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  1. DIVINA COMMEDIA DI NAGAI E DI DANTE: PURGATORIO, CANTO 31

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    Divina Commedia
    By joe 7 il 29 April 2023
     
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    PURGATORIO CANTO 31 - EDEN; ACCUSE DI BEATRICE, IMMERSIONE NEL LETE
    (primo post: qui; precedente post: qui)

    D1
    Matelda immerge Dante nel Lete.


    Beatrice (sempre col velo che le copre il volto) finora ha parlato agli angeli: adesso si rivolge direttamente a Dante, che è sempre al di là del fiume Lete, esortandolo a dire se le sue parole di accusa sono vere o no: perchè le sue accuse devono essere accompagnate dalla confessione del poeta. Dante è così confuso che tenta invano di parlare. Beatrice attende la sua risposta, poi, vedendo che non arriva, lo esorta: l'acqua del Lete, infatti, non ha ancora cancellato in lui la memoria dei peccati commessi, visto che non si è ancora immerso, quindi può benissimo rispondere. La confusione e la paura spingono Dante a pronunciare un "sì" talmente debole che era più da guardare che da sentire. Come una balestra che è stata tesa troppo e si spezza, facendo volar via la freccia con poca forza, allo stesso modo Dante si "spezza", scoppiando subito a piangere. Beatrice allora chiede a Dante in sostanza: se il tuo amore per me ti ispirava a fare il bene - oltre il quale non c'è null'altro da aspirare - che ostacoli insuperabili avevi trovato nel tuo cammino? Quali catene ti hanno fermato? Che vantaggi ti hanno dato i beni terreni che hai cercato? Quanta gioia hai avuto da questi? Dopo un sospiro amaro, Dante risponde a fatica, a bassa voce, dicendo che i beni che aveva davanti lo ingannarono col loro aspetto piacevole, non appena Beatrice morì. Beatrice risponde che, se anche Dante tacesse o negasse la propria colpa, questa le sarebbe comunque nota, dal momento che lei vede tutto in Dio. Tuttavia, quando il peccatore confessa le sue colpe, questo attenua la severità del giudizio divino, come la mola (utensile usato per affilare le lame) che smussa il filo della lama, se si volge contro il taglio (e quindi rende la lama meno tagliente, anzichè più tagliente). Affinché Dante provi minor vergogna per il suo errore, imparando a essere più forte in futuro, Beatrice gli chiede di smettere di piangere e ascoltarla: Dante avrebbe dovuto comprendere che la morte di Beatrice avrebbe dovuto condurlo in una direzione opposta a quella che aveva percorso. Infatti, Dante, sulla Terra (continua Beatrice), non vide mai una bellezza superiore a quella del suo corpo mortale, che ora giace sepolto (attenzione: non è che qui Beatrice dica di essere Miss Universo. Semplicemente, essendo lei la donna amata da Dante, era quindi per lui la più bella di tutte le altre: per questo ne parla così).

    Dante-and-beatrice
    Il primo incontro di Dante con Beatrice (vestita di rosso) a Firenze.


    Dopo aver visto che può morire anche quanto di più bello ha visto nella sua vita, Dante avrebbe dovuto capire la fugacità delle cose umane e tendere verso quelle eterne, di una bellezza assai superiore perchè incorruttibile. Invece il poeta era volato in basso, seguendo una giovane donna o altri beni passeggeri. Un giovane uccellino può cadere in una trappola, ma un volatile adulto, come avrebbe dovuto essere Dante, non si lascia certo irretire dalle trappole delle bellezze terrene vane ed effimere. Invece Dante si era lasciato ingannare. Il poeta ascolta in silenzio e a capo chino, come un fanciullo che viene rimproverato e si pente. Beatrice lo invita ad alzare lo sguardo e a sopportare una pena maggiore, osservandola in volto (che è ancora coperto dal velo). Il poeta obbedisce, anche se con difficoltà: sarebbe stato più facile che una quercia robusta venisse sradicata con difficoltà da un vento impetuoso, piuttosto che Dante alzasse la testa. Nonostante questo, alla fine lo fa: nel farlo, nota che gli angeli hanno cessato di spargere fiori. Poi vede Beatrice, velata, che fissa il grifone, simbolo di Cristo ("una sola persona con due nature" dice Dante: come il grifone ha la natura del leone e dell'aquila, Cristo ha la natura umana e quella divina). Anche se col volto coperto, Dante si accorge che la bellezza di Beatrice ora è ancora superiore a quella della Beatrice che aveva conosciuto sulla Terra. Se lei, già allora, superava di molto la bellezza di tutte le altre donne, non c'è confronto adesso con la Beatrice del Paradiso, che supera infinitamente in bellezza la Beatrice terrena. Stupefatto dallo splendore di quello che vede, Dante si accorge di provare vero e proprio odio verso ciò che, sulla Terra, lo aveva distolto dall'amore di Beatrice: questo corrisponde all'odio per il peccato. La forza del pentimento di Dante sconvolge il poeta, tanto che sviene per l'intensità fortissima di quello che prova, e solo Beatrice sa cosa gli sia accaduto dopo.

