identificata con la Luna). Le scie, o liste, luminose si estendono al di là della vista di Dante: tra le due scie più esterne c'è una distanza di circa dieci passi.

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    I sette candelabri secondo Nagai. Però li presenta sostenuti da delle persone: nella Commedia, invece, avanzano da soli, sono enormi e hanno in pratica una sola luce per ciascuno, dalla quale fuoriesce una scia di un colore diverso per ogni candelabro.


    I sette candelabri richiamano i sette doni dello Spirito Santo3, rappresentati dalle sette scie/liste luminose che i candelabri tracciano nell'aria. Dante qui fa riferimento all'Apocalisse che dice: "le sette lampade che ardono davanti al trono e che sono i sette spiriti di Dio".

    I 24 VECCHI

    Dietro i candelabri, gli uomini vestiti di bianco sono meglio osservati da Dante: sono ventiquattro vecchi, che avanzano in coppia a due a due e sono incoronati con dei gigli (chiamati "fiordalisi" da Dante: si tratta di un francesismo, perchè in francese il giglio è chiamato fleur-de-lys, o fleur-de-lis). Gli anziani cantano tutti insieme le lodi alla bellezza della Vergine, in un inno che ricorda l'Ave Maria:

    Tutti cantavan: «Benedicta tue (Tutti cantavano: «Benedetta sia tu)
    ne le figlie d’Adamo, e benedette (tra le figlie di Adamo, e benedette)
    sieno in etterno le bellezze tue!». (siano in eterno le tue bellezze!»)

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    Immagine che Nagai ha preso da Dorè: comunque per essere un'immagine "paradisiaca" è fin troppo cupa...


    I ventiquattro vecchi rappresentano i ventiquattro libri del Vecchio Testamento (che compaiono così anche nell'Apocalisse). Il fiordaliso/giglio di cui sono incoronati, insieme al bianco delle loro vesti, indica la purezza della dottrina che quei libri professano e, nello stesso tempo, la purezza della Vergine, che essi lodano (il giglio è il suo fiore, che indica la purezza, insieme alla rosa, che indica la sua regalità).

    I QUATTRO ESSERI VIVENTI

    Gli anziani passano oltre, e dietro di loro li seguono quattro animali, o meglio "esseri viventi": ognuno di loro è incoronato con una fronda (ramoscello) verde. Ciascuno di essi ha sei ali, le cui penne sono piene di occhi, simili a quelli di Argo (il mostro mitologico dai tanti occhi) e che simboleggiano l'onniscienza. Dante, al lettore che volesse ulteriori dettagli su questi quattro animali/esseri viventi, lo invita a leggere il libro di Ezechiele (1, 4-13), che descrive quelle creature tali e quali, salvo il particolare delle penne, tratto invece dall'Apocalisse. Infatti, il poeta dice che qui ha tanto da descrivere che non ha lo spazio per parlare di più sugli esseri viventi. I quattro esseri viventi rappresentano i quattro Evangelisti: Matteo, Marco, Luca e Giovanni.

    evangelisti
    I quattro esseri viventi: l'angelo (Matteo), il leone (Marco), il bue (Luca), l'aquila (Giovanni)


    - Matteo è rappresentato da un angelo, perchè il suo vangelo, dopo la genealogia di Gesù, inizia con un angelo che appare in sogno a Giuseppe. In un'altra interpretazione, è simboleggiato come un uomo, perchè inizia con la genealogia di Gesù.
    - Marco è rappresentato come un leone, perchè scrive in modo forte e graffiante; inoltre, il suo Vangelo inizia con la predicazione di Giovanni Battista, tradizionalmente vestito con pelli di leone (anche se aveva pelli di cammello) e mandava il suo ruggito nel deserto ("voce di uno che grida nel deserto").
    - Luca: il suo Vangelo inizia con l'apparizione dell'Angelo Gabriele al sacerdote Zaccaria nel Tempio di Gerusalemme, dove si facevano i sacrifici degli animali, rappresentati appunto dal bue (i buoi, gli agnelli, gli uccelli erano i sacrifici più frequenti). Un'altra interpretazione, poco usata, è il fatto che Luca sia l'evangelista della Natività, e quindi è rappresentato dal bue del presepe;
    - Giovanni è rappresentato dall'aquila, l'animale che vola più in alto di tutti e fissa lo sguardo al sole, secondo la tradizione: infatti, il Vangelo di Giovanni è il più elevato di tutti.
    I quattro esseri viventi rappresentano anche i quattro momenti della vita di Cristo: infatti, l'angelo/uomo rappresenta l'incarnazione, il bue (sacrificio) la passione, il leone la Risurrezione, l'aquila l'ascensione. Il verde delle fronde che circondano le fronti dei quattro esseri viventi è il colore della speranza.

