Il blog di Joe7

  1. DIVINA COMMEDIA DI NAGAI E DI DANTE: INFERNO, CANTO 8

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    Divina Commedia
    By joe 7 il 11 Sep. 2021
     
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    INFERNO, CANTO 8 - QUINTO CERCHIO: IRACONDI
    (primo post: qui; precedente post: qui)

    LA PALUDE DELLO STIGE; FLEGIAS

    Siamo ancora nel Quinto Cerchio, quello degli Iracondi e Accidiosi, descritto prima. La palude dello Stige si allarga e Dante e Virgilio arrivano ai piedi dell'alta torre sulla sponda della palude. Dante aveva notato che da essa era partito un segnale luminoso, cui aveva risposto un segnale identico proveniente da un'altra torre, che sorge più lontano. Dante chiede a Virgilio il significato delle luci e chi ne sia l'autore: il maestro spiega che, attraverso il vapore della palude, Dante potrà scorgere colui che stanno aspettando. Dante vede avvicinarsi una piccola imbarcazione che si muove più veloce di una freccia. La barca è governata da un solo traghettatore, Flegiàs, che apostrofa Dante scambiandolo per un dannato: ma Virgilio lo zittisce, dicendogli che lui dovrà solo trasportarli attraverso la palude. Il demone reagisce con stizza, poi i due poeti salgono sulla barca (che affonda lievemente solo quando vi sale Dante, dotato di un corpo) e Flegiàs parte.

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    Flegiàs, demonizzato da Dante, nel mito classico, era il re dei Lapiti e aveva incendiato il tempio di Apollo a Delfi, uno dei templi più importanti della Grecia antica: infatti si era adirato perché il dio aveva sedotto sua figlia. Per questo affronto, però, Apollo, lo crivellò di frecce e lo scaraventò nel Tartaro, condannandolo a stare per l'eternità con un enorme masso sempre sul punto di cadergli addosso. La sua storia è narrata nell'Eneide. Il nome "Flegiàs" indica un avvoltoio dal piumaggio rosso; richiama anche il termine greco "phlego" e il termine latino "flagro", tradotti entrambi come "incendio". Tutto questo rende Flegiàs un demone rappresentativo degli iracondi, essendo appunto l'emblema di un'ira fulminea e deflagrante. Non è chiaro se la funzione di Flegiàs sia quella di traghettare solo le anime degli iracondi o anche quelle di tutti i dannati destinati al Basso Inferno.

    Il Flegiàs di Nagai parla di più dell'originale, ridendo e mandando minacce a ripetizione. Nel poema, Flegiàs dice solo: "Or sè giunta, anima fella!" (cioè anima dannata), confondendo Dante con uno dei dannati. Oltre a questo, dopo che è stato ammonito da Virgilio, non dice più nulla. Inoltre, sempre nel manga, Flegiàs nel suo tragitto con la barca fende i dannati iracondi smembrandoli, cosa che nel poema non accade.

    FILIPPO ARGENTI

    Mentre la barca attraversa la palude, si avvicina l'anima di un dannato che chiede a Dante la sua identità, visto che è ancora vivo, quindi è troppo presto per lui giungere all'Inferno (e in questo modo vuole spaventare il poeta facendogli credere che dopo morto andrà all'Inferno). Dante risponde che lui presto ripartirà e chiede a sua volta chi sia il dannato che gli parla. Questi non risponde, ma Dante lo riconosce come Filippo Argenti, al quale rivolge parole di condanna. Il dannato si protende verso la barca, cercando di afferrare Dante, ma Virgilio lo spinge via con violenza:

    "Via costà con li altri cani!" (Và via di qui, torna con gli altri cani!")

    Chi è nell'inferno non è un innocente tormentato, ma è un malvagio che ha perso la sua dignità di uomo e che si merita in pieno la sua eterna punizione: per questo, Virgilio lo tratta duramente. Virgilio poi pronuncia parole di elogio a Dante; poi rivolge un'ammonizione a tutti gli uomini alteri e orgogliosi, come lo fu l'Argenti, che in vita si credevano grandi, potenti e intoccabili, e all'Inferno finiranno per sempre come porci nel fango.

    "Quanti si tegnon or là sù gran regi (Quanti uomini si credono in vita dei grandi re)
    che qui staranno come porci in brago, (mentre qui all'Inferno saranno come porci nel fango)
    di sé lasciando orribili dispregi!". (lasciando di sé un orribile ricordo!)


