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  1. DIVINA COMMEDIA DI NAGAI E DI DANTE: PURGATORIO, CANTO 13

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    Divina Commedia
    By joe 7 il 19 Nov. 2022
     
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    PURGATORIO, CANTO 13 - SECONDA CORNICE: INVIDIOSI - SAPIA
    (primo post: qui; precedente post: qui)

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    Dante vede la pena sconvolgente degli invidiosi.


    Dante e Virgilio arrivano in cima alla scala che li ha condotti nella Seconda Cornice del Purgatorio. Questa Cornice è simile alla precedente, ma ha una circonferenza minore, ovviamente, perchè si sta salendo una montagna, che quindi si assottiglia fino alla cima. Però non è decorata da sculture come la precedente: il pavimento e la parete sono lisci e di pietra. Virgilio dice che porterebbe via troppo tempo per loro aspettare che qualcuno indichi loro l'uscita e fissa il sole, dicendo che la sua luce farà loro da guida (e questa osservazione avrà ancora più valore dopo, quando si sarà vista la pena dell'accecamento degli invidiosi). Dopo aver camminato un pò, sentono volare sopra di sé degli spiriti che richiamano alla carità con le loro voci: la prima voce che sente Dante dice "Non hanno più vino", ripetendolo più volte. Quelle sono le parole di Maria dette a Gesù alle nozze di Cana, quando la Vergine invitò il figlio a compiere il primo miracolo, facendogli notare che il vino per la festa era quasi finito.

    Nozze-di-cana
    "Le Nozze di Cana": disegno di Alfredo Brasioli, un importante disegnatore del Giornalino degli anni '80.


    Poi la voce si allontana, ma successivamente ne sentono una seconda che grida ripetendo: "Io sono Oreste"1 per poi allontanarsi. Dante ne è stupito e chiede al maestro cosa siano queste voci. Prima che Virgilio possa rispondere, echeggia una terza voce, che dice: "Amate coloro che vi fanno del male", dal Discorso della Montagna di Gesù. Virgilio spiega a Dante che in questa Cornice è punita l'invidia, quindi gli esempi che hanno udito sono degli inviti alla carità: se l’umiltà è il potente antidoto alla superbia, la carità permette di purificarci dall’invidia. Inoltre, Virgilio invita Dante a guardare attentamente attorno a sè, perché vedrà delle anime sedute lungo la parete del monte. Infatti, Dante, facendo attenzione, vede le anime degli invidiosi: sono quasi invisibili perchè indossano dei mantelli con un colore simile a quello della pietra, che li mimetizzavano. Le anime recitano le litanie dei santi, invocando Maria, l'arcangelo Michele, san Pietro e tutti i santi. Dante è molto colpito dalla pena degli invidiosi: infatti, oltre a portare un panno ruvido e pungente, che è una specie di cilicio, loro non possono vedere nulla perchè i loro occhi sono stati chiusi con del fil di ferro, come facevano una volta coi falchi2. La loro pena consiste principalmente nel non poter guardare in modo malevolo, come fecero quando erano in vita (infatti, "invidia" viene da invideo, in latino: "guardare di malo occhio"). Dante è commosso e imbarazzato davanti alla penosa situazione di quelle anime e chiede consiglio con lo sguardo a Virgilio: è il caso di parlare con loro o no? Virgilio risponde che può parlare a loro, basta che sia conciso. Dante allora, per prima cosa, augura ai penitenti di poter lavare presto ogni macchia dalla loro coscienza per tornare a vedere: poi chiede se tra di loro c'è qualche italiano come lui. Un'anima risponde a Dante che loro sono tutti cittadini del Paradiso, però una di loro è stata straniera in Italia. Dante infatti vede una penitente che solleva il mento con aria interrogativa, come sono soliti fare i ciechi: quindi dovrebbe essere lei l'"italiana" a cui facevano riferimento.

    SAPIA

    Sapia
    Dante incontra Sapìa.


    Il poeta chiede alla penitente di dire il proprio nome o il luogo di provenienza: l'anima risponde di essere stata di Siena e sta facendo ammenda delle sue colpe. Anche se si chiamava Sapìa3, che significa "sapiente", non fu saggia e in vita fu assai più lieta dei danni altrui che della propria felicità. I suoi concittadini di Siena, che lei disprezzava (il canto non spiega il motivo del disprezzo, ma, visto il contesto, doveva entrarci anche l'invidia della senese Sapìa per gli stessi abitanti di Siena), stavano combattendo a Colle Val d'Elsa4 e lei pregò Dio di procurare loro la sconfitta. E quando li vide in rotta ne fu talmente felice che ebbe l'ardire di rivolgersi a Dio dicendo di non temerlo più, come fece il merlo, credendo che l'inverno fosse finito5. Ma si pentì delle sue parole in punto di morte ed ora sarebbe ancora nell'Antipurgatorio, se Pier Pettinaio6 non avesse pregato per lei, provando carità nei suoi confronti. A questo punto, Sapìa chiede a Dante di rivelare il proprio nome, visto che lei ha intuito che è vivo e ci vede. Dante risponde che in futuro gli occhi saranno cuciti anche a lui, quando sarà in questa Cornice, ma per poco tempo, avendo lui peccato poco di invidia: egli ha molta più paura del tormento dei superbi, tanto che sente già il peso del macigno su di sè. Sapìa gli chiede chi lo abbia condotto fin lì e Dante le presenta Virgilio, confermando di essere ancora vivo e di poter far visita a qualcuno per suo conto, una volta che sarà tornato in Terra. Sapìa reagisce con meraviglia e chiede a Dante di ricordarla nelle sue preghiere; gli chiede inoltre di andare dai suoi concittadini, se mai capiterà in Toscana, per restaurare la sua fama (cioè per dire loro che non è dannata e di pregare per lei). Dante, conclude Sapìa, li troverà presso quel popolo vanesio, che nutre speranza nel porto di Talamone7, dal quale non ricaverà nulla, come dalla ricerca del fiume Diana8, anche se a perderci di più saranno gli ammiragli9. Con questa sua frase conclusiva, in cui è ancora presente l'invidia e la malignità di Sapìa, si comprende bene che lei dovrà stare ancora a lungo in quella Cornice, non essendo ancora guarita del tutto da quel peccato.

    INVIDIA

    Il vizio dell’invidia è caratterizzato da un’avversione per