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  1. DIVINA COMMEDIA DI NAGAI E DI DANTE: INFERNO, CANTO 17

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    Divina Commedia
    Gerione
    By joe 7 il 5 Feb. 2022
     
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    INFERNO, CANTO 17 - SETTIMO CERCHIO, TERZO GIRONE: USURAI; GERIONE
    (primo post: qui; precedente post: qui)

    GERIONE

    Gerione
    Il volto saggio e da brava persona di Gerione e tutto l'orrore che c'è dietro. Questo demonio è la rappresentazione dell'inganno.


    Siamo nel Settimo Cerchio, quello dei Violenti, diviso in tre Gironi. Abbiamo visto finora il Primo Girone, quello dei Violenti contro il prossimo (predoni e assassini); poi il Secondo Girone, quello dei Violenti contro se stessi (suicidi) e contro il patrimonio (scialacquatori). Infine il Terzo Girone, quello dei Violenti contro Dio: nella persona divina (bestemmiatori), nella natura (sodomiti) e nell'operosità umana (usurai, nel presente Canto).

    Arriva il demonio Gerione, dal volto umano e dalle fattezze bestiali, simbolo dell'inganno. Virgilio lo descrive come una belva dalla coda appuntita, che è in grado di arrivare ovunque e ovunque porta il suo fetore, cioè appunto l'inganno. Virgilio accenna al mostro di avvicinarsi all'orlo del baratro: Gerione obbedisce, appoggiando la testa e il busto sulla roccia, mentre la coda, simile a quella di uno scorpione, penzola, nascosta, nel vuoto. Ha il volto di un uomo giusto, insieme al corpo di serpente; ha due zampe pelose e artigliate; sul dorso e sul petto sono dipinti dei segni multicolori, simili ai tessuti dei Tartari o dei Turchi. Dante paragona l'animale a un burchiello: era un'imbarcazione con un'elegante cabina centrale con tre o quattro balconi, finemente decorata e ornata. Quando approdava, rimaneva sull'acqua, lanciando una tavola per il passaggio dei naviganti. Lo paragona anche al castoro, che attende la preda emergendo in parte dal fiume. Virgilio invita il discepolo ad avvicinarsi.

    USURAI

    usurai


    Quando i due raggiungono Gerione, Dante nota che, poco lontano ci sono dei dannati: gli usurai. Sono seduti sul sabbione infuocato, vicini all'orlo estremo del Cerchio. Virgilio invita Dante ad andare da loro da solo, raccomandandogli però di essere rapido. Intanto, lui cercherà di convincere Gerione a portarli sulla sua groppa in fondo al burrone, dove si trova l'Ottavo Cerchio, quello dei Fraudolenti o Ingannatori, di cui Gerione è simbolo. Dante procede verso gli usurai, che piangono per il dolore e usano le mani per ripararsi dalle fiamme e dalla sabbia, proprio come fanno d'estate i cani col muso e le zampe per difendersi da mosche e altri insetti molesti. Dante osserva i dannati senza riconoscerne alcuno. Tuttavia vede che ciascuno di loro porta al collo una borsa, con sopra lo stemma della loro famiglia, che ogni dannato non smette di fissare. Una delle borse reca lo stemma di un leone azzurro su fondo giallo (i Gianfigliazzi), mentre un'altra borsa ha un'oca bianca in campo rosso (gli Obriachi), e un'altra ancora una scrofa azzurra in campo bianco (Reginaldo Scrovegni). Quest'ultimo, lo Scrovegni, lo apostrofa chiedendogli cosa fa all'Inferno da vivo. Non attende la risposta e gli dice di andarsene. Inoltre predice la futura dannazione di Vitaliano del Dente e Giovanni di Buiamonte, altri due usurai come lui. Poi tira fuori la lingua, mostruosamente lunga, come quella di un bue che si lecca il naso, e torna a chinarsi a fissare lo stemma della sua famiglia sul petto.

    DISCESA DI GERIONE

    Dante torna indietro per non spazientire Virgilio e trova il maestro già salito in groppa a Gerione. Virgilio gli raccomanda di essere coraggioso e di salire davanti: lui si metterà di mezzo tra Dante e la coda velenosa del mostro. Dante è colto da paura e trema come chi è colpito dal ribrezzo della febbre: tuttavia, l'ammonimento di Virgilio lo spinge ad eseguire l'ordine e si siede sulle spalle di Gerione. Dante vorrebbe chiedere al maestro di tenerlo forte, ma questi interpreta il suo desiderio e lo abbraccia. Poi Virgilio invita Gerione a muoversi e gli raccomanda di scendere in fretta, compiendo larghi giri nell'aria. Il mostro obbedisce e si allontana dalla parete rocciosa come una navicella che lascia la riva: poi allunga la coda come un'anguilla e inizia a nuotare nell'aria con le zampe pelose. Dante non vede altro che il buio intorno a sé e capisce di trovarsi nel vuoto, quindi è terrorizzato, come quando Fetonte1 guidò il carro del Sole incendiando il cielo e come quando Icaro volò troppo vicino al Sole nonostante i richiami del padre Dedalo. Gerione scende lentamente e Dante non se ne accorge, se non per l'aria che lo colpisce al viso e alle gambe; sente da destra lo scroscio della cascata del Flegetonte, il fiume di sangue bollente, si sporge e vede che si avvicina a un luogo dove ci sono fuochi e pianti. Gerione si posa sul fondo del burrone: depone i due poeti, poi si allontana, veloce come una freccia.

