ZAGOR 29-30: LA PREDA UMANA (Analisi di Ivan)Testi: Guido Nolitta (Sergio Bonelli)
Disegni: Gallieno Ferri
Zagor edizione originale Zenith: n. 80-81 (usciti nel 1967). I numeri reali sono 29-30. Infatti, l'edizione Zenith originale pubblicò Zagor a partire dal numero 52, quindi ha la numerazione sfasata che continua ancor oggi, con 51 numeri in più. Prima del numero 52, pubblicava storie di altri personaggi bonelliani come
Hondo, Kociss, eccetera. Tutte le varie ristampe di Zagor, invece, seguono la numerazione reale: in questo caso, i numeri 29-30. Questa brevissima storia fu pubblicata per la prima volta in formato libretto sui numeri 65-69 della terza serie, anno 1966-67 (gennaio). Successivamente, furono raccolti nel 1967 (novembre-dicembre) negli albi 29-30 di Zagor.
TRAMADurante un raduno di trappers in cui partecipano anche Zagor e Cico, avviene un attacco indiano: si tratta dei Munsee di Volpe Bianca, che ritengono colpevoli i trappers della scomparsa di alcuni giovani Munsee negli ultimi giorni. Zagor chiede a Volpe Bianca una tregua per trovare il vero colpevole. Le sue indagini lo portano all'Isola Lunga, una zona isolata dove vive
Lord Alex Nicholson, un appassionato della caccia, che, in cerca di emozioni sempre più forti, ha iniziato a dare la caccia all'uomo: per questo ha catturato i Munsee e li ha uccisi usandoli come prede. Ed ora tocca a Zagor...
Nella conclusione della storia, Zagor e Cico fanno il primo breve incontro con l'ambiguo Guitar Jim, il ladro pistolero con la chitarra.
COMMENTOUn classico storico. Assieme a
L'avvoltoio e
Guerra, fa parte del trittico di storie che ha consacrato Zagor come un prodotto speciale nel panorama fumettistico dell'epoca – ovvero, un fumetto che poteva essere letto sia dai bambini che dagli adulti, soddisfacendo i gusti di entrambi. Un raro caso di fumetto dal target "universale".
PREGIInizio col sottolineare la relativa BREVITÀ dell'episodio: "solo" 120 pagine, ma intensissime, a smentire il tormentone (infondato, secondo me) che "non sia possibile realizzare buone storie con un ristretto numero di pagine a disposizione".
Come in quasi tutti i soggetti di Nolitta, la trama di base prende spunto da opere già realizzate (libri, film, o anche fumetti altrui). In questo caso l'ispirazione può essergli stata fornita dal celebre racconto
"The most dangerous game" di Richard Connell, da cui è stato tratto il film
"Pericolosa partita" (1932), e
"La preda umana" (1956), che riprende il tema della preda umana come mero "trofeo di caccia".
Al di là del fatto che lo spunto di base non sia originale, la sua rielaborazione in chiave zagoriana è riuscitissima. E' probabile che un Nolitta più maturo avrebbe sviluppato la sequenza della caccia in modo più articolato, ma anche così rimane una bellezza.
La "cornice" della storia può apparire un po' pretestuosa (il rischio di una guerra tra i Munsee e i trappers di Darkwood, accusati della scomparsa di alcuni guerrieri della tribù), ma Nolitta la rende comunque gradevole grazie al suo stile narrativo, accattivante e ricco di colore. A proposito, questo è anche il primo episodio in cui vengono presentati quei trappers che poi diventeranno personaggi ricorrenti nella serie: Rochas, Doc Lester, Doney, Jim Baker...Nell'occasione, Cico trova il modo per farsi benvolere fin da subito da tutti quanti.
Affascinante la caratterizzazione di
lord Alex Nicholson, che non appare solo come un assassino pazzoide, bensì come un lucido, educato, elegante aristocratico inglese in cerca di emozioni forti. Per quanto contorta, nella sua filosofia di
cacciatore estremo c'è del metodo. Intenso il suo confronto con Zagor durante il pranzo: rimangono impressi i suoi modi raffinati - mentre parla disinvoltamente di uccidere le persone per il puro gusto della caccia - e la dura replica dello spirito con la scure:
"Io vi ucciderò stanotte, parola di Zagor!"
Nolitta offre il meglio del suo stile nella
sequenza della caccia, il cui svolgimento ha un pathos formidabile. Epicità allo stato puro. Ad ottenere questo effetto contribuiscono in buona misura anche le
didascalie, usate sempre con grande maestria dal Sergione.
Nonostante la sua esperienza nel muoversi nella foresta, Zagor non riesce a nascondersi dagli abilissimi servi di Nicholson. E' quindi costretto ad improvvisare di volta in volta la propria difesa, costruendo armi rudimentali e ricorrendo a mosse di astuzia per liberarsi degli inseguitori. Alla fine riesce a disarmare Nicholson e, in perfetto stile-Zagor, gli fa assaggiare un pò della sua stessa medicina, invertendo i ruoli
cacciatore/preda (una cosa che sarà ripetuta, anche se in modo diverso, in
Tigre!)
Pure in punto di morte, l'aristocratico non rinnega la sua filosofia, complimentandosi con Zagor per avergli offerto
"la miglior battuta di caccia della sua vita".
La parte conclusiva possiamo considerarla un semplice "riempitivo" dell'albetto a striscia, col ripristino della pace fra trappers e Munsee, e il divertente esordio di
Guitar Jim in un segmento a sè stante.
DIFETTIA mio avviso ci sono un paio di cadute di tono nel finale:
- Piuttosto gratuita la fine di Nicholson tra gli artigli di due coguari comparsi dal nulla.Probabilmente, Nolitta non sapeva bene che esito dare all'inversione di ruoli
cacciatore/preda tra Zagor e Nicholson, così ha optato per una "facile" soluzione che bypassasse il problema...ma l'idea dei coguari è una stonatura. Ci si chiede dove stavano prima, questi due pericolosissimi felini, che si inseriscono di punto in bianco nella narrazione. Infatti, queste belve avrebbero potuto benissimo aggredire le "prede umane" – o anche lo stesso Nicholson – pure nelle precedenti cacce all'uomo...
- I due sgherri di Nicholson, assediati da Zagor, si eliminano da soli provocando un incendio della capanna.Una soluzione un po' frettolosa e anche poco credibile nella sua dinamica. Diamine: intorno a loro la baracca va a fuoco...e questi due idioti continuano ad azzuffarsi come se niente fosse, finché il soffitto non crolla loro in testa?
DISEGNIFerri sempre più in crescita. Dopo
L'avvoltoio, questo è l'episodio che maggiormente attesta la sua straordinaria abilità nel rappresentare le atmosfere notturne. Seppur a sprazzi, già si intravede la
magia del suo inimitabile segno (magia che raggiungerà il suo culmine in
Angoscia).
Storia:
8Disegni:
9P.S.: DIDASCALIEInutile sottolineare la magnificenza e l'efficacia delle didascalie. Trasformate quella vignetta di Zagor, che attende i cacciatori con l'arco in mano, in uno schema "moderno", "attuale", "al passo coi tempi". Risultato: o Zagor si fa una telecronaca mentale che striderà come unghie sulla lavagna, o saranno delle vignette mute che perderanno così il 90% del pathos. Tipo:
QUI TUTTI GLI ARTICOLI SU ZAGOREdited by joe 7 - 8/9/2022, 21:17
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