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  1. DIVINA COMMEDIA DI NAGAI E DI DANTE: PARADISO, CANTO 10 (sesta parte)

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    Divina Commedia
    By joe 7 il 25 Nov. 2023
     
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    PARADISO CANTO 10 - QUARTO CIELO DEL SOLE - I 12 SPIRITI SAPIENTI DELLA PRIMA CORONA: BEDA IL VENERABILE, RICCARDO DI SAN VITTORE, SIGIERI DI BRABANTE (sesta parte)
    (primo post: qui; precedente post: qui)

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    Dante e Beatrice incontrano Tommaso d'Aquino: immagine di Nagai, presa da Dorè. Ma si tratta di una "contraffazione: l'originale di Dorè rappresentava l'incontro tra Dante e Carlo Martello d'Angiò, ma Nagai lo ha modificato presentandolo come l'incontro con San Tommaso d'Aquino.


    Siamo sempre nel Quarto Cielo del Sole, riservato agli Spiriti Sapienti. Tommaso d'Aquino conclude la presentazione a Dante dei dodici spiriti sapienti della Prima Corona (la Seconda Corona sarà presentata più avanti): dopo San Tommaso, Sant'Alberto Magno, Graziano, Pietro Lombardo, Salomone, Dionigi l'Areopagita, Paolo Orosio, Severino Boezio, Isidoro di Siviglia, arriviamo agli ultimi tre: San Beda il Venerabile, Riccardo di San Vittore e Sigieri di Brabante. Qui si fa cenno anche a Isidoro di Siviglia, di cui abbiamo già parlato. Ecco le sue parole:

    "Vedi oltre fiammeggiar l’ardente spiro ("Oltre vedi fiammeggiare lo spirito ardente)
    d’Isidoro, di Beda e di Riccardo, (di Isidoro di Siviglia, del Venerabile Beda, di Riccardo di San Vittore)
    che a considerar fu più che viro. (che nella contemplazione di Dio fu più che un uomo.)

    Questi onde a me ritorna il tuo riguardo, (E questi, dal quale il tuo sguardo torna su di me,)
    è ‘l lume d’uno spirto che ‘n pensieri (è la luce di uno spirito che fu oppresso da gravi pensieri,)
    gravi a morir li parve venir tardo: (tanto che la morte gli sembrò tarda: )

    essa è la luce etterna di Sigieri, (essa è la luce eterna di Sigieri di Brabante,)
    che, leggendo nel Vico de li Strami, (che, esercitando l'insegnamento nella 'Via della paglia' a Parigi,)
    silogizzò invidiosi veri." (dimostrò delle verità dottrinali che suscitarono invidie contro di lui." )

    BEDA IL VENERABILE

    Beda-il-Veberabile


    Beda il Venerabile (674-735), festeggiato il 25 Maggio, fu un monaco inglese e fu anche il patrono degli studiosi. Infatti, fu autore di opere storiche e religiose, ma anche su quasi tutti gli ambiti dello scibile umano. Fu un grande erudito, tanto che fu compreso nel numero dei Dottori della Chiesa. La sua "Storia dell'Inghilterra" ("Historia ecclesiastica gentis anglorum") fu indispensabile per la ricostruzione del periodo più antico della storia inglese, a partire dal crollo dell'impero romano: per questo lo chiamarono "Padre della storia inglese".
    Fece opere di grammatica, storia ecclesiastica e monastica notissime alla cultura medievale. Ancora più diffusa fu l'opera in cui definì i criteri e metodi della cronologia (De Temporibus liber, De Ratione temporum), dell'astronomia e della cosmografia (De Natura rerum). Disse della rotondità della Terra: una cosa già conosciuta sin dall'antichità, ma confermata dai suoi scritti.
    Fu famosa la sua profezia: "Finché resterà in piedi il Colosseo, resterà in piedi anche Roma; quando cadrà il Colosseo, cadrà anche Roma, e quando cadrà Roma, cadrà il mondo."
    San Beda fu sepolto nella Cattedrale di Durham, nell'Inghilterra del nordest. Si racconta che il termine "venerabile" lo scrisse un angelo: infatti, dopo la sua morte, un monaco, nello scrivere il suo epitaffio, scrisse solo: "Qui sono le ossa di Beda". La mattina dopo, il monaco trovò la scritta modificata: era stata cambiata da un angelo durante la notte, che corresse: "Qui sono le ossa del Venerabile Beda". Da allora, fu chiamato così.

