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  1. DIVINA COMMEDIA DI NAGAI E DI DANTE: PURGATORIO, CANTO 12

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    Divina Commedia
    By joe 7 il 12 Nov. 2022
     
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    PURGATORIO CANTO 12 - PRIMA CORNICE: SUPERBI; SECONDA CORNICE: INVIDIOSI
    (primo post: qui; precedente post: qui)

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    Dante e Virgilio osservano la punizione della superbia di Aracne, che aveva voluto sfidare la dea Atena nella capacità di tessere e fu tramutata in ragno. Nagai ha preso l'immagine dal lavoro di Dorè.


    Dante cammina con la schiena china, come il penitente Oderisi, accanto a lui, come se i due fossero buoi aggiogati insieme. Poi Virgilio invita Dante a proseguire il cammino e il poeta torna a camminare in posizione eretta, anche se il suo atteggiamento interiore continua ad essere umile. Nota che sta camminando in modo assai più agile e spedito delle anime penitenti: si sta purificando infatti dei suoi stessi peccati. Virgilio esorta Dante a guardare in basso: il pavimento della Cornice presenta delle sculture, o bassorilievi, simili alle tombe poste nel pavimento delle chiese, istoriate con l'aspetto del defunto e tali da provocare dolore in coloro che le osservano. I bassorilievi sono però di una bellezza sfolgorante rispetto a quelli sulle tombe, perchè sono realizzati da Dio. Dante vede lì ben tredici esempi di superbia punita:
    1) Lucifero ("portatore di luce"), il più bello degli angeli, precipita dal Cielo dopo essere stato folgorato da Dio e assumendo il nome di satana ("avversario"). Il suo atto di superbia fu quello di credersi superiore a Dio: lui, che era una creatura, pensava di essere superiore al Creatore.

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    La caduta di satana.


    2) Briareo, il gigante dalle cinquanta teste e cento braccia, che si ribellò a Giove, giace a terra morto, dopo essere stato colpito dal fulmine di Giove.

    3) I Giganti abbattuti nella battaglia di Flegra, osservati da Apollo, Atena e Marte, armati intorno al padre Giove. Flegra è il luogo - non ben identificato - dove avvenne la Gigantomachia (o Titanomachia), cioè la battaglia tra i Giganti e gli Dei.

    4) Nembrod, il gigante che costruì l'orgogliosa Torre di Babele, osserva smarrito la costruzione e la gente di Sennaar che partecipò con lui alla superba costruzione. Nembrod è un altro nome di Nimrod, uno dei patriarchi.

    5) Niobe, figlia del re Tantalo, ebbe quattordici stupendi figli (sette maschi e sette femmine), e per superbia irrise la dea Latona, che da Giove ebbe solo due figli, Apollo e Artemide, e per questo pretendeva di avere degli onori divini. Apollo uccise i sette figli e Artemide le sette figlie. Niobe, disperata, fu tramutata in pietra da Giove: ma anche in questa forma piangerà per sempre. Dante vede Niobe disperata in mezzo ai figli morti.

    6) l'orgoglioso Saul, re d'Israele, fu punito da Dio per la sua arroganza e Dante lo vede che si suicida gettandosi sulla sua spada nella battaglia di Gelboe contro i Filistei.

    Saul
    Il suicidio di Saul.


    7) Aracne, una donna molto abile nel cucire, pensò di essere migliore della dea Atena nella cucitura e la sfidò: perdette la sfida e per punizione per la sua superbia, Atena tramutò Aracne in ragno. Dante vede Aracne per metà trasformata in ragno e triste, sopra i brandelli del tessuto che lei ebbe la presunzione di realizzare.

    8) Roboamo, figlio di Salomone e re d'Israele: agì con arroganza, provocando la divisione definitiva di Israele in due Stati: quello di Giuda, con capitale Gerusalemme, comandato da lui e composto da due tribù (Giuda e Beniamino), e quello di Israele, con capitale Samaria, composto dalle altre dieci tribù e comandato dal re Geroboamo. Dante lo vede mentre, pieno di paura, è portato via da un carro, senza che nessuno lo insegua.