    Dante manifesta il desiderio di vedere il dannato azzuffarsi coi compagni di pena, prima di lasciare lo Stige, e Virgilio afferma che ne avrà presto l'occasione. Poco dopo, infatti, Dante vede gli altri dannati avventarsi su Filippo Argenti facendone strazio, spettacolo che Dante gode pienamente. Lo scontro è così violento che lo stesso Filippo Argenti morde rabbiosamente se stesso.

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    Filippo Argenti cerca di salire sulla barca e Virgilio lo respinge: Nagai ha preso la scena dalle litografie di Gustave Dorè.


    Filippo Argenti era un fiorentino Guelfo Nero (Dante era un Guelfo Bianco, quindi rivale. Si veda qui). Oltre ad essere avverso a Dante, l'Argenti e la sua famiglia si erano sempre opposti al rientro di Dante a Firenze dopo l'esilio; inoltre, ne usurparono anche i beni. L'Argenti reagisce con stizza alla presenza di Dante e rifiuta di rivelare il proprio nome per orgoglio, salvo poi avventarsi furioso contro il poeta nel momento in cui lui lo riconosce e lo fa oggetto di parole ingiuriose di condanna.

    Nel manga, Dante non chiede a Filippo chi sia, mentre nel poema lo fa e l'Argenti dà una risposta evasiva. Nel poema, Dante non dice neanche il nome del dannato, cosa che invece faranno gli altri dannati, sbranandolo. Sempre nel manga, l'Argenti, protestando e dicendo di non essere malvagio, prova a salire sulla barca e viene ricacciato; ma nel poema non lo fa, viene solo scacciato da Virgilio.

    LA CITTA' DI DITE

    Mentre la barca di Flegiàs si allontana dagli iracondi, Dante sente un coro di voci dolorose che lo riempiono di angoscia: Virgilio lo informa che ormai sono vicini alla città infernale di Dite, popolata da un grande stuolo di demoni. Dante drizza lo sguardo e vede le torri della città che sono simili a quelle delle moschee, rosse come se fossero roventi. Virgilio spiega che il fuoco eterno che vi è dentro la città ne arroventa le mura, rendendole di colore rossastro. La barca si avvicina ai profondi fossati che cingono Dite: la barca fa un ampio giro prima di approdare all'argine, dove Flegiàs invita con fare imperioso i due poeti a scendere, perché lì c'è l'accesso alla città. Dante alza gli occhi e vede migliaia di diavoli sugli spalti della città, che lo guardano minacciosi e gli chiedono chi sia lui per entrare, da vivo, nell'Inferno.

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    La città infernale di Dite. Nagai la rappresenta come un castello medievale, mentre Dante invece l'ha descritta come un minareto.


    Virgilio fa cenno di voler parlare con loro in disparte e i diavoli acconsentono, urlando a Dante di tornare indietro da solo, mentre Virgilio dovrà rimanere nella città di Dite. Dante è colto da grande paura e invita Virgilio a riportarlo indietro, visto che il passaggio sembra loro negato. Ma lui lo rassicura, ricordando che il viaggio è voluto da Dio: quindi lo invita ad attenderlo lì e si avvicina alle mura della città per parlamentare coi diavoli. Dante attende con impazienza, roso dai dubbi, mentre Virgilio scambia coi diavoli parole che lui non può udire.

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    Virgilio parla coi diavoli di Dite. Nagai però li rappresenta come uomini, senza corna nè ali.


    Dopo poco tempo, però, i diavoli corrono dentro la città chiudendo le porte in faccia a Virgilio, al quale non resta che tornare sconsolato da Dante, con gli occhi bassi e la vergogna dipinta sul volto. Virgilio rassicura nuovamente Dante sul fatto che egli vincerà la prova, rammentando che l'alterigia dei diavoli non è nuova e fu già una volta vinta da Cristo trionfante, quando, il giorno della Sua resurrezione, entrò all'Inferno sfondandone la porta. Il maestro dichiara infine che un messo celeste, un angelo, sta già percorrendo la discesa infernale, dalla porta fino al punto dove adesso si trovano, e, grazie al suo intervento, il viaggio potrà proseguire.

