100 - IL MIO AMICO GUITAR JIM - Analisi di Ivan(Qui l'analisi di Joe7)Testi: Guido Nolitta
Disegni: Gallieno Ferri
Pagine: 126
Anno: 1973
Zagor edizione originale Zenith: n. 151 (uscito nel 1973). Il numero reale è 100. Infatti, l'edizione Zenith originale pubblicò Zagor a partire dal numero 52, quindi ha la numerazione sfasata che continua ancor oggi, con 51 numeri in più. Prima del numero 52, pubblicava storie di altri personaggi bonelliani come
Hondo, Kociss, eccetera. Tutte le varie ristampe di Zagor, invece, seguono la numerazione reale, cioè col numero 100.
TRAMAZagor e Cico sono a Galveston, in Texas, ad aspettare una nave che li porti a Darkwood. Nell'attesa, incontrano una loro vecchia conoscenza,
Guitar Jim, il bandito canterino, attualmente redento (forse). Lui ha accettato l'offerta di
Julio Ordonez, una persona misteriosa che vuole assumere degli uomini che lo proteggano dagli apaches, durante il suo viaggio ai monti Guadalupe, dove vuole trovare una persona. L'offerta viene fatta anche a Zagor, che però rifiuta e alcuni uomini di Ordonez vogliono rispondere alle sue provocazioni. Guitar Jim colpisce alle spalle Zagor, lasciandolo svenuto, poi si allontana con gli uomini di Ordonez. Quando si riprende, Zagor vuole dare il benservito a Guitar Jim per il suo tradimento e si mette sulle tracce di Ordonez e dei suoi. Quando scopre che sono circondati dagli apaches, per salvarli cattura il loro capo,
Chorrito, per tenerlo come ostaggio. Gli apaches si ritirano e Zagor, appena raggiunge gli uomini di Ordonez, riempie di botte Guitar Jim. Dopodichè, Zagor e Cico seguono il gruppo di Ordonez, che però si lasciano scappare Chorrito e lo uccidono durante la sua fuga. Raggiungono in fretta la loro meta: un ranch gestito da
Marco Medina, un uomo pacifico e amico degli apaches. Ordonez si rivela essere un killer mandato dall'ex-socio di Medina per ucciderlo. Infatti Medina e il suo compagno
Ignacio Vargas erano stati dei criminali; ma, mentre Medina si era redento e si era ritirato, Vargas era diventato governatore dell'Oklahoma. Per questo aveva mandato il killer Ordonez ad ammazzare il suo ex-socio, che sapeva del suo passato di fuorilegge e gli avrebbe compromesso il successo.
Zagor ostacola Ordonez e alla fine lui e i suoi compagni si rifugiano nel ranch, mentre Ordonez e gli altri li assediano e danno fuoco alla fattoria. Ma, quando Zagor e gli altri escono dall'edificio in fiamme per affrontare Ordonez e i suoi, scoprono che erano già stati uccisi tutti dagli apache, che lasciano vivi Zagor e gli altri per rispetto verso Medina. Alla fine, Guitar Jim giustifica il suo gesto dicendo che aveva colpito Zagor alle spalle perchè lui non sarebbe sopravvissuto contro gli uomini di Ordonez. Successivamente, li saluta e si allontana per andare a fare fortuna in California. Medina, invece, andrà in Oklahoma per accusare l'ex-socio Vargas. Zagor e Cico tornano a Galveston per aspettare una nave, come all'inizio della storia.
COMMENTOPrimo centenario e secondo albo a colori. La storia non è un capolavoro; la trama contiene alcuni passaggi poco convincenti, però sono compensati dalla consueta fluidità dello stile narrativo di Nolitta.
Si tratta in definitiva di una storia western classica, semplice, scorrevole e coinvolgente, in cui i pregi superano di gran lunga i difetti di impianto.
PREGIOltre al colore, Nolitta omaggia il centenario con una trentina di pagine in più rispetto al classico bonellide di 100 pagine. Ciò gli permette di sviluppare il soggetto col suo tipico stile arioso, senza doverlo comprimere per rispettare il formato-standard. Purtroppo, quello del limite di pagine prefissato è un difetto comune a quasi tutta la recente produzione zagoriana (o bonelliana in generale), in cui gli interventi per dilatare o comprimere la storia rispetto alla sua durata ideale risaltano in maniera evidente.
Suggestiva la carrellata iniziale di didascalie che introducono l'ambientazione della storia a Galveston.
Idem per le digressioni (apparentemente superflue) durante l'inseguimento di Zagor a Guitar Jim.
Può sembrare un dettaglio da poco, eppure queste pennellate quasi "poetiche" contribuiscono a calamitare il lettore all'interno della storia. Uno stile ormai considerato (a torto) obsoleto, in favore della narrazione moderna che si concentra solo sulla mera
FORMA (trama & azione), sacrificando la costruzione delle atmosfere e della suggestione emozionale.
Di grande effetto il "tradimento" di Guitar Jim durante la rissa nel saloon, che provoca l'indignazione di Zagor.
Significativa la risposta di Zagor a Cico durante l'attacco degli apaches al gruppo di Ordonez. Qui Nolitta sintetizza molto bene l'intima filosofia del suo personaggio, a volte tacciato di essere "pro-pellerossa" a priori.