    9) Erifile, la donna che tradì il marito per avere un prezioso monile e fu uccisa dal figlio Alcmeone (un esempio di superbia che diventa vanagloria e rovina di se stessi).

    10) Sennacherib, il re assiro che distrusse tutto il paese d'Israele con Samaria, la sua capitale, facendo disperdere per sempre le dieci tribù d'Israele, che scomparvero dalla storia. Poi assalì il paese di Giuda con la capitale Gerusalemme, deridendo la potenza di Dio. Per la sua superbia, in una sola notte Dio gli fece morire tutti i suoi 185.000 soldati: Sennacherib dovette ritirarsi e fu poi ucciso a tradimento dai suoi figli nel tempio di Assiria. Dante vede appunto l'omicidio del re.

    11) Ciro, il re persiano che volle conquistare il mondo con crudeltà e fu ucciso in un'imboscata dalla regina dell'Iran, Tamiri, che volle vendicare il figlio, ucciso da Ciro. Tamiri gli tagliò la testa e la gettò in un otre pieno di sangue, dicendo, secondo Dante: "Sangue sitisti, e io di sangue t’empio", cioè: "Hai avuto sete di sangue, e io di sangue ti riempio".

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    La vendetta di Tamiri su Ciro.


    12) La fuga degli Assiri di Oloferne, l'orgoglioso capitano assiro che assediò Israele, ma fu ucciso a tradimento dalla profetessa d'Israele Giuditta, che lo decapitò mentre dormiva.

    13) La rovina di Troia, ridotta in cenere e umiliata, dopo la superbia sempre mostrata dalla città.

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    La fine di Troia.


    Nessun maestro d'arte, osserva Dante, avrebbe mai potuto realizzare immagini così perfette. I morti sembrano davvero morti e così pure i vivi: nemmeno chi vide la scena dal vero la vide meglio di quanto l'abbia vista Dante. Il poeta si rivolge ironicamente agli uomini e li esorta a continuare pure a camminare guardando dritto col viso altero e a non chinare lo sguardo, così da non vedere il malvagio cammino che percorrono. Virgilio invita il discepolo ad alzare lo sguardo, perché non è più tempo di camminare chinato: indica un angelo che si avvicina e dice che è appena terminata l'ora sesta (cioè è passato mezzogiorno). Dante deve assumere espressione e atteggiamento deferenti, in modo da indurre l'angelo a farli salire alla Cornice seguente. L'angelo viene verso di loro, vestito di bianco e col volto luminoso come la stella Venere al mattino. Apre le braccia e poi le ali, invitando i due poeti a salire i gradini della scala che agevolmente li porterà alla Seconda Cornice. Aggiunge che le anime si presentano di rado a quel varco, perché gli uomini, pur essendo creati per volare in alto, rivolgono facilmente i loro desideri verso il basso. L'angelo colpisce la fronte di Dante con le ali, togliendogli la prima "P", e gli promette un cammino sicuro. Il passaggio tra la Prima e Seconda Cornice del Purgatorio è ripida, ma comunque meno delle scale della Basilica di San Miniato a Firenze, posta sopra un monte a contemplare la città così "ben governata" (detto da Dante in senso ironico). Quelle scale, ricorda Dante, furono costruite quando a Firenze non c'era la corruzione che c'è adesso. In ogni caso, anche se meno ripida, la salita tra le due Cornici del Purgatorio è stretta tra le rocce.