    Dite, in latino Dis o Ditis o Dispater, era il nome di un'antica divinità latina degli inferi, indicata come "Dispater", versione rovesciata di "Iuppiter", che sta per "Padre Giove". Per estensione, il suo nome assume anche il significato di luogo, cioè il mondo dei morti, equivalente all'Ade. La città infernale, chiusa per Dante e Virgilio, si staglia con le sue mura e le torri rosse per il fuoco che divampa all'interno: la struttura di Dite è simile a quella di una moschea, perchè in quella città sono puniti gli eresiarchi (ne parleremo più avanti). Per la prima volta, il viaggio di Dante e Virgilio subisce qui un arresto: i diavoli reagiscono ai visitatori con stizza e ira, come gli iracondi dello Stige. Dante è addirittura terrorizzato al pensiero di essere abbandonato all'Inferno.

    L'intervento di Virgilio, che simboleggia la ragione umana, è fallimentare: con questo Dante vuol dire che, in certe circostanze, la ragione umana non basta più ed è necessario l'intervento divino per andare avanti.

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    Il fallimento di Virgilio.


    La ragione umana infatti, di per sè, non è onnipotente, nè onnisciente: è impossibile ritenere solo questa come unica capacità della comprensione di tutte le cose visibili e invisibili, come insiste invece il razionalismo. La ragione correttamente intesa, invece, riconosce che esistono cose che superano la stessa ragione, pur senza mai contraddirla. Dio stesso è Logos, Ragione, ma nello stesso tempo è oltre le nostre capacità di comprensione. Di Lui possiamo capire quello che ci dice la ragione umana insieme alla Rivelazione divina, cioè la venuta di Gesù Cristo.

    Tornando alla città di Dite, sarà necessario l'arrivo di un messo celeste, un Angelo, che avrà la funzione di eliminare l'ostacolo e rimproverare aspramente i diavoli della loro sterile opposizione, cosa che verrà narrata nel Canto successivo.

    CONFRONTO TRA MANGA E POEMA

    Nel manga, Virgilio, invece di consolare Dante, gli dice, nello stile giapponese, che, se vuole tornare indietro, faccia pure, che lui non vuole avere nulla da spartire con chi non è capace di portare a termine la sua missione. Sembra di sentire uno di quegli allenatori dei manga sportivi. Inoltre, Virgilio, sempre nel manga, dice a Dante che è suo destino compiere questo viaggio. Invece, nel poema, Virgilio dice chiaramente che è volontà di Dio che Dante faccia questo viaggio di salvezza. Un anonimo "destino", infatti, non esiste nel cristianesimo: esiste solo Dio e la Sua volontà, che è la volontà di un Padre buono e non di un Destino anonimo e impersonale.

    BIBLIOGRAFIA:
    https://divinacommedia.weebly.com/inferno-canto-viii.html
    Bussola Quotidiana, Giovanni Fighera

    (Continua qui)

    QUI TUTTI I LINK SULL'ANALISI

    Edited by joe 7 - 27/11/2021, 18:21
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    "L'intervento di Virgilio, che simboleggia la ragione umana, è fallimentare: con questo Dante vuol dire che, in certe circostanze, la ragione umana non basta più ed è necessario l'intervento divino per andare avanti".

    Questo discorso lo avevo già pensato anch'io e mi ha ricordato anche l'ultimo viaggio di Ulisse, che sarà trattato in seguito.
    Il discorso mi ha anche fatto pensare a quelle persone che chiedono aiuto a Dio affinché risolva il problema per loro.
    In conclusione, Dio aiuta gli uomini nelle loro imprese, ma essi devono anche fare affidamento sulle proprie capacità e non aspettarsi la manna dal cielo.
     
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    CITAZIONE (Andrea Micky1 @ 11/9/2021, 20:38) 
    "L'intervento di Virgilio, che simboleggia la ragione umana, è fallimentare: con questo Dante vuol dire che, in certe circostanze, la ragione umana non basta più ed è necessario l'intervento divino per andare avanti".

    Questo discorso lo avevo già pensato anch'io e mi ha ricordato anche l'ultimo viaggio di Ulisse, che sarà trattato in seguito.
    Il discorso mi ha anche fatto pensare a quelle persone che chiedono aiuto a Dio affinché risolva il problema per loro.
    In conclusione, Dio aiuta gli uomini nelle loro imprese, ma essi devono anche fare affidamento sulle proprie capacità e non aspettarsi la manna dal cielo.