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    Nagai rappresenta i quattro Esseri Viventi in modo generico, tralasciando l'iconografia tradizionale cattolica. Comunque questo somiglia abbastanza a un leone.


    IL CARRO TRAINATO DAL GRIFONE

    I quattro animali/esseri viventi circondano un carro trionfale a due ruote, trainato da un grifone, che porta il giogo al suo collo. Le due ali del grifone si ergono in alto, tra la lista/scia luminosa al centro e le altre tre scie da ciascun lato - quelle rilasciate dalle sette luci dei sette candelabri. Le ali del grifone, anzi, salgono talmente in alto da non vederne la fine. Il grifone ha il corpo di leone e la testa d'aquila, insieme alle ali: la parte dell'aquila è dorata, la parte del leone è di colore bianco e rosso. Non solo l'antica Roma non aveva un carro così bello con cui celebrare i trionfi di Scipione o di Augusto, ma addirittura il carro del Sole sarebbe povero a paragone di esso. A proposito di questo, Dante ricorda come nella mitologia il sole deviò dal suo cammino sotto la guida di Fetonte4, e in quell'occasione Giove esercitò la sua giustizia in modo misterioso. Il carro simboleggia la Chiesa e il grifone che lo trasporta è un'allegoria di Gesù Cristo: infatti, le parti da uccello sono simbolo della sua natura divina, mentre le altre di quella umana. Le due ruote del carro hanno diversi significati: i due Testamenti, la vita attiva e contemplativa, gli Ordini francescano e domenicano, eccetera.

    Grifone
    L'aquila è il re degli uccelli e il leone è il re degli animali: per questo il grifone indica anche la regalità di Cristo.



    LE 7 DONNE E I 7 PERSONAGGI: IL CARRO SI ARRESTA

    Accanto alla ruota destra del carro avanzano, danzando, tre donne, delle quali una è di colore rosso fuoco, l'altra di verde smeraldo, l'altra ancora di bianco candido come la neve. La loro danza è guidata ora dalla donna bianca, ora da quella rossa, che col suo canto dà il ritmo alla danza, dal lento al veloce e viceversa. Accanto alla ruota sinistra, invece, ci sono altre quattro donne che danzano, però tutte vestite di porpora: una di loro fa da guida e porta tre occhi.

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    Nagai rappresenta solo le prime tre donne.


    Dietro tutti costoro avanzano due vecchi, vestiti in modo diverso, ma ugualmente solenni: uno di essi sembra un seguace di Ippocrate, cioè un medico; l'altro, invece, impugna una spada, che incute timore a Dante. Dietro di loro avanzano altri quattro personaggi dall'aspetto umile (Dante non specifica se anche loro sono vecchi), seguiti a loro volta da un vecchio solitario, che cammina dormendo, ma con un volto espressivo. Questi ultimi sette personaggi sono biancovestiti come i ventiquattro vecchi di prima, ma al posto di una corona di gigli, hanno una corona di rose rosse e di altri fiori rossi, tanto che sembrano ardere sopra le loro ciglia. Quando il carro giunge di fronte a Dante, si sente un tuono: tutti i personaggi e il carro si arrestano, come se fosse loro proibito andare oltre.

    Le tre donne sono le virtù teologali: fede, speranza e carità: sono caratteristiche solo dei cristiani battezzati, che ricevono queste virtù nel battesimo. Il colore della loro figura è rosso vivo per la carità, verde per la speranza, bianco per la fede (i tre colori della bandiera italiana, infatti, hanno anche questo significato). Le tre donne sono guidate ora dalla rossa carità, ora dalla bianca fede, mentre è la carità a dare il ritmo alla danza: la verde speranza, infatti, deriva dalle altre due e da esse dipende.

    Le altre quattro donne, invece, sono le virtù cardinali (prudenza, giustizia, fortezza, temperanza: le massime virtù che possono avere tutti gli uomini, anche i non battezzati). Sono vestite di rosso porpora, perchè derivano dalla carità, e fra loro è la prudenza a condurre la danza: ha tre occhi, poiché la prudenza, dice Dante nel Convivio, è la virtù che ha la memoria delle cose passate, la conoscenza delle cose presenti e la preveggenza delle cose future.