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    La Basilica di San Miniato


    Mentre i due poeti si accingono a salire, sentono delle voci che cantano in latino Beati pauperes spiritu ("Beati i poveri in spirito"), in modo così soave che è impossibile descriverle. Quanto sono diversi, osserva Dante, gli accessi del Purgatorio rispetto a quelli dell'Inferno, visto che qui si entra accompagnati da canti e laggiù invece da terribili lamenti! Dante sale con grande facilità, più agevolmente di quanto non camminasse prima in pianura. Il poeta chiede a Virgilio come mai si sente così leggero, e il maestro risponde che, quando le altre sei P saranno cancellate dalla sua fronte come l'angelo ha appena fatto con la prima, i suoi piedi si muoveranno con tanta facilità che non solo non sentiranno fatica, ma proveranno piacere a salire. Allora Dante reagisce come quelli che hanno in testa qualcosa che non vedono e di cui si accorgono grazie ai cenni altrui, per cui si toccano il capo e scoprono al tatto ciò che non possono vedere con la vista. Egli infatti si tocca la fronte e sente solo le sei lettere rimaste, cosa che induce Virgilio a sorridere.

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    Dante si accorge che gli è stata tolta una "P".



    COMMENTO

    Il Canto è simmetricamente diviso in due parti, di cui la prima chiude l'ampio episodio dedicato alla superbia, mostrando i 13 esempi di questo peccato punito, mentre la seconda ci introduce alla Cornice successiva con la descrizione dell'angelo dell'umiltà e l'accesso alla scala che consente ai due poeti di salire. Gli esempi di superbia punita sono anch'essi scolpiti come quelli di umiltà del Canto X, con la differenza che questi effigiano il pavimento della Cornice e costringono Dante e i superbi a calpestarli, in segno spregiativo rispetto alla presunzione dei personaggi raffigurati. L'insolita ampiezza degli esempi (ben tredici) si spiega con la gravità del peccato di superbia, che è lo stesso compiuto da Lucifero nella sua ribellione a Dio e che ha così originato il male del peccato che affligge il mondo. I tredici esempi occupano tredici terzine (la "terzina" è una strofa di tre versi. "Nel mezzo del cammin di nostra vita/mi ritrovai in una selva oscura/dove la dritta via era smarrita", per esempio, è una terzina). Le prime dodici terzine sono disposte in tre gruppi di quattro e ogni gruppo inizia con una lettera: il primo gruppo con la lettera "V" (Vedea....Vedea...Vedea, cioè "vedevo"), il secondo con la lettera O ("O Niobe"..."O Saul"...ecc) e il terzo con la lettera M ("Mostrava"..."Mostrava..."). Si forma così l'acrostico VOM, cioè "uom", uomo (nella grafia del tempo di Dante non c'era differenza tra la "V" e la "U"). L'uomo infatti è creatura miserabile e superba insieme. Più distesa la seconda parte del Canto, in cui l'angelo dell'umiltà cancella dalla fronte di Dante la prima P corrispondente al primo peccato capitale espiato.

    Qui emerge una concezione dell'arte molto lontana da quella rinascimentale e moderna: Dante, infatti, riconduce l'opera d'arte a una funzione esclusivamente didattica e pedagogica, respingendo con forza ogni finalità edonistica (cioè riservata esclusivamente al godimento), fine a se stessa, come invece avverrà oggi in modo consueto. L'arte ha lo scopo di guidare l'uomo nel suo cammino di redenzione e non di dargli piacere, distogliendolo dal suo destino ultraterreno. In questo senso va letto il duro rimprovero che Catone rivolse a Dante, Virgilio e alle altre anime che si attardavano ad ascoltare il canto di Casella. Il cuore del cristiano deve sempre essere inquietum, cioè "inquieto", nel senso di teso alla faticosa conquista della salvezza. Dante rifiuta quindi il concetto tipicamente rinascimentale di ars gratia artis, cioè dell'"arte per l'arte". Solo Dio è in grado di riprodurre fedelmente lo spettacolo naturale, quindi l'artista che si mettesse a gareggiare con Lui peccherebbe di superbia intellettuale e rischierebbe la salvezza. Per Dante sarebbe dunque sembrato blasfemo l'atteggiamento di Michelangelo di fronte al Mosè appena scolpito, quando, secondo una nota leggenda, avrebbe esclamato "Perché non parli?".