    IMMERSIONE NEL LETE

    Quando Dante riprende i sensi, si accorge di essere immerso fino al collo nel fiume Lete: alzando la testa, vede Matelda che lo sovrasta e lo tiene fermo, con le mani che lo afferrano delicatamente per la gola, trasportandolo dalla sponda del fiume fino a quella opposta, mentre lo esorta ad aggrapparsi a lei. La donna va leggera sull'acqua, come una gondola, tirandosi dietro Dante: alla fine raggiungono la sponda opposta, mentre gli angeli cantano 'Asperges me'1 con indicibile dolcezza. Matelda abbraccia il volto di Dante e lo porta sott'acqua, costringendolo a bere: in questo modo, i suoi peccati saranno dimenticati, cancellati dalla sua memoria. Poi Matelda porta Dante fuori dall'acqua e lo affida alle quattro donne che danzano alla sinistra del carro (le quattro virtù cardinali): ciascuna di esse lo abbraccia. Le donne, cantando, dicono di essere delle ninfe e, nello stesso tempo, delle stelle in cielo (un richiamo alle quattro stelle del Purgatorio): furono create come ancelle per Beatrice, prima ancora che lei nascesse (lo stesso accade a ciascuno di noi, a patto che raggiunga la salvezza)2. Le ninfe-stelle dicono di voler condurre Dante davanti a Beatrice: ma sarà necessario, per questo, avere l'aiuto delle altre tre donne danzanti (la fede, la speranza e la carità: le tre virtù teologali) perchè il poeta possa fissare il suo sguardo negli occhi di Beatrice. Bisogna ricordare che Beatrice, salvata e risorta, non è più "umana" nel modo nostro, quindi è necessaria per Dante una certa preparazione per "raggiungere il suo livello". Anche per questo Beatrice aveva portato il velo sul volto: Dante non sarebbe riuscito a vederla, altrimenti. Cantando, le quattro ninfe portano Dante davanti al grifone, dove si trova Beatrice, che osserva l'animale: poi lo invitano a guardare gli occhi di Beatrice, - nonostante il velo - che sono visibili e simili agli smeraldi: splendono tanto che è possibile vederli anche attraverso il velo. Dante fissa quindi gli occhi della donna, sempre attraverso il velo: gli occhi di Beatrice sono a loro volta fissi sul grifone. E l'animale si riflette in essi come in uno specchio, mostrando ora una, ora l'altra sua natura (un richiamo alla natura divina e umana di Gesù). Dante è meravigliato nel vedere che il grifone resta sempre lo stesso, mentre la sua immagine riflessa trasmuta continuamente. Infatti Cristo è la stessa sostanza in due Persone.

    Come in lo specchio il sol, non altrimenti (Come il sole in uno specchio, non diversamente)
    la doppia fiera dentro vi raggiava, (la fiera duplice vi si rifletteva dentro,)
    or con altri, or con altri reggimenti. (ora con un atteggiamento, ora con un altro (vi si riflettevano separate le sue due nature, umana e divina).

    Pensa, lettor, s’io mi maravigliava, (Pensa, lettore, quale era la mia meraviglia,)
    quando vedea la cosa in sé star queta, (quando vedevo il grifone restare uguale a se stesso)
    e ne l’idolo suo si trasmutava. (e trasmutarsi nell'immagine riflessa.)

    Canto-33-Beatrice-e-il-Grifone-ok
    Beatrice (che qui dovrebbe portare il velo, ma è stato tolto per maggior chiarezza) osserva il grifone, simbolo di Cristo, e Dante, uscito dal Lete, osserva Beatrice.


    BEATRICE SI SVELA

    Dante continua a osservare quello spettacolo che, pur saziando i suoi occhi, gli infonde un continuo desiderio. Intanto, le tre donne alla destra del carro (la fede, la speranza, la carità) si fanno avanti continuando a danzare e mostrando di appartenere a una condizione più alta delle altre quattro. Cantando, si rivolgono a Beatrice, invitandola a guardare Dante coi suoi occhi (quindi a togliersi il velo), per vedere i quali egli aveva percorso così tanta strada. La donna, continuano cantando, deve fare loro la grazia di svelarsi e mostrare a lui il suo sorriso, che manifesta la sua bellezza di beata, ben superiore a quella che Dante ora sta contemplando ("la seconda bellezza che tu celi"). Beatrice esaudisce il loro desiderio e si toglie il velo, guardando Dante e sorridendo a lui: e il poeta, completamente sconvolto come mai prima d'ora, non è in grado di descrivere pienamente la sua bellezza sfolgorante. Anche un poeta che si fosse esercitato assiduamente in quest'arte avrebbe la mente offuscata, nel vano tentativo di rappresentare Beatrice quale appare in quel momento (Dante, in sostanza, sta descrivendo la sua esatta condizione).