    Il carro è al centro della processione, perchè simboleggia la fondazione della Chiesa e quindi lo spartiacque della storia umana. Poi è seguito dagli altri personaggi che simboleggiano i libri del Nuovo Testamento, dopo il Vangelo: il primo personaggio, dall'aspetto di medico, simboleggia gli Atti degli Apostoli, perchè l'evangelista Luca, che, secondo la tradizione, era medico, era anche l'autore degli Atti. Il secondo personaggio che impugna la spada è san Paolo, raffigurato spesso con una spada in mano per la sua scrittura capace di discernere ogni cosa con un taglio netto e chiaro, e rappresenta ovviamente le Lettere di Paolo (Lettera ai Romani, Lettera ai Galati, ecc). Gli altri quattro personaggi dall'aspetto umile simboleggiano le Lettere di Pietro, Giovanni, Giacomo e Giuda, seguiti a loro volta da un vecchio che procede solo e sembra dormire, nonostante l'espressione arguta: rappresenta l'ultimo libro del Nuovo Testamento, l'Apocalisse, così raffigurata in riferimento alla lunga vita dell'autore, San Giovanni, al valore profetico del libro e alla sua diversità dagli altri libri del Nuovo Testamento: infatti, questo personaggio è solo, rispetto alle altre figure, e ha gli occhi chiusi, come per dire che vede con gli occhi interni della profezia. Indossano tutti vesti bianche come i ventiquattro anziani del Vecchio Testamento: però, anziché di gigli, sono incoronati da rose rosse e da altri fiori rossi, in riferimento al colore della carità, di cui essi ardono in seguito alla venuta di Cristo.

    COMMENTO

    Il Canto è tutto dedicato alla descrizione della processione simbolica, che rappresenta la vicenda storica della Chiesa e della Storia della Salvezza, costituendo una pausa didascalica che prepara l'arrivo di Beatrice nel Canto successivo. Tutto l'episodio è pervaso da un intenso fervore mistico, sottolineato da uno stile e un linguaggio alto e solenne, che si rifà ampiamente alle Sacre Scritture e si allontana decisamente dal tono idilliaco e poetico del Canto precedente: ciò è sottolineato dall'invocazione alle Muse e in particolare a Urania, la Musa dell'astronomia e della scienza celeste, che dovranno assistere Dante per mettere in versi cose difficili da descrivere perchè sono oltre l'umano. Matelda, qui, ha l'unica funzione di accompagnare Dante alla visione delle figure simboliche e di richiamarlo con una certa durezza alla necessità di non perdere alcun dettaglio ("La donna mi sgridò"), mentre Virgilio osserva la scena con lo stesso stupore del discepolo, senza poter spiegare nulla: segno evidente del fatto che il suo ufficio di guida si è ormai definitivamente concluso.

    IL DANTE DI NAGAI

    Nella versione del manga di Nagai, compaiono, in parte, le apparizioni descritte: Nagai salta le quattro donne danzanti e gli anziani del Nuovo Testamento, essendo delle ripetizioni dal punto di vista figurativo. Gli Esseri Viventi che rappresentano gli Evangelisti sono rappresentati in modo generico, non secondo l'iconografia cristiana. I dialoghi sono solo di Dante, escludendo la richiesta di guardare e ascoltare da parte di Matelda:

    Dante: Ventiquattro vegliardi con il capo coronato, seguiti da quattro animali mostruosi...sembra proprio la visione con la quale si apre l'Apocalisse di Giovanni! (vede le tre virtù teologali) Una è rossa come il fuoco, l'altra è verde come lo smeraldo e la terza è candida come la neve! I colori di quelle donne simboleggiano le virtù teologali! Il bianco della fede, il verde della speranza e il rosso della carità! La loro danza è di una leggiadria incomparabile!

    Il Dante di Nagai non spiega il significato dei ventiquattro vegliardi, nè quello dei quattro animali: rimanda all'inizio dell'Apocalisse, che però inizia con l'apparizione di Gesù a San Giovanni a Patmos, non coi vegliardi e gli animali, che compaiono dopo. Però spiega il significato delle tre donne che simboleggiano le virtù teologali. Tuttavia, a vedere il fumetto, sembra di capire che a Dante piaccia vederle danzare per altri motivi... :huh:

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    Dante, qui non stiamo guardando delle ballerine...e non importa se stai dicendo con entusiasmo che rappresentano le virtù teologali. =_=



    BIBLIOGRAFIA
    https://divinacommedia.weebly.com/purgatorio-canto-xxix.html

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    1 Matelda cita il versetto iniziale del Salmo 31 (oggi indicato con 32(31): Beati, quorum remissae sunt iniquitates / et quorum tecta sunt peccata: "Beati coloro le cui iniquità sono state perdonate e i cui peccati sono stati coperti [dal perdono]", oppure: "Beato colui al quale è stato perdonato l'errore, è stato coperto il peccato".