    IL DANTE DI NAGAI

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    Le dubbie spiegazioni di Virgilio nel manga.


    Tra gli esempi di superbia citati nel Canto, nel manga c'è solo quello di Aracne, anche se si fa cenno a "tredici esempi", che però non sono descritti. Inoltre, Nagai presenta i bassorilievi come delle statue. L'Angelo dell'Umiltà non compare: Dante si trova all'improvviso senza una "P" sulla fronte, non per l'intervento dell'angelo. Il Virgilio del manga condanna l'orgoglio e la superbia: però non li considera mai in rapporto con Dio, ma sempre e solo con gli altri, in una visione solo umana, non divina. Infatti, Virgilio nel manga non comprende bene il concetto di umiltà, perchè dice:

    "Forse un pò di immodestia non è necessariamente una colpa. Però, se questa porta a disprezzare e offendere gli altri, allora degenera nel peccato".

    Ma l'immodestia è già di per sè un peccato: tutto quello che sei capace di fare è dono di Dio e come tale lo devi considerare. Se te ne vanti, se cioè sei immodesto, è già un peccato. E' giusto essere contenti di fare il bene, ma essere contenti e soddisfatti è cosa diversa dal vantarsi. Inoltre, Virgilio parla del peccato come qualcosa che offende gli altri ("disprezzare e offendere gli altri"), ed è vero: ma il peccato, che è fare il male, è soprattutto offendere Dio, che è Sommo Bene. Inoltre, il Virgilio del manga dice:

    "Perchè se è vero che un pò di orgoglio può rafforzare la fiducia in noi stessi, e servirci da stimolo, un eccesso di questo porta alla superbia, a ferire gli altri e noi stessi."

    Quindi elogia l'orgoglio a piccole dosi. Ma è sbagliato: l'orgoglio, piccolo o grande, è già di per sè una menzogna, quindi non può dare una sana fiducia in se stessi perchè non si basa sulla verità. La fiducia in noi stessi viene dalla fiducia in Dio, perchè si deve prima confidare in Dio e poi in se stessi.

    BIBLIOGRAFIA

    https://divinacommedia.weebly.com/purgatorio-canto-xii.html

    (Continua qui)

    QUI TUTTI I LINK SULL'ANALISI SU DANTE

    Edited by joe 7 - 19/11/2022, 17:18
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    Mi sembra strano che in un ambiente cristiano come il purgatorio vengano citati episodi pagani come Zeus che sconfigge i giganti.
    Capisco che tali episodi rappresentassero le vane ribellioni contro Dio, ma lì si citano le divinità pagane.
     
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    CITAZIONE (Andrea Micky1 @ 12/11/2022, 20:03) 
    Mi sembra strano che in un ambiente cristiano come il purgatorio vengano citati episodi pagani come Zeus che sconfigge i giganti.
    Capisco che tali episodi rappresentassero le vane ribellioni contro Dio, ma lì si citano le divinità pagane.

    Il cristianesimo crede che tutte le altre religioni siano sempre state un riflesso e un'anticipazione di quella vera, cioè quella cristiana. Per esempio, in tutte le religioni ci sono delle costanti: un Dio che è al di sopra di tutti gli altri Dei, come Zeus o Odino; un figlio di questo Dio, come Ercole o Thor, in genere vicino ai mortali; il fatto che il tre sia sempre stato un numero sacro in tutte le religioni (basti pensare alla Trimurti indiana), e il tre è un richiamo alla Trinità; e potrei andare avanti con tanti altri esempi. Quindi non è strano che Dante usi dei personaggi pagani per spiegare delle realtà cristiane: questi non erano che un'anticipazione del Cristianesimo che sarebbe venuto.
     
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