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  1. DIVINA COMMEDIA DI NAGAI E DI DANTE: INFERNO, CANTO 16

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    Divina Commedia
    By joe 7 il 11 Dec. 2021
     
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    INFERNO, CANTO 16 - SETTIMO CERCHIO, TERZO GIRONE: TRE SODOMITI; LA ROVINA DI FIRENZE
    (primo post: qui; precedente post: qui)

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    Dante e Virgilio davanti alla cascata del Flegetonte, il fiume di sangue bollente.


    ALTRI TRE SODOMITI

    Dante e Virgilio sono ancora nel Terzo Girone, quello dei sodomiti, e si stanno avvicinando alla cascata del Flegetonte, il cui rumore, da lontano, sembra quello di un'arnia piena di api. All'improvviso, tre dannati si staccano dagli altri e corrono verso Dante, gridandogli di fermarsi, poiché l'hanno riconosciuto come fiorentino come loro. Dante vede che sono ricoperti di piaghe, vecchie e recenti, causate dalla pioggia di fuoco e ne prova dispiacere. Virgilio invita Dante a fermarsi: dice che quelle sono tre anime di personaggi degni di rispetto, con cui è necessario essere cortesi. I tre dannati, per non smettere di camminare (se si fermano sono bloccati in quella posizione per cent'anni), iniziano a girare in tondo, simili a dei lottatori che si studiano per affrontarsi. Uno dei tre dice a Dante che, nonostante il luogo miserabile in cui si trovano e il loro aspetto bruciato dal fuoco, la loro fama terrena dovrebbe indurre il poeta a presentarsi loro e a spiegare loro per quale privilegio possa camminare vivo all'Inferno. Il dannato presenta i suoi due compagni: Guido Guerra, Tegghiaio Aldobrandi, poi si presenta: Iacopo Rusticucci. Dante si getterebbe nel sabbione per abbracciarli, se non glielo impedisse la pioggia di fuoco, così deve reprimere questo desiderio. Poi il poeta dice che il miserevole aspetto dei tre gli provoca non disprezzo ma dolore, tanto che ci vorrà del tempo per superarlo. Egli si presenta come fiorentino e dichiara di avere sempre sentito parlare di loro e delle loro opere. Dice inoltre che Virgilio lo guida sino al fondo dell'Inferno per consentirgli di salvarsi l'anima.

    canto-16-inferno-sintesi
    Dante e i tre sodomiti


    FIRENZE, CITTA' CORROTTA

    Iacopo Rusticucci augura a Dante una vita lunga e grande fama dopo la sua morte: poi gli chiede se a Firenze ci sono ancora cortesia e valore, dal momento che un altro dannato (Guglielmo Borsiere) giunto da poco ha portato tristi notizie. Dante risponde che la gente arrivata di recente a Firenze, grazie ai facili guadagni, ha portato alterigia ed eccesso alla città, cause prime della corruzione di Firenze. I tre dannati si guardano l'un l'altro stupiti del fatto, poi ringraziano Dante e lo pregano di parlare di loro nel mondo quando sarà tornato da questo viaggio. Poi i tre corrono velocissimi per ricongiungersi ai sodomiti della loro schiera. Virgilio suggerisce a Dante di riprendere il cammino.

    SI AVVICINANO A GERIONE

    Dante segue Virgilio e, poco tempo dopo, giungono vicini al Flegetonte che diventa una cascata. La caduta del sangue bollente provoca un rombo tanto forte da coprire le loro voci e che alla lunga li può far diventare sordi. Dante paragona questa cascata a quella dell'Acquacheta, che si getta presso San Benedetto, nell'Appennino tosco-emiliano1. Dante ha intorno alla vita una corda, con cui aveva pensato, a suo tempo, di catturare la lonza, una delle tre bestie della selva oscura del primo canto: la scioglie, come Virgilio gli ha chiesto di fare, e gliela porge, legata e ravvolta. Il maestro getta la corda nel burrone sottostante. Virgilio preannuncia a Dante l'arrivo di un personaggio che si mostrerà ai suoi occhi. Dante vede un'enorme figura avvicinarsi verso di loro: anche se vola, sembra nuotare nell'aria scura e densa, simile a un marinaio che torna in superficie, dopo essersi immerso, che ritira le gambe per darsi la spinta e salire.

