Il blog di Joe7

  1. DIVINA COMMEDIA DI NAGAI E DI DANTE: PARADISO, CANTO 5

    Tags
    Divina Commedia
    By joe 7 il 17 June 2023
     
    0 Comments   79 Views
    .
    PARADISO CANTO 5 - IL PROBLEMA DEI VOTI. PASSAGGIO AL SECONDO CIELO DI MERCURIO: SPIRITI OPERANTI PER LA GLORIA TERRENA. INCONTRO CON L'IMPERATORE GIUSTINIANO
    (primo post: qui; precedente post: qui)

    BEATRICE SPIEGA A DANTE IL VALORE DEL VOTO, O GIURAMENTO

    Giuramento
    Il giuramento è una cosa seria.


    Beatrice spiega a Dante che, se la sua luce lo abbaglia, questo non lo deve stupire, perchè lei vede nella mente di Dio e, immergendosi in Lui, il suo splendore aumenta sempre di più. Infatti Beatrice, a differenza di Dante, ha una perfetta visione di Dio - come tutti i beati, ciascuno secondo la loro completezza - cosa che diventa sempre più evidente a mano a mano che ci si avvicina a Lui. Beatrice vede comunque che nell'intelletto di Dante risplende ora la luce di Dio ("l'etterna luce"), la Verità, che richiama ancora più luce:

    l’etterna luce, / che, vista, sola e sempre amore accende (la luce eterna di Dio, che è la sola ad accendere il desiderio di essere sempre più conosciuta non appena viene vista)

    Beatrice si dice pronta a rispondere alla domanda di Dante circa la possibilità di riparare al voto inadempiuto (come quello di Piccarda Donati) attraverso le buone opere. Ma questo non è possibile.

    Per spiegare meglio il perchè, è necessario chiarire che Dio ha dato agli uomini e agli angeli, le uniche creature dotate di intelletto, il dono più prezioso che ci sia: la libertà di scelta, o libera volontà. Ci sono tutte le altre religioni che negano questa libertà, però sbagliano: l'uomo - e con lui gli angeli - sono stati creati completamente liberi. In particolare l'uomo, che è stato creato ad immagine e somiglianza di Dio, ha la libera volontà, come ce l'ha Dio. Questo chiarisce quindi l'importanza del voto, perchè con esso si sacrifica appunto - e lo si fa liberamente - la propria libera volontà.

    E' chiaro che il voto deve essere gradito a Dio (non si può fare il voto di un'azione malvagia, tipo "giuro che ammazzerò tizio") e abbia il consenso di chi lo fa.

    Ora, Dante - continua Beatrice - tu mi parli di riparare un voto, cioè il sacrificio della propria volontà con una vita di sacerdozio, attraverso delle buone azioni. Tu pensi che le buone azioni, per quanto grandi siano, possano sostituire un'offerta così alta? Sarebbe un furto, perchè usi la stessa volontà che tu hai sacrificato, anche se lo fai per fare del bene.

    LA CHIESA CHE DISPENSA DEL VOTO

    Beatrice ha chiarito il punto principale: tuttavia si sa che la Chiesa talvolta dispensa dal voto pronunciato, e questo sembra contraddire il discorso di Beatrice. Quest'ultima, quindi, dice a Dante di ascoltarla per bene adesso ("convienti ancor sedere un poco a mensa": cioè, è necessario che tu stia ancora un pò a tavola), poiché devi essere aiutato a digerire il cibo pesante che hai ingerito (cioè la difficile e complessa spiegazione che Beatrice aveva appena detto). Beatrice lo invita a fare attenzione a quello che gli dirà e a ricordarlo: infatti, senza memoria è inutile imparare.

    Apri la mente a quel ch’io ti paleso (Apri la mente a quello che ti spiego)
    e fermalvi entro; ché non fa scienza, (e fissalo nella memoria; infatti l'aver ascoltato non produce conoscenza,)
    sanza lo ritenere, avere inteso. (se non si rammenta)

    L'essenza del voto, spiega Beatrice, è composta da due parti:

    1) la cosa che viene offerta (in questo caso, la volontà)
    2) il patto che si fa tra l'uomo e Dio.

