Il blog di Joe7

  1. DIVINA COMMEDIA DI NAGAI E DI DANTE: INFERNO, CANTO 21

    Tags
    Divina Commedia
    By joe 7 il 5 Mar. 2022
     
    2 Comments   203 Views
    .
    INFERNO, CANTO 21 - OTTAVO CERCHIO O MALEBOLGE - QUINTA BOLGIA: I BARATTIERI (prima parte)
    (primo post: qui; precedente post: qui)

    jpg
    Nagai ha sostituito gli uncini dei diavoli Malebranche con dei tridenti a due punte, forse per rendere la scena meno truculenta.


    Dante e Virgilio parlano di cose che il poeta non riferisce, quando, ad un certo punto, sono giunti sul ponte che sovrasta la Quinta Bolgia dell'Ottavo Cerchio/Malebolge, in cui sono puniti i Barattieri. Si tratta, in sostanza, di chi guadagna in modo illecito sfruttando la sua posizione di persona importante. Per esempio: chi prende le bustarelle, i giudici corrotti, chi guadagna sulle spalle della povera gente prendendo denaro o vantaggi, politici corrotti, poliziotti violenti che guadagnano grazie alla loro violenza e dicono che hanno fatto solo il loro dovere, sindaci, governanti e kapò che agiscono con crudeltà sui cittadini guadagnandoci sopra, mercanti che vendono carissimo a gente povera, biologi, intellettuali e giornalisti che diffondono false notizie di epidemie terrorizzando e guadagnandoci sopra, medici che inducono i propri pazienti a vaccinarsi con vaccini di provenienza pericolosa perchè incerta, guadagnandoci sopra e così via. Sono tutti "barattieri" perchè barattano la propria coscienza e il proprio prestigio in cambio di soldi, danneggiando tutti.

    Dante osserva il fondo della Bolgia e lo vede incredibilmente oscuro: infatti è pieno di pece bollente, simile a quella dell'Arsenale di Venezia, con cui si riparavano le navi danneggiate (la pece era impermeabile all'acqua, quindi era adatta per riparare il legno). La pece della Bolgia non è riscaldata dal fuoco, ma dall'azione divina: in essa, Dante non vede nulla, tranne le bolle che fuoriescono in superficie e il gonfiore che si alza e si abbassa di continuo.

    Mentre il poeta osserva la pece, Virgilio lo nasconde: Dante vede un diavolo, tutto nero, che corre velocissimo e agile su per il ponte. Ha un aspetto feroce, mentre spalanca le sue ali e tiene sulla spalla l'anima di un dannato, di cui afferra le caviglie con la mano artigliata. Il diavolo grida agli altri demoni, detti Malebranche, che sta portando lì uno degli anziani di Santa Zita (il comune di Lucca) e invita i compagni a gettarlo nella pece, mentre lui, intanto, tornerà in quella città, che è piena di barattieri, al punto che lì per denaro si approva sempre ciò che bisognerebbe respingere. Gettano il dannato nella pece, mentre il diavolo di prima torna indietro da dove è venuto, andando veloce come un mastino che insegue un ladro. Il barattiere viene immerso nella pece bollente e torna a galla tutto imbrattato: per cui altri demoni, che erano rimasti nascosti sotto il ponte, gli urlano, agitando i loro bastoni uncinati, che, se non vuole essere tormentato, deve restare sotto la pece bollente. Poi i diavoli lo afferrano coi bastoni uncinati, straziandolo e facendo allusioni ironiche al suo peccato di baratteria. Somigliano, dice Dante, agli sguatteri che intingono i pezzi di carne nella pentola.

    Virgilio invita Dante a nascondersi dietro una sporgenza rocciosa, per non mostrare la sua presenza ai diavoli, mentre lui, intanto, andrà a trattare con loro. Il maestro esorta Dante a non aver paura, poiché egli già un'altra volta è stato nella stessa situazione e sa perfettamente come deve comportarsi. Virgilio va dai demoni atteggiando una certa sicurezza: i diavoli gli si fanno incontro come cani arrabbiati contro un mendicante, minacciandolo con gli uncini. Ma Virgilio li esorta a non commettere violenze e a mandare avanti uno di loro che faccia da rappresentante, per discutere con lui. Tutti i diavoli gridano che deve andare Malacoda a rappresentarli. Questi si fa avanti e chiede a Virgilio cosa lo renda così sicuro di sè. Il poeta latino risponde che non è certo giunto all'Inferno senza il volere e l'aiuto divino: quindi invita il diavolo a lasciarlo passare. Malacoda sembra accusare il colpo, getta a terra il bastone uncinato e dice ai compagni di non toccare Virgilio.

    jpg
    Il diavolo Malacoda.