    COMMENTO

    Il Canto, strutturalmente diviso in due parti, è dedicato rispettivamente al colloquio coi tre Fiorentini e al preannuncio dell'arrivo di Gerione, che non viene direttamente nominato. La prima parte, più ampia, prosegue idealmente il discorso iniziato col Canto precedente, perchè anche i tre sodomiti sono di Firenze e, in modo simile a Brunetto Latini, si sono fatti onore in vita con le loro azioni politiche e culturali. Non sappiamo quale sia la schiera cui appartengono i tre (forse quella degli uomini politici, anche se Dante non lo esplicita): sono comunque un esempio di uomini dignitosi e onorevoli in vita, ch'a ben far puoser li 'ngegni, ma la cui condotta peccaminosa ha condannato alla dannazione, come già Farinata e Brunetto Latini. Come loro, anche i tre fanno solo riferimento ai valori umani: il successo, la vita lunga. Non parlano mai della salvezza dell'anima: sono e restano "terreni" come quando erano in vita. L'incontro dà modo poi a Dante di aprire una breve ma amara riflessione sull'attuale condizione della patria comune. Dante riconduce la decadenza di Firenze alla perdita di valori come la cavalleria e la cortesia, cose che caratterizzavano l'antica nobiltà feudale e che sono in forte contrasto con la sete di denaro e l'avarizia dei nuovi venuti. L'accusa di avarizia rivolta più volte ai Fiorentini (ma questa in sostanza è un'accusa rivolta a tutti gli uomini di tutti i tempi, non solo a quelli di Firenze dei tempi di Dante ), il rimpianto degli antichi valori cortesi di cui non c'è più traccia nella società attuale, la sete di denaro, l'avarizia, l'avidità sono la causa principale delle divisioni e delle rivalità politiche fiorentine (e non solo quelle, ma pure ai nostri tempi). Gerione è il mostro/demonio che custodisce le Malebolge, cioè l'Ottavo Cerchio, e che dovrà portare laggiù i due poeti, nel Canto seguente. Il mostro è evocato da Virgilio con uno strano rituale, in cui getta la corda che era legata ai fianchi di Dante, annodata e aggrovigliata, nel burrone. Ogni tentativo di interpretarne il senso è andato fallito.

    CONFRONTO COL MANGA DI NAGAI

    Tutto questo canto è stato saltato nel manga. C'è solo l'arrivo al Flegetonte e il richiamo a Gerione: Nagai ha pensato (forse giustamente) che l'apparizione degli altri tre sodomiti nel manga sarebbe stata un'inutile ripetizione.

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    1 L’Acquacheta è il più importante affluente del Montone e, prima di raggiungere S.Benedetto in Alpe (paese di montagna vicino a Firenze), compie un salto di oltre 70 metri nell’omonima cascata.

    Cascata-dell-Acquacheta



    BIBLIOGRAFIA:

    https://divinacommedia.weebly.com/inferno-canto-xvi.html
    Bussola Quotidiana, Giovanni Fighera

    (Continua qui)

    QUI TUTTI I LINK SULL'ANALISI SU DANTE

    Edited by joe 7 - 5/2/2022, 16:29
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    La scena della corda mi sa tanto di retcon, ma é un paragone improprio.
    La sete di denaro che spinge a fare cose orribili é un problema comune a tutte le epoche: come dire che certe cose non cambiano mai.
     
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    CITAZIONE (Andrea Micky1 @ 27/12/2021, 08:59) 
    La scena della corda mi sa tanto di retcon, ma é un paragone improprio.
    La sete di denaro che spinge a fare cose orribili é un problema comune a tutte le epoche: come dire che certe cose non cambiano mai.

    Retcon non credo: Dante portava la divisa degli speziali, che doveva portare una corda. Comunque, il problema del significato simbolico del gesto di Virgilio (legare la corda e buttarla giù) è irrisolto ancor oggi: si sono fatte diverse ipotesi, ma nessuna è stata abbastanza convincente.

    Riguardo al denaro, lo dice anche la Bibbia: "l'avidità del denaro è la fonte di tutti i mali" (prima lettera di San Paolo a Timoteo). E' una cosa che si sapeva sin dai tempi antichi. Per questo Dante insiste tanto su questo nella sua Commedia. Spesso si parla di egoismo, lussuria, violenza, prepotenza, dominio, dittatura, eccetera: sono dei mali, certo. Ma questi sono spesso la conseguenza, non la base, del male. La radice, il movente di tutto questo, è il denaro. Chi desidera con avidità il denaro e ne è schiavo è anche schiavo di tutti gli altri desideri sfrenati che ho detto prima: vuole potere, dominio, sesso, cibo, modificare il mondo come vuole lui, imporre agli altri il terrore, e ogni altra cosa.
     
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