    2 Urania, dal greco ouranós, cielo, era la Musa dell'astronomia e della scienza celeste.

    3 I sette doni dello Spirito Santo sono:
    - il Consiglio: ci aiuta a scoprire il progetto d’amore che Dio ha su di noi e la strada giusta per realizzarlo.
    - la Fortezza: è il dono del coraggio, della costanza, della tenacia, con cui ci aiuta a resistere agli attacchi del male e a vincere il male col bene.
    - l'Intelletto: è il dono della profondità contro la superficialità. Ci aiuta a non essere superficiali, ma ad arrivare al cuore delle cose: conoscere noi stessi e affrontare coscientemente ciò che in noi non va; conoscere e capire a fondo gli altri; capacità di leggere la Bibbia fra le righe e ricavarne un nutrimento di vita; capacità di guardare i fatti della vita e di capirne il senso.
    - Pietà: è il dono che ci aiuta a credere sul serio che Dio è Padre e ci ama, ci dà forza, pace e gioia. Ci porta a fidarci di Dio con lo stesso abbandono fiducioso di un bambino che si sente sicuro tra le braccia di papà e mamma anche quando è sospeso sul vuoto.
    - Sapienza: capacità di distinguere il bene dal male, e in ultima analisi di gustare la conoscenza del creato e di Dio, per conoscerlo e amarlo.
    - Scienza: coincide con “conoscenza”, che nella Bibbia significa anche “amore”. Chi ama capisce meglio, capisce prima, capisce di più. Il dono della Scienza insegna ad amare una persona se la si vuole capire e anche Dio lo si comprende solo amandolo. Il cuore che ama comprende di più della mente.
    - Timor di Dio: ci fa diventare consapevoli della grandezza di Dio. Egli è buono, ma è anche forte e potente. A lui quindi si devono rispetto e ubbidienza: Dio non si può prendere in giro. Da qui si capisce che non possiamo fare quello che ci pare e piace, perchè non siamo noi i padroni del bene e del male: non possiamo far diventare giusto ciò che è ingiusto, lecito ciò che è illecito. Timor di Dio non è paura di Dio, ma è rispetto e stima verso di Lui. L'unico timore è quello di perdere Dio o di offenderlo, come di offendere Qualcuno a cui vuoi bene e che ti vuol bene.

    4 Fetonte (in greco significa "il brillante") era il figlio di Apollo, il dio del sole, e della ninfa Climene. Per dimostrare agli altri la sua divina discendenza, ottenne dal padre il permesso di guidare il carro solare, cioè il Sole, per un giorno. Però si dimostrò inesperto: perse il controllo del carro e si avvicinò troppo alla Terra, asciugandone i fiumi, bruciando le foreste e incendiando il suolo, che in Africa divenne deserto e la pelle degli africani si colorò di nero. Zeus, sconvolto dalla distruzione, colpì il carro con un fulmine e fece cadere Fetonte nelle acque del fiume Eridano, dove annegò.

    Fetonte
    La caduta di Fetonte.



    (Continua qui)

    QUI TUTTI I LINK SULL'ANALISI SU DANTE

    Edited by joe 7 - 22/4/2023, 16:30
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    Wow, Dante ha realizzato una solenne processione in questo canto: le sue capacità di autore erano notevolissime.
    Timor di Dio: una cosa che pochi hanno al giorno d'oggi.
     
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    CITAZIONE (Andrea Michielon @ 15/4/2023, 17:44) 
    Wow, Dante ha realizzato una solenne processione in questo canto: le sue capacità di autore erano notevolissime.
    Timor di Dio: una cosa che pochi hanno al giorno d'oggi.

    Dante era cattolico al 100% e conosceva alla perfezione la fede cattolica, rappresentandola tutta in modo esatto, anche con la simbologia. Stiamo parlando del Poeta per eccellenza...
     
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    E tu non sei da meno di lui in materia.
     
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    CITAZIONE (Andrea Michielon @ 15/4/2023, 20:53) 
    E tu non sei da meno di lui in materia.

    Io? Ma manco per sogno. Non hai idea di quante ricerche sia costretto a fare ad ogni versetto di Dante, che mi rimanda a mille cose e a mille argomenti! Dante è inarrivabile, io lo presento soltanto.
     
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