    E' così. Come dice il proverbio "Aiutati che Dio ti aiuta". Dio ti aiuta, certo, ma tu, da parte tua, devi darti da fare. Il Regno dei Cieli è dei violenti, cioè di chi si impegna, non dei pelandroni che vogliono la pappa pronta senza mai impegnarsi per conto proprio.
     
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    Credo che il termine giusto fosse "volenti" e non "violenti".
     
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    CITAZIONE (Andrea Micky1 @ 12/9/2021, 09:57) 
    Credo che il termine giusto fosse "volenti" e non "violenti".

    No, proprio "violenti", con la "i". Cioè usare violenza contro se stessi e le proprie tendenze a fare il male.

    Non basta essere "volenti", cioè volere e basta, perchè quella può essere una volontà debole, indecisa, incerta, insicura. E che non porta a nessun vero cambiamento.

    "Violenti" significa invece avere una volontà forte, decisa, sicura, ovviamente sempre con l'aiuto di Dio. Questo è comportarsi da uomini. Certo, tante volte si cade, ma l'importante è rialzarsi sempre. Una volontà debole non sarà mai capace di avanzare veramente, nonostante le difficoltà.
     
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    Dovresti essere riconosciuto (da enti competenti) come un "alighierologo" di prima classe, nell'analisi serrata fatta abbracciando il cristianesimo intrinseco di Dante Alighieri, in grado di sbaragliare autori e autrici comunque pregevoli come Christine de Pizan (che nella sua Cites de Dames mette in spicco Semiramide l'incestuosa, tra i lussuriosi) e Primo Mazzolari, per cui Giuda Iscariota è stato assolto, mentre nella Comedia lo ritroveremo praticamente all'ultimissimo piano. Poi ci sono le analisi dei fumetti di Barks, che potrebbero sostituire quelle su Asterix, entrambe opere "adulte" nell'analisi alle volte feroce fatta all'uomo e alla società, alla faccia di chi mette sesso ovunque ma si ostina a presentare un idea infantile e sempliciona del mondo. Poi Bryger....è pieno delle stesse piacevoli ingenuità di Combattler e Danguard, mentre su Daimos e Daltanious ci penserei, perchè dopotutto hanno delle belle trame
     
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    CITAZIONE (Andrea Cornali @ 13/9/2021, 14:07) 
    Dovresti essere riconosciuto (da enti competenti) come un "alighierologo" di prima classe, nell'analisi serrata fatta abbracciando il cristianesimo intrinseco di Dante Alighieri, in grado di sbaragliare autori e autrici comunque pregevoli come Christine de Pizan (che nella sua Cites de Dames mette in spicco Semiramide l'incestuosa, tra i lussuriosi)

    Ti ringrazio, cerco di fare le analisi con cura. Mi interessava vedere il confronto tra la visione cristiana di Alighieri e quella non cristiana di Nagai. Semiramide comunque era effettivamente tra i lussuriosi: la De Pizan non si è sbagliata, nè ha modificato Dante.

    CITAZIONE (Andrea Cornali @ 13/9/2021, 14:07) 
    e Primo Mazzolari, per cui Giuda Iscariota è stato assolto, mentre nella Comedia lo ritroveremo praticamente all'ultimissimo piano.

    Nessuno può dire davvero che fine abbia fatto Giuda: la Chiesa ha fatto un elenco di Santi, ma non ha mai fatto un elenco di dannati. La colpa principale di Giuda comunque non è stata il tradimento (già questo di per sè gravissimo, comunque), ma la disperazione della salvezza, cioè il pensare che Gesù non lo avrebbe mai perdonato. E quindi, per disperazione, si è impiccato. Il suo peccato di base è stato la disperazione, più che il tradimento.

    CITAZIONE (Andrea Cornali @ 13/9/2021, 14:07) 
    Poi ci sono le analisi dei fumetti di Barks, che potrebbero sostituire quelle su Asterix, entrambe opere "adulte" nell'analisi alle volte feroce fatta all'uomo e alla società, alla faccia di chi mette sesso ovunque ma si ostina a presentare un idea infantile e sempliciona del mondo.

    E' un errore comune considerare "adulte" le storie piene di sesso. E di violenza, anche.