    Il patto tra l'uomo e Dio non può essere cancellato: questo è stato chiarito prima. Invece, la cosa che viene offerta, che può essere chiamata "la materia del voto", può essere cambiata: per questo, gli Ebrei potevano cambiare i loro sacrifici (per esempio, al posto di un agnello, due tortore o due colombi, per il riscatto del figlio al Tempio). Però, questo a condizione che:

    1) ciò sia consentito dall'autorità della Chiesa ("la volta (volontà) e de la chiave bianca e de la gialla": le chiavi (banca, cioè d'argento, e gialla, cioè d'oro) simboleggiano la capacità della Chiesa di legare e sciogliere in Terra (chiave d'argento) e in Cielo (chiave d'oro).
    2) la materia sia sostituita con una cosa più preziosa:

    e ogne permutanza credi stolta, (ed è da giudicare scorretto ogni scambio (permutanza)
    se la cosa dimessa in la sorpresa (in cui la cosa lasciata non sia contenuta in quella scambiata ("sorpresa")
    come ‘l quattro nel sei non è raccolta. (come il quattro è contenuto nel sei.)

    Beatrice qui fa riferimento alla Bibbia, cioè il libro del Levitico (Antico Testamento), che fissava l'aggiunta di un quinto alle offerte permutate, cioè cambiate. Inoltre è chiaro che, se la cosa promessa ha un valore superiore a qualunque altra, la permuta non è permessa.

    AMMONIMENTO AGLI UOMINI SUL VOTO

    Giuramento-2
    Un esempio di giuramento sbagliato: quello di vendetta.


    Beatrice poi rivolge un severo ammonimento agli uomini, affinché non prendano alla leggera l'importanza del voto: essi devono mantenere i voti fatti ed essere oculati e prudenti nel compierli. Non devono comportarsi come Iefte1, che sacrificò la propria figlia o come Agamennone,2 che fece la stessa cosa con Ifigenia, per soddisfare la promessa agli dei. "O Cristiani, continua lei, siate più prudenti nel pronunciare i voti: non siate come delle piume che si muovono al vento e non crediate che ogni acqua possa lavarvi. Avete il Nuovo e il Vecchio Testamento e il pastore della Chiesa (cioè il Papa) che vi guida: questo vi basti per condurvi alla salvezza." E conclude con la famosa frase: "Uomini siate, e non pecore matte"

    Se mala cupidigia altro vi grida, (Se un desiderio malvagio vi suggerisce altro,)
    uomini siate, e non pecore matte, (siate uomini e non pecore matte,)
    sì che ‘l Giudeo di voi tra voi non rida! (così che il Giudeo che vive tra voi non rida del vostro comportamento!)

    Non fate com’agnel che lascia il latte (Non fate come l'agnello sbandato, che lascia il latte)
    de la sua madre, e semplice e lascivo (della madre e, semplice e irrequieto,)
    seco medesmo a suo piacer combatte!( combatte da solo a suo danno!)

    Iefte
    Iefte vede con dolore la sua giovane figlia che esce per prima da casa, salutandolo con le danze. Dovrà ucciderla per via del perverso giuramento che ha fatto.


    IL SECONDO CIELO DI MERCURIO

    Beatrice pone fine alle sue parole e guarda in alto, dove il mondo è più luminoso ("più vivo") mutando il proprio aspetto e dissuadendo così Dante dal porre nuove domande. I due ascendono al Secondo Cielo di Mercurio, veloci come una freccia che giunge a bersaglio, prima ancora che la corda dell'arco smetta di vibrare. Laggiù si trovano gli spiriti che sono stati operanti sia per la gloria di Dio che per quella terrena. Una volta qui, Dante vede Beatrice diventare ancora più felice, tanto che lo stesso pianeta Mercurio appare più splendente. E se la stella stessa si trasforma e ride, dice Dante, figuriamoci come potei fare io che, per la mia natura mortale, sono soggetto a ogni tipo di mutamento. Dante vuol dire che la gioia di Beatrice aveva coinvolto anche lui, e non solo il pianeta.

    Ora il poeta vede più di mille anime ("più di mille splendori") farsi avanti, simili ai pesci che, in una pescheria, si avvicinano al pelo dell'acqua per prendere cibo. Dante sentiva che ciascuno di loro diceva: "Ecco colui che accrescerà la nostra carità" ("Ecco chi crescerà li nostri amori"), cioè, "ecco Dante che ci permetterà di fare buone azioni rispondendo alle sue domande, facendo così aumentare il nostro amore". E Dante li vede avvicinarsi, luminosi e pieni di letizia. Se ora il lettore desidera sapere cosa poi diranno queste anime, dice Dante, provi a pensare quanto lo desideravo io, che li vedevo di persona. Una delle anime, che poi si saprà essere quella di Giustiniano3 si rivolge a Dante e lo esorta a domandare, poiché sarà per lui una gioia potergli rispondere:

    "O bene nato a cui veder li troni ("O spirito fortunato, a cui la grazia divina)
    del triunfo etternal concede grazia (concede di vedere i seggi del trionfo eterno (il Paradiso)
    prima che la milizia s’abbandoni, (prima di aver abbandonato la battaglia terrena (mentre sei ancora vivo),

    del lume che per tutto il ciel si spazia (della luce che si diffonde in tutto il cielo)
    noi semo accesi; e però, se disii (noi siamo accesi; dunque, se desideri)
    di noi chiarirti, a tuo piacer ti sazia." (avere dei chiarimenti su di noi, domanda pure senza esitare.")