    RICCARDO DI SAN VITTORE

    Riccardo-San-Vittore
    Riccardo di San Vittore, oltre ad essere un mistico, scrisse anche dei trattati di mistica.


    Riccardo di San Vittore fu chiamato così per via dell'abbazia benedettina di San Vittore a Parigi, di cui fu monaco e poi priore dal 1162 fino alla sua morte, nel 1173. Teologo, fu il massimo rappresentante della corrente mistica medievale e fu autore di molti libri teologici. Per esempio, il De Trinitate, sulla Trinità, il De Praeparatione animi ad contemplationem, cioè "La preparazione dell'anima alla contemplazione" e altre opere, come l'analisi sul Libro dei Salmi, sul Cantico dei Cantici e sull'Apocalisse. Di origine inglese o scozzese, ebbe una spiccata propensione alla mistica, che gli valsero l'appellativo di "Magnus contemplator", cioè "Grande contemplativo". Dante conobbe assai bene le sue opere: infatti, dice nella Commedia, che "a considerar fu più che viro", cioè nella sua contemplazione di Dio fu più che un uomo, cioè sublimò se steso. In particolare, Dante sostiene la sua osservazione sul fatto che ci sono delle visioni delle realtà superiori di cui si è incapaci di parlare e di cui poi si perde la memoria: infatti, spesso il poeta parla, nel Paradiso, dell'impossibilità di descrivere certe cose e anche di ricordarle perfettamente.
    E' la stessa cosa che si nota, per esempio, nell'Apocalisse dell'apostolo Giovanni, dove si può avvertire la difficoltà di San Giovanni di descrivere bene quello che vede. Infatti, come si fa a descrivere l'indescrivibile? E' una contraddizione in termini. Comunque, la mistica ci prova a farlo, pur coi suoi limiti. Riccardo di San Vittore fu sepolto nella sua Abbazia a San Vittore, a Parigi.

    SIGIERI DI BRABANTE

    Sigieri-di-Brabante
    Il contraddittorio Sigieri di Brabante.


    Sigieri di Brabante è il personaggio più problematico della Prima Corona dei Beati di Dante: non è un caso, infatti, che sia l'ultimo della lista. Rileggiamo la sua presentazione:

    Questi onde a me ritorna il tuo riguardo, (E questi, dal quale il tuo sguardo torna su di me,)
    è ‘l lume d’uno spirto che ‘n pensieri (è la luce di uno spirito che fu oppresso da gravi pensieri,)
    gravi a morir li parve venir tardo: (tanto che la morte gli sembrò tarda: )

    essa è la luce etterna di Sigieri, (essa è la luce eterna di Sigieri di Brabante,)
    che, leggendo nel Vico de li Strami, (che, esercitando l'insegnamento nella 'Via della paglia' a Parigi,)
    silogizzò invidiosi veri." (dimostrò delle verità dottrinali che suscitarono invidie contro di lui." )

    Sigieri fu maestro della facoltà delle Arti di Parigi, appunto nel "Vico de Li Strami", cioè Via della Paglia, o Rue du Fouarre, dove c'erano le scuole di filosofia. Si chiamava così perché gli studenti portavano con sé della paglia, con cui sedersi durante le lezioni. Sigieri fu il sostenitore dell'averroismo latino: si tratta di una dottrina della "doppia verità", che contraddice il cristianesimo. Infatti, secondo la fede cristiana, la ragione e la fede, che vengono entrambe da Dio, non si possono contraddire. Invece, l'averroismo latino dice che sono due verità che si contraddicono, anche se considera più importante la verità della fede. Ma, in questo caso, "fede" diventa una parola vuota, che non si incarna nella realtà e nel vero. E' l'esatto contrario di quello che dice San Tommaso d'Aquino. Che, curiosamente, è la stessa persona che presenta Sigieri di Brabante a Dante.

    Storicamente, Sigieri di Brabante fu accusato di eresia dalla Chiesa e lo stesso San Tommaso d'Aquino fu uno dei suoi principali avversari. Sigieri si appellò al Papa e scese in Italia per chiarire le sue tesi. Però, a Orvieto, fu ucciso da un servitore impazzito.