    A questo punto, Virgilio dice a Dante di uscire dal suo nascondiglio e di raggiungerlo, senza alcun timore. Dante obbedisce e si avvicina, mentre i diavoli gli si fanno avanti e Dante teme che non rispettino i patti: il poeta dice di essersi impaurito come i fanti di Caprona1, quando uscirono dal castello assediato, per arrendersi. Dante si avvicina subito, timoroso, a Virgilio, senza staccare gli occhi dai minacciosi Malebranche. Malacoda li richiama all'ordine e si rivolge ai due poeti: li informa che non possono procedere oltre da quella parte, poiché il ponte roccioso che sovrasta la Sesta Bolgia è crollato, quindi i due dovranno costeggiare l'argine della Quinta Bolgia fino a trovare un altro ponte intatto. Il diavolo spiega che, il giorno prima, cinque ore più tardi dell'ora presente, si sono compiuti 1266 anni dal crollo del ponte, avvenuto il giorno della morte di Cristo. Malacoda propone ai due poeti di dare loro la scorta di alcuni diavoli, che li guideranno sino al punto in cui c'è un ponte intatto, che potranno attraversare, e chiama a sé dieci Malebranche: Alichino, Calcabrina, Cagnazzo, Barbariccia (che dovrà guidare la schiera), Libicocco, Draghignazzo, Ciriatto, Graffiacane, Farfarello e Rubicante. Malacoda ordina ai diavoli di andare a controllare i peccatori nella pece, scortando i due poeti sani e salvi sino al ponte che li condurrà alla Bolgia successiva.

    328-329
    Dante e Virgilio circondati dai diavoli Malebranche: il disegno di Nagai è stato preso da un'illustrazione di Gustave Dorè2


    Dante non si fida dei diavoli ed esorta Virgilio a proseguire senza la loro guida, dal momento che i Malebranche digrignano i denti e lanciano ai due occhiate minacciose. Il maestro risponde a Dante che non deve temere, poiché i diavoli fanno così per spaventare i dannati nella pece. A questo punto, i diavoli si dirigono a sinistra lungo l'argine, ma non prima che ognuno di loro si sia rivolto a Barbariccia stringendo la lingua tra i denti, come a segnale convenuto, al che Barbariccia risponde con una flatulenza.

    COMMENTO

    Il Canto 21 è il primo atto di una grottesca «commedia infernale» che avrà la sua conclusione nel Canto 22 e una sorta di appendice all'inizio e alla fine del 23, con protagonisti i due poeti, i diavoli Malebranche, i barattieri della Bolgia. Il tema dell'episodio è senza dubbio l'inganno e la beffa, che inserisce la vicenda in un contesto fortemente popolano e realistico, sia per per il linguaggio che per i movimenti concitati e la gestualità dei protagonisti. Qui la scena è quasi totalmente incentrata sui diavoli Malebranche, i custodi della Bolgia, che sono descritti come demoni neri e alati: i Malebranche, però, non hanno nessuna solennità e sono descritti come una sgangherata combriccola di diavoli molto «popolari». Il loro compito sembra essere quello di andare personalmente a prendere le anime dei peccatori sulla Terra. Sono anche dotati di una beffarda e malvagia ironia, con cui colpiscono spietatamente i peccatori, come si vede all'inizio, quando accolgono il Lucchese appena arrivato nella Bolgia e gli ricordano che lì non c'è il Santo Volto (il crocifisso di legno nero venerato a Lucca, con riferimento al volto del dannato tutto sporco di pece), e che nella pece bollente si nuota diversamente che nel fiume Serchio, e che se non vorrà essere straziato dai loro uncini dovrà «ballare» sotto la pece come in vita ha arraffato di nascosto.

    Ironia e beffa dominano anche il seguito della farsa, con Virgilio che invita Dante a restare nascosto, mentre lui, che "ha le cose conte", cioè sa il fatto suo, andrà a parlamentare coi diavoli. C'è qualcosa di fortemente grottesco, nella scena di Virgilio che va incontro ai diavoli ostentando una sicurezza che non pare molto convincente, osservato da Dante, che resta nascosto dietro uno spuntone di roccia. La situazione è analoga a quella del Canto 9 di fronte alla città di Dite: ma qui siamo lontanissimi dall'atmosfera magica e irreale che preludeva all'arrivo del messo celeste, destinato a vincere le resistenze dei diavoli. E infatti Malacoda, il capo di questo scalcinato esercito di diavoli, si prenderà gioco di Virgilio, dandogli un'informazione esatta e mentendo poi sul modo di passare alla Bolgia successiva. Il demone spiega infatti che il ponte che porta di lì all'altra Bolgia è crollato, cosa che è realmente avvenuta nel terremoto il giorno della morte di Cristo, ma mente quando lascia intendere che, più avanti, lungo l'argine, ve ne sia un altro intatto, mentre si saprà in seguito che tutti i ponti sono in realtà crollati.

    Il ruolo di Malacoda è analogo a quello di tutte le altre figure diaboliche, che tentano di opporsi al passaggio dei due poeti, ma, diversamente dalle altre occasioni, il diavolo si prende gioco di Virgilio, che non può sapere del crollo dei ponti (il suo precedente passaggio era avvenuto prima della morte di Cristo, quando era da poco nel Limbo), nonostante la diffidenza di Dante, che tenta inutilmente di metterlo in guardia per paura dei Malebranche. Si è molto discusso sul valore allegorico di questa ingenuità di Virgilio, che gli sarà rimproverata non senza ironia da un dannato della Bolgia seguente, ma probabilmente essa rientra nel gioco delle beffe che domina largamente l'episodio e in cui entreranno anche i dannati nel Canto successivo.