    Beatrice, a sua volta, invita il poeta a parlare e a credere a quanto udirà dai beati, come se fosse Dio stesso a parlargli. Dante si rivolge allo spirito che gli ha parlato e osserva che la sua figura è avvolta da una luce che aumenta all'aumentare della sua letizia. Poi gli chiede chi sia e perché egli appaia proprio in questo Cielo di Mercurio, velato agli uomini dai raggi del Sole (Mercurio è il pianeta più vicino al Sole: quindi Dante lo chiama "velato" dai raggi dell'astro). La luce dell'anima si fa più splendente, tanto da nascondere la figura all'interno, come fa il sole quando è troppo intenso e non consente di guardarlo: poi Giustiniano - che non si è ancora presentato - inizierà il suo discorso nel Canto successivo.

    Dor-II-Cielo
    Gli Spiriti del Secondo Cielo di Mercurio, secondo Dorè.


    IL DANTE DI NAGAI

    Nel manga, Dante raggiunge il Cielo di Mercurio: ma questo discorso e l'incontro con Giustiniano sono stati saltati.

    COMMENTO

    Il Canto è strutturalmente diviso in due parti: la prima parla del voto e la seconda descrive l'ascesa al Secondo Cielo di Mercurio, con l'incontro con gli spiriti che operarono per la gloria terrena, tra cui l'imperatore Giustiniano.

    Beatrice sottolinea che la cosa offerta deve essere un'azione virtuosa e deve avere un fine nobile, quindi condanna decisamente quei voti fatti per ottenere scopi malvagi o che coinvolgono la volontà di altri loro malgrado. Poi conclude col severo monito di evitare di pronunciare i voti con troppa leggerezza. Inoltre, i voti di Iefte e Agamennone erano inammissibili, sia per il fine perseguito che per la cosa promessa a Dio o agli dei. Il voto non deve essere una facile scorciatoia per lavarsi la coscienza, poiché la strada per la salvezza passa per un percorso di purificazione ben più faticoso e accidentato. Questo vale sia per i fedeli che per la Chiesa, che non deve dispensare dai voti con facilità.

    Rispetto agli spiriti del I Cielo, i beati che appaiono qui a Dante non hanno una figura umana, ma sono delle sagome totalmente avvolte dalla luce, a malapena distinguibili all'occhio.

    BIBLIOGRAFIA
    https://divinacommedia.weebly.com/paradiso-canto-v.html

    ------------------------------------------------------
    1 Iefte: Giudice d'Israele che, durante la guerra contro gli Ammoniti, fece voto di sacrificare a Dio, in caso di vittoria, la persona che per prima fosse uscita di casa sua e gli fosse venuto incontro. Iefte vinse gli Ammoniti, ma la prima ad andargli incontro da casa fu la sua unica figlia, che Iefte fu poi costretto a immolare (dal "Libro dei Giudici").
    2 Agamennone: Capo della spedizione degli Achei contro Troia. Promise di sacrificare a Diana ciò che quell'anno fosse nato di più bello in cambio dei venti favorevoli alla flotta dei Greci per andare a Troia. Così dovette poi uccidere sua figlia Ifigenia.
    3 Giustiniano: Imperatore romano d'Oriente dal 527 al 565, l'anno della sua morte. La sua fama è legata alla riconquista militare dell'Occidente combattendo contro i Persiani e i Goti, che minacciavano l'Occidente; e in particolare all'emanazione del Corpus iuris civilis, una compilazione omogenea della legge romana, che è tutt'oggi alla base del diritto civile: si tratta in sostanza dell'ordinamento giuridico più diffuso al mondo. Giustiniano infatti, col Corpus, creò la base legislativa per tutti i secoli successivi, compreso il Medioevo.

    (Continua qui)

    QUI TUTTI I LINK SULL'ANALISI SU DANTE

    Edited by joe 7 - 5/7/2023, 19:18
      Share  
     
    .