Intensa la scena in cui Zagor "punisce" Guitar Jim per averlo colpito alle spalle nel saloon. Qui la reazione di Zagor è forse esagerata (non si scomoda neanche a chiedergli una spiegazione, come se i fatti fossero inequivocabili), ma il pathos della sequenza è di grande effetto.
Le scene di azione (lo scontro con gli apaches di Chorrito e l'assedio nella fattoria di Medina) sono abbastanza "di routine", tuttavia lo stile narrativo di Nolitta le rende comunque appassionanti. Risalta in particolare la sequenza dell'assedio finale, con Zagor e Jim costretti a tentare una sortita-suicida. Il senso di disperazione degli assediati è reso davvero molto bene.
DIFETTIUn po' troppo cordiale l'incontro iniziale con Guitar Jim. Bisogna considerare che nel finale di
Lo sceicco nero, lui e Zagor avevano esternato solo un
reciproco rispetto, non certo un'amicizia così profonda da far supporre baci & abbracci al loro prossimo incontro (infatti, Zagor consegna Guitar Jim alla giustizia, invece di lasciarlo libero, come avrebbe supposto una "amicizia" degna di questa nomina). Sarebbe stato più verosimile che Zagor si fosse dimostrato più sospettoso nel ritrovarsi di fronte ad un fuorilegge che aveva mandato in prigione (e che per quanto ne sa, potrebbe essere animato da propositi di vendetta verso il suo catturatore). Ciò avrebbe anche reso più credibile il "tradimento" di Guitar Jim durante la rissa nel saloon (tradimento che invece, dopo quella sequenza da vecchi amiconi, appare un po' troppo forzato). Va tenuto presente che, nonostante la sua allegria e il suo charme, Guitar Jim rimane pur sempre
un rapinatore e un assassino; Zagor dovrebbe essere molto più diffidente prima di concedergli fiducia come se fosse un compagnone di antica data.
Riprendendo il punto sopra, va rilevato che qui la personalità di Guitar Jim si discosta parecchio da quella dei 3 episodi precedenti. Non ci si aspetta che un incallito rapinatore abbia una svolta così "buonista" dopo aver passato un po' tempo in carcere. Per intenderci, questo Guitar Jim ha ben poco in comune con il Guitar Jim di IL FUGGITIVO (breve storia comparsa su Zagor 30) o
Gli sciacalli della foresta; il Guitar Jim di
La mano di Allah è una via di mezzo che approfondisce il personaggio, connotandolo di coscienza e senso della giustizia, senza contraddire le sue precedenti versioni...ma
qui, secondo me, la sua versione "buona a tutto tondo" risulta un po' troppo
distante dal personaggio iniziale. Manca di quella carognaggine che lo rendeva così ambiguamente affascinante.
A tal proposito: in occasione del pestaggio di Zagor a Guitar Jim, Nolitta avrebbe potuto far mantenere il dubbio sulla conversione buonista del bandito canterino, facendogli pronunciare una frase di
apparente minaccia, tipo
"Hai fatto un errore a colpirmi, Zagor...Ti assicuro che la cosa non finisce qui!" Insomma, una frase che non va a contraddire i futuri sviluppi della trama, ma che
in quel momento dà ai lettori l'impressione che Guitar Jim sia ancora la vecchia canaglia che conoscevano. Comunque sia, questa è l'ultima volta che Nolitta ha utilizzato Guitar Jim, un personaggio difficile da gestire proprio per l'incoerenza comportamentale con cui, di volta in volta, è stato presentato (sia da Nolitta che dai successivi autori).
Inoltre, il comportamento di
Medina nel finale è poco convincente.
In primis, se ha deciso di troncare col suo passato da fuorilegge per dedicarsi ad una vita tranquilla, è poco credibile che rinunci alla propria libertà solo per chiudere i conti con un suo vecchio complice. Inoltre, se ha degli scrupoli di coscienza nel sapere che il suo ex-socio è diventato un rispettato governatore, non si capisce perché abbia aspettato così tanto per decidere di smascherarlo pubblicamente. (Come dire: se Vargas non avesse cercato di accopparlo, Medina se ne sarebbe infischiato del fatto che ora è diventato un importante politico?)
Nel finale, in poche vignette si passa da una situazione disperata alla scoperta che il problema era già stato risolto da terzi. Un passaggio brusco che appare più una chiusura sbrigativa, piuttosto che il naturale sviluppo degli elementi narrativi presentati. Infatti gli apaches compaiono dal nulla giusto per togliere dai guai gli assediati; la spiegazione di Medina che li descrive come "suoi amici" risulta una trovata facilona che non cancella la sensazione di
"deus ex machina" del loro inaspettato intervento.
DISEGNIUn Ferri un po'
affrettato nel ripasso a china, come se sapesse che la presenza del colore avrebbe già provveduto ad ottenere i contrasti nei disegni. Sempre efficace, comunque. La colorazione riprende lo stile già usato in
Indian Circus, con gradevoli toni acquarellati. Nell'occasione, lo stile di colorazione non è costante (a volte gli elementi cambiano colore da una vignetta all'altra) ma globalmente è un buon risultato.
Storia: 7,5
Disegni: 9
Colori: 8
QUI TUTTI I LINK AGLI EPISODI DI ZAGOREdited by joe 7 - 20/4/2023, 17:31
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