    COMMENTO

    Il Canto è diviso in due parti:
    - la prima prosegue il dialogo iniziato fra Dante e Beatrice, con nuove e dettagliate accuse della donna, poi col pentimento e lo svenimento del poeta;
    - la seconda descrive l'immersione di Dante nel Lete e la sua presentazione a Beatrice, che si svela.
    Le quattro donne-virtù cardinali conducono Dante a Beatrice perché lui possa guardarla negli occhi: ma per aiutarlo a questo, interverranno le altre donne, simbolo delle virtù teologali, e che si mostreranno a Dante di una condizione più elevata, perchè sono le virtù infuse direttamente dalla Grazia divina nell'uomo redento, dopo che si è riappropriato delle virtù cardinali con l'espiazione. Dante fissa lo sguardo negli occhi di Beatrice paragonati a smeraldi, pietra che nei lapidari medievali rappresentava la giustizia: sono gli occhi da cui Amore lo ha trafitto quando la donna era in vita, e adesso vede riflessa in essi l'immagine del grifone, che raffigura Cristo, le cui due nature (umana e divina) si alternano nello sguardo di Beatrice. Il Canto si chiude con lo svelarsi di Beatrice, la cui bellezza è tale che la parola poetica di Dante è del tutto insufficiente a descriverla: una situazione che tante volte si riproporrà nella rappresentazione del Paradiso. E' la cosiddetta «poetica dell'inesprimibile».

    IL DANTE DI NAGAI

    D2
    Nagai fa cadere Dante nel Lete per opera degli angeli, che lo buttano lì senza tanti complimenti. Poco cristiana come cosa...


    Come abbiamo detto, il pentimento di Dante non è stato inserito da Nagai: il poeta, quindi, non sviene per il dolore e il rimorso. Degli angeli lo sollevano e lo fanno cadere nel Lete: una scena che nella Commedia non compare. Dante, infatti, nella versione originale si risveglia che è già nel Lete, sorretto da Matelda. Inoltre, se nel poema Matelda dice a Dante di aggrapparsi a lei e basta ("Tiemmi, tiemmi!"), nel manga lei gli fornisce delle spiegazioni (una cosa inevitabile, perchè la scena sia comprensibile ai lettori):

    Matelda: Per entrare nel regno della beatitudine ti devi purificare! Devi dimenticare ogni cosa....immergendoti nelle limpide acque del fiume Lete...

    Manca la scena in cui le quattro donne, insieme alle altre tre, intercedono per Dante e in cui Beatrice si toglie il velo (nel manga Beatrice non ha veli sul volto).

    C'è anche un'osservazione di Nagai che non c'entra con la Commedia: nel manga, Matelda dice a Dante che deve dimenticare ogni cosa. Non solo i suoi peccati, ma ogni cosa. Questo significa annullarsi, perdere sia la propria memoria che la propria identità. E' il concetto del Nirvana buddista, dove, alla fine delle numerose reincarnazioni, si arriva al Nirvana, che non è il Paradiso come lo intendiamo noi, ma piuttosto l'annullamento completo di se stessi, in cui diventi uno con Tutto e non hai più la tua identità, perchè sei diventato una parte col Tutto e sei Tutto. E' l'annichilimento della persona. Non ha nulla a che vedere col Paradiso, dove, invece di perdere se stesso, sei te stesso in modo definitivo, completo, e per tutta l'eternità. Qui Nagai ha inserito un elemento buddista nel contesto cristiano di Dante. E, come si vede, è un elemento totalmente estraneo al cristianesimo.

    BIBLIOGRAFIA

    https://divinacommedia.weebly.com/purgatorio-canto-xxxi.html

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    1 "Asperges me": si tratta di un versetto del salmo penitenziale, il numero 50, detto salmo Miserere (cioè "abbi pietà di me"), che recita: "Asperges me hyssopo, et mundabor; lavabis me, et super nivem dealbabor": «Mi aspergerai con l'issopo (pianta medicinale) e sarò mondo; mi laverai e sarò più bianco della neve».
    2 Fuor di metafora: le quattro donne, cioè le quattro virtù cardinali (prudenza, giustizia, fortezza, temperanza), pur essendo umane, hanno aperto la strada e preparato il mondo all'avvento di Cristo e alla Rivelazione, di cui Beatrice è allegoria.

    (Continua qui)

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    Edited by joe 7 - 6/5/2023, 16:26
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