    Quanto ai dieci diavoli cui Malacoda affida il compito di guidare i due poeti, i loro nomi fantasiosi sono semplici storpiature di parole correnti, o alludono a certe loro caratteristiche animalesche, o echeggiano nomi propri di famiglie contemporanee. Firenze è certo sullo sfondo, per via dell'accusa di baratteria che i concittadini di Dante gli avevano rivolto condannandolo all'esilio, ma nessun riferimento esplicito è fatto dal poeta contro gli abitanti della sua città, visto che tra i barattieri della Bolgia vi sono lucchesi, un navarrese, due sardi e nessun fiorentino. Sembra anzi che il poeta voglia prendere le distanze dalla baratteria con l'arma dell'ironia, degradando questi peccatori al rango di piccoli imbroglioni di mezza tacca che in vita hanno nascostamente arraffato denari e ora, all'Inferno, sono invischiati nella pegola spessa della pece: abbastanza chiaro è il senso del contrappasso, ma nel seguito dell'episodio si vedrà come tutti alla fine siano beffati, compresi i diavoli che addirittura daranno luogo a una zuffa e si lasceranno sfuggire i due poeti, pronti ad approfittare della loro disattenzione. E' come se Dante rinunciasse a esprimere sdegno verso il peccato punito in questo luogo infernale, per usare la cifra del sarcasmo e dell'ironia, per assumere il maggior distacco possibile dalle sue personali vicende autobiografiche: lo spettacolo del peccato punito si colora di tinte farsesche e grottesche.

    IL DANTE DI NAGAI

    Nagai introduce il canto con un canto demoniaco dei diavoli che "pescano" e squarciano i dannati, una cosa che non c'è nella Divina Commedia: infatti, i diavoli di Dante non fanno nessun canto diabolico. Per il resto, Nagai segue fedelmente il poema, saltando però la scena del lucchese gettato nella pece.
    E, no, per chi lo vuole sapere, nel manga non c'è nessun diavolo che fa la trombetta. Ma nel manga dei Cavalieri dello Zodiaco di Kurumada, quando loro sono nell'Ade - che ci crediate o no - PEGASUS, IL PROTAGONISTA, FA UNA TROMBETTA. E così potente che la sentono tutti. E la fa APPOSTA. Pegasus il petomane. :huh:

    BIBLIOGRAFIA

    https://divinacommedia.weebly.com/inferno-canto-xxi.html

    -------------------------------------------------------
    1 qui Dante allude alla resa del castello di Caprona (provincia di Pavia) del 1289, battaglia a cui avrebbe preso parte anche lui.

    2 Gustave Dorè: pittore e incisore francese dell'800, appartenente al filone del romanticismo. Fece delle raffigurazioni con una forte impronta drammatica che ebbero molto successo e influenzarono parecchio l'arte futura, persino il film e il fumetto. Oltre alla Divina Commedia, ha fatto le rappresentazioni della Bibbia, dell'Orlando Furioso, di Don Chisciotte, del Paradiso perduto di Milton e altri lavori. Potete leggere di più su Dorè su questo link di Wikipedia.

    (Continua qui)

    QUI TUTTI I LINK SULL'ANALISI SU DANTE

    Edited by joe 7 - 12/3/2022, 14:46
      Share  
     
    .

Comments
  1. view post
     
    .
    Avatar

    Member

    Group
    Member
    Posts
    483

    Status
    Offline
    La scena di Saint Seya che dici ce l'ho ben presente; e nel manga, l'inferno é esattamente uguale a quello dantesco, mentre il paradiso é sostituito dai Campi Elisi (il "paradiso" degli antichi greci).
    Si vede che l'inferno dantesco va forte in occidente.
     
    Top
    .
  2. view post
     
    .
    Avatar

    Senior Member

    Group
    Administrator
    Posts
    13,428

    Status
    Anonymous
    CITAZIONE (Andrea Micky1 @ 5/3/2022, 15:59) 
    La scena di Saint Seya che dici ce l'ho ben presente; e nel manga, l'inferno é esattamente uguale a quello dantesco, mentre il paradiso é sostituito dai Campi Elisi (il "paradiso" degli antichi greci).
    Si vede che l'inferno dantesco va forte in occidente.

    Da notare che sul manga dei Cavalieri hanno anche saltato tutto il Purgatorio. I Campi Elisi erano infatti il paradiso degli antichi Greci, riservato però solo agli eletti, quindi a pochissimi. Infatti, un "paradiso per pochi" era (ed è ancora) la costante di tutte le popolazioni non cristiane, mentre il paradiso cristiano è l'unico che sia per tutti, credenti e non.

    La Divina Commedia, Inferno compreso, è conosciuta praticamente in tutto il mondo, anche in Giappone.
     
    Top
    .