    "Adulto" significa chi sa affrontare la vita: tutto ciò che insegna ad affrontare in modo giusto la vita è davvero "adulto". Asterix, Carl Barks, eccetera, parlano di sentimenti umani, situazioni comuni nell'uomo e nel mondo in cui vive, quindi sono davvero adulti. Insegnano a capire chi è l'uomo, attraverso un taglio umoristico-avventuroso.

    Le fiabe e le leggende, in particolare, sono molto adulte, perchè insegnano le verità di base della vita: tipo mantenere le promesse e non mentire, sapere che esiste il male nel mondo e quindi bisogna affrontarlo ed evitarlo; il pericolo delle cattive compagnie, eccetera.

    In sostanza, tutto ciò che insegna a fare il bene ed evitare il male è adulto. Tutto il resto non ha nulla di adulto, e non renderà nessuno adulto, cioè capace di affrontare la vita.

    CITAZIONE (Andrea Cornali @ 13/9/2021, 14:07) 
    Poi Bryger....è pieno delle stesse piacevoli ingenuità di Combattler e Danguard, mentre su Daimos e Daltanious ci penserei, perchè dopotutto hanno delle belle trame

    Mi piace scherzare sui luoghi comuni robotici, che sono fonte di battute infinite. ^_^ Pure Daimos e Daltanious hanno le stesse caratteristiche, prima o poi affronterò anche loro. Dopo il Bryger, comunque, pensavo di fare il Vultus 5, la versione aggiornata del Combattler. Comunque vedremo.

    Edited by joe 7 - 13/9/2021, 17:58
     
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    Col personaggio di Fregias, Nagai parte da zero, trasformandolo in un personaggio da manga: resta impresso il discorso a Virgilio dopo che ha cacciato Argenti (ci sai fare Virgilio. Mi piacciono gli uomini così focosi).
    Nella scena davanti alle porte di Dite, Virgilio fa un discorso da "maestro allenatore dei manga" che da "Guida cristiana".
     
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    CITAZIONE (Andrea Michielon @ 18/8/2023, 10:44) 
    Col personaggio di Fregias, Nagai parte da zero, trasformandolo in un personaggio da manga: resta impresso il discorso a Virgilio dopo che ha cacciato Argenti (ci sai fare Virgilio. Mi piacciono gli uomini così focosi).
    Nella scena davanti alle porte di Dite, Virgilio fa un discorso da "maestro allenatore dei manga" che da "Guida cristiana".

    Flegias, non Fregias: si vede che i traduttori hanno fatto un pò di confusione, perchè il giapponese non fa distinzione tra la "l" e la "r". Ma il nome originale è Flegias.

    Per il resto, è una cosa che avevo notato e descritto diverse volte: Nagai trasforma la Divina Commedia in un allenamento manga. Visto che non è cristiano, non può certo fare una "Guida cristiana" come dici tu. Ogni botte dà il vino che ha. Non è che qui ce la caviamo meglio, con l'orrendo Dante di Toninelli...
     
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    Il Dante di Toninelli é una porcheria immonda (anche perché realizzato da un autore che si dichiara ateo) ed é meglio fingere che non esista.

    Seppur differendo dall'opera originale proprio nel suo significato, cosa non da poco, l'adattamento di Nagai almeno é fatto bene.
     
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    CITAZIONE (Andrea Michielon @ 18/8/2023, 12:14) 
    Il Dante di Toninelli é una porcheria immonda (anche perché realizzato da un autore che si dichiara ateo) ed é meglio fingere che non esista.

    Seppur differendo dall'opera originale proprio nel suo significato, cosa non da poco, l'adattamento di Nagai almeno é fatto bene.

    Nagai è un artista, nonostante tutto; Toninelli è un narratore, ha delle qualità (ha fatto delle storie, alcune passabili, di Zagor), ma ha fatto un Dante orrendo.

    Nonostante questo, ha tenuto una serie di conferenze sul suo Dante presso le sedi della Società Dante Alighieri di Oslo, Trondheim, Halden, Christiansand, Stavanger e Bergen. Anzi, ha anche presentato al Raptus Comics Festival l'edizione norvegese del suo Dante - Inferno, pubblicato da Transfer Forlag e scelto, insieme ad altri trenta libri (tra centotrenta in concorso), dal Ministero della Cultura norvegese per la distribuzione gratuita in tutte le biblioteche del paese.

    Ciascuno ha il suo Dante che merita. =_=
     
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