    COMMENTO

    Questo canto chiude idealmente la prima parte dell'Inferno, dove finora sono stati mostrati i peccati di eccesso, eresia e violenza. La seconda parte è dedicata ai peccati di frode e inganno, che occuperanno ben tredici canti, dal 18 al 30: più di un terzo dell'Inferno. L'Ottavo Cerchio dei Fraudolenti, dove sono arrivati adesso i poeti, è chiamato anche Malebolge.

    L'originale Gerione era tutto un altro personaggio: era un gigante con tre teste, tre busti e sei braccia, ma con due gambe. Ercole lo uccise in una delle sue Dodici Fatiche. Qui è un orrendo animale che simboleggia la frode, il peccato che si sconta nell'Ottavo Cerchio: ha il volto ingannevole di un uomo giusto, il corpo di serpente e una coda biforcuta e velenosa, simile a quella di uno scorpione: quindi un essere infido e pericoloso, nonostante un'apparenza rassicurante.

    15-Koch


    Più che un volo, la sua discesa è simile a quella di un animale che nuota nell'aria spessa. Incastonato nell'episodio di Gerione c'è quello minore degli usurai, i peccatori che Dante va a visitare da solo. Il tema dell'usura si ricollega al lamento sulla triste condizione di Firenze, a cui Dante aveva puntato il dito contro la sete di denaro e i guadagni facili. L'accusa all'avarizia degli usurai che sfruttano il denaro per arricchirsi è la necessaria premessa alla discesa nel Cerchio dove è punita la frode, che spesso ha come fine proprio l'arricchimento personale. Si sa che la ricchezza non è certo garanzia di salvezza spirituale. Molto efficace, inoltre, la trovata di appendere al collo degli usurai una borsa con lo stemma di famiglia, perchè preannuncia in parte il tema della zona successiva dell'Inferno: le Malebolge, visto che la parola "bolgia" in volgare fiorentino significava proprio "borsa".

    VERSIONE DI NAGAI

    jpg


    Gli usurai non sono presenti nel manga, mentre la scena di Gerione sì. Nagai non ha compreso bene il significato simbolico del demone: infatti fa dire a Dante che "quando è arrivato Gerione, per un attimo ho avuto paura...poi però ho visto il suo volto benevolo e non ho provato più molto timore" al che il Virgilio di Nagai replica: "Comunque Gerione non ha una buona fama...è considerato un mostro in grado di distruggere mura ed eserciti, e di appestare il mondo intero".

    In sostanza, ne parlano come se fosse un bonaccione di cui non bisogna mica avere tanta paura. Quindi si sono lasciati ingannare dalla faccia di Gerione, mentre invece nella Divina Commedia Virgilio e Dante sanno di avere davanti un demone terribile proprio per il suo aspetto esteriore benevolo e ingannatore, che nasconde le fattezze ripugnanti del resto del suo corpo. Infatti Virgilio presenta Gerione così:

    "Ecco la fiera con la coda aguzza, (Ecco la belva con la coda appuntita)
    che passa i monti, e rompe i muri e l’armi! (che passa le montagne e spezza muri e difese!)
    Ecco colei che tutto ’l mondo appuzza!" (Ecco colei che ammorba tutto il mondo col suo fetore!)

    Sono quasi le parole del Virgilio di Nagai: però il Virgilio del manga dice che Gerione ha una brutta fama in fondo immeritata (quindi lo difende) mentre il Virgilio originale invece dice che questa sua orrenda fama è giustificata. Infatti, con il puzzo dell'inganno, simboleggiato da Gerione, cadono i monti (le fortificazioni, anche quelle dell'animo) le mura e gli eserciti.

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    1 Fetonte: figlio del Sole (o di Apollo), un giorno guidò il carro solare del padre, quello che portava il Sole da oriente a occidente. Però perse il controllo del carro, che si avvicinò troppo alla Terra: il Sole asciugò i fiumi, bruciò le foreste e incendiò il suolo, che in Africa divenne deserto e la pelle degli etiopi si colorò di nero. Zeus, sconvolto dalla distruzione, colpì il carro con un fulmine e fece cadere Fetonte nelle acque del fiume Eridano (probabilmente il Po) dove annegò.

    BIBLIOGRAFIA:

    https://divinacommedia.weebly.com/inferno-canto-xvii.html
    Bussola Quotidiana, Giovanni Fighera

    (Continua qui)

    QUI TUTTI I LINK SULL'ANALISI SU DANTE

    Edited by joe 7 - 15/11/2022, 16:43
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    Nagai ha fatto una bella gaffe con Gerione.
    PS: é bello riavere le recensioni della Divina Commedia Manga.
     
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    CITAZIONE (Andrea Micky1 @ 5/2/2022, 18:36) 
    Nagai ha fatto una bella gaffe con Gerione.
    PS: é bello riavere le recensioni della Divina Commedia Manga.

    Adesso che è finita la recensione annuale, riprendo il programma. Sono contento che ti sia piaciuta la recensione della Divina Commedia. Riguardo a Nagai, credo che lui abbia letto la Commedia senza mai averne compreso davvero il senso.
     
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    Io ne lessi una riduzione a 9 anni e da allora , é uno dei miei libri preferiti.
    Anzi, in virtù della mie radici italiane é probabilmente l'opera di cui non potrei fare a meno, subito seguita dal Don Camillo di Guareschi.
     
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    CITAZIONE (Andrea Micky1 @ 5/2/2022, 20:11) 
    Io ne lessi una riduzione a 9 anni e da allora , é uno dei miei libri preferiti.
    Anzi, in virtù della mie radici italiane é probabilmente l'opera di cui non potrei fare a meno, subito seguita dal Don Camillo di Guareschi.

    Don Camillo è un capolavoro, è da tempo che sto cercando di fare un'analisi e per ora sono ancora in alto mare...spero di farlo un domani. ^_^
     
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