    Questa dualità tra fede e ragione proposta da Sigieri fu vissuta anche dal giovane Dante, che, tuttavia, nella maturità la risolse con la piena adesione alla fede, riconoscendo che la fede e la ragione non si contraddicono, nè possono contraddirsi. Ancora oggi non è chiaro perchè Dante abbia messo Sigieri tra gli Spiriti Sapienti (anche se è l'ultimo della lista, e questo è già di per sè significativo). Si pensa che Dante abbia voluto in lui sottolineare il tormento, "i pensieri gravi" che lui ben conosceva: l'angoscia derivata dai dubbi che la sua speculazione sollevava, senza essere capace di risolverli. E il fatto che Sigieri sia andato a chiarire le cose col Papa, senza riuscirci perchè morì durante il viaggio, indicava almeno la sua buona fede. Ma è difficile che le "verità dottrinali" di Sigieri, citate da Dante, e che suscitarono "invidie contro di lui", riguardino l'averroismo latino, che di certo non è una "verità dottrinale". E' probabile che Dante faccia riferimento ad altri argomenti filosofici di Sigieri, qui non chiariti.

    CANTO E DANZA DELLE ANIME

    Non appena Tommaso ha finito di parlare e di presentare la Corona dei Dodici Beati, questa ricomincia a ruotare e a cantare così dolcemente che ricorda a Dante un orologio che tintinna per chiamare i frati di un convento a celebrare il Mattutino (la prima delle lodi del convento, fatta durante la notte o comunque prima dell'alba), in modo tale da riempire d'amore lo spirito ben disposto. L'armonia di quel canto è tale che Dante non potrebbe descriverla, poiché solo chi la ascolta direttamente in Paradiso può averne un'idea precisa.

    Indi, come orologio che ne chiami (A quel punto, come un orologio che chiama,)
    ne l’ora che la sposa di Dio surge (nell'ora in cui la Chiesa si leva,)
    a mattinar lo sposo perché l’ami, (a recitare il Mattutino a Cristo affinché egli la ami ancora,)

    che l’una parte e l’altra tira e urge, (in cui una parte tira e l'altra spinge (le ruote dentate dell'orologio),
    tin tin sonando con sì dolce nota, (tintinnando in modo così dolce)
    che ‘l ben disposto spirto d’amor turge; (che riempie d'amore lo spirito ben disposto;)

    così vid’io la gloriosa rota (così io vidi quella gloriosa corona di spiriti)
    muoversi e render voce a voce in tempra (muoversi e cantare con un'armonia)
    e in dolcezza ch’esser non pò nota (e una melodia così dolce che non la si può capire,)

    se non colà dove gioir s’insempra. (se non in Paradiso dove la gioia diventa eterna.)

    COMMENTO

    Questo Canto si chiude con la descrizione del movimento armonioso della corona dei dodici spiriti, che viene paragonata al meccanismo di un orologio, i cui ingranaggi si integrano perfettamente per far suonare il richiamo alle ore canoniche. L'immagine si ricollega a quella iniziale del Sole, indicato come principale indicatore del tempo, e rimanda a quella del monastero, dove il tempo è suddiviso nei momenti liturgici, e dove i monaci vivono in perfetta armonia, come gli spiriti di questo Cielo (che appartennero quasi tutti, come quelli della seconda corona, che sarà descritta più avanti, a ordini monastici). Da rilevare infine la presenza nei versi finali dell'onomatopea tin tin, che riproduce il suono dell'orologio in maniera semplice e immediata, e del verbo "s'insempra" (che vuol dire "diventa eterno", coniato sull'avverbio «sempre»), che chiude il Canto, ed è uno dei tanti neologismi danteschi (cioè, parole inventate) presenti nel Paradiso, che, qui come altrove, ha la funzione di impreziosire ed innalzare lo stile, in corrispondenza con un argomento assai elevato. Tali artifici, come si vedrà, diventeranno via via più frequenti, nel corso del Paradiso. Inoltre, questi versi del "tin tin" sono una delle prime attestazioni degli orologi nel Medioevo: allora erano dei meccanismi che funzionavano appunto con ruote dentate e contrappesi, citate da Dante, e che facevano suonare dei martelletti o dei campanelli, come sveglia: da qui il tin-tin.

    IL DANTE DI NAGAI

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    Il Cielo del Sole mostrato da Nagai.


    Nagai ha dedicato diverse scene alla sezione dedicata al Cielo del Sole: fa incontrare solo Tommaso d'Aquino e Dante, con Beatrice. Inoltre, Tommaso è raffigurato come Carlo Martello d'Angiò: Nagai ha usato le sue sembianze, raffigurate da Dorè, per rappresentare il santo, che così porta un'assurda corona. Ecco i dialoghi:

    Beatrice: Ecco il cielo dove dimorano gli spiriti sapienti...il Cielo del Sole! Questo è il Quarto Cielo.
    Dante: Oh! che luce incredibile! E' talmente forte che dà le vertigini! Ahh...in questa luce così intensa...non riesco a vedere nulla...Beatrice, dove sei? Vedo solo un alone luminoso...
    Beatrice: Non devi vedere con gli occhi, ma col cuore! Questo è il mondo della luce, Dante, lasciati pervadere da questa luce!

    Beatrice


    La faccenda di "non vedere con gli occhi, ma col cuore" sa di intimismo orientale. Dante, invece, usa gli occhi per tutta la Divina Commedia, sia nell'Inferno, che nel Purgatorio, che in tutto il Paradiso. Nessun "occhio del cuore" per il Dante originale, ma occhi veri, come i miei e i tuoi. Questo, infatti, richiama la nostra futura ascesa in Paradiso anche come corpo, non solo come anima. Ma Nagai non è cattolico, non crede quindi nella resurrezione dei corpi. La religione orientale, tutta spirituale, mai corporea, parla sempre di continue reincarnazioni in corpi diversi. Quindi, per Nagai, gli occhi veri contano poco, a differenza del cristiano.

    Dante: Ma io...come posso fare, Beatrice?
    Beatrice: La luce non è altro che l'amore di Dio! Lascia che l'amore divino si diffonda dentro di te! Accettalo docilmente dentro il tuo cuore, lasciando che la tua anima riscopra l'innocenza della fanciullezza.


    Non esiste l' "innocenza della fanciullezza": anche il fanciullo ha il peccato originale. L'innocenza è quella in cui sei privo del peccato originale e di ogni peccato. Non si può identificare l'innocenza, cioè l'assenza di peccato, con un'età. Inoltre, questo "amore divino che si diffonde dentro di te come luce" diventa una misteriosa Forza anonima da Guerre Stellari. Invece, è vero che Dio è Luce, ma è soprattutto Persona: incontrare Dio è un incontro con Qualcuno, non con una "Forza" anonima e impersonale.

    Dante: Ah! Beatrice, ora ti vedo di nuovo...anch'io...sono diventato di luce?
    Beatrice: Sì, agli occhi dei viventi si potrebbe dire così...


    Non c'è nessuna "trasformazione in luce" in Paradiso: noi vedremo Dio come realmente è perchè saremo simili a Lui. Ma non si può spiegare questo: la "trasformazione in luce" non spiega niente e richiama ancora l'annullamento del corpo fisico. Ricordiamo che Dio ha un corpo, e l'avrà per l'eternità, perchè si è incarnato in Gesù Cristo. Non è solo spirito.

    Dante: Ah! Qualcuno sta venendo qui...
    Tommaso d'Aquino: Sono uno degli spiriti che vive nel Cielo del Sole...Tommaso d'Aquino.
    Dante: Oh! San Tommaso! Ti prego, aiutami tu a sciogliere i miei dubbi!

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    San Tommaso d'Aquino col vestito di Re Carlo Martello d'Angiò. Non so perchè Nagai ha scelto questa rappresentazione.


    Dante infatti chiederà a San Tommaso d'Aquino di spiegargli qualcosa nel prossimo canto. Ma la risposta del Tommaso del manga è ancora rivolta secondo il pensiero orientale:

    Tommaso d'Aquino: Tu, che dal mondo terreno ti incammini verso il Paradiso...le risposte che cerchi le troverai nel tuo cuore!
    Dante: Ma come...?! Vuol dire che le risposte ai dubbi che mi tormentano sgorgheranno direttamente dal mio cuore?


    Qui si esclude completamente Dio, considerando solo delle "risposte dentro il proprio cuore". Questo è l'intimismo orientale, simile alla conoscenza secondo la Massoneria. Ma la risposta invece è fuori, non dentro: è una persona, Gesù Cristo, Dio fatto uomo. Non esiste nessuna "risposta dentro il proprio cuore". Da soli non otteniamo nessuna risposta: ci vuole Qualcuno, al di fuori di noi, che ce le dia. Questo è il cristianesimo.

    Beatrice: Nel Paradiso non c'è bisogno di parole, e la voce non serve a chi come te è ora fatto di luce! Siamo nel Cielo del Sole, quello degli Spiriti Sapienti, ricordi? Apri il tuo cuore alla sapienza che dimora in questo cielo!

    Come sarebbe a dire che nel Paradiso non c'è bisogno di parole? Dio è Parola. Sì, i beati leggono la mente di Dante perchè sono tutti in Dio, ma usano sempre delle parole per spiegarsi. Non usano telepatie, sensazioni o altro.

    Dante: Tutti i miei dubbi sulla religione si stanno sciogliendo uno dopo l'altro....ora...ora riesco a comprendere...

    E' un capire senza parlare: ma questa scena nella Commedia non compare mai. Il vero Dante, invece, incontra in Paradiso delle persone con cui parlare, non incontra delle sensazioni che gli spiegano tutto senza dire niente. Dio ha creato la ragione, il cervello, la bocca: è giusto usare questi doni per capire, perchè Dio vuole che questi doni siano usati. Solo nell'incontro diretto con Dio non ci sarà più bisogno di parole: ma questa è la contemplazione della bellezza di Dio. Per avere un'idea, è come rimanere stupiti per un attimo, rimanendo senza parole, davanti alla immensa bellezza di un tramonto o di un'alba. Invece Dante e Beatrice, nel manga, contemplano con gli occhi chiusi.

    D6
    Dante, Beatrice e Tommaso d'Aquino: Nagai qui introduce il Buddismo in un'opera cristiana come la Divina Commedia.


    Ma questo non è cristianesimo: questo è buddismo, in cui si guarda dentro di sè, perchè la realtà per il buddismo è illusione. Tutte le statue del Budda infatti hanno gli occhi chiusi, come segno del rifiuto del reale e del vero. Nella ricerca dell'interiorità si troverebbero le "risposte", dentro di sè, che sono "inesprimibili", cioè, sono senza parole nè spiegazioni, e "inconoscibili", cioè che non si possono trasmettere, ma solo sentire. E' l'intimismo orientale, il buddismo, il rifiuto della realtà in quanto tale.

    Invece il cristiano sa che Dio è creatore del Cielo e della Terra: il reale è vero perchè Dio è vero. Nagai qui presenta invece il Dio inesistente del buddismo (che di base è una filosofia atea). Quindi, in quella pagina con Dante e Beatrice che sono ad occhi chiusi, Nagai non avrebbe dovuto mettere un santo cristiano come San Tommaso d'Aquino, sostenitore della verità delle cose e della realtà. Come già ho detto una volta, S. Tommaso, nelle sue lezioni, portava una mela e diceva: "Questa è una mela. Chi non è d'accordo, può andarsene". Un buddista se ne sarebbe andato via subito.

    BIBLIOGRAFIA
    https://divinacommedia.weebly.com/paradiso-canto-x.html

    (Continua qui)

    QUI TUTTI I LINK SULL'ANALISI SU DANTE

    Edited by joe 7 - 2/12/2023, 19:34
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    Nagai ha fatto una bella macedonia adattando questo canto.
    Praticamente, l'insegnamento di questo canto é che la Fede e la Ragione si uniscono l'una nell'altra, completandosi a vicenda.
     
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    CITAZIONE (Andrea Michielon @ 25/11/2023, 21:26) 
    Nagai ha fatto una bella macedonia adattando questo canto.
    Praticamente, l'insegnamento di questo canto é che la Fede e la Ragione si uniscono l'una nell'altra, completandosi a vicenda.

    Non è esatto dire che fede e ragione si completano a vicenda, o meglio è impreciso: fede e ragione vengono entrambe da Dio, per questo non possono contraddirsi. Certo, si completano, ma soprattutto vengono dalla stessa fonte. Dio non può contraddire Se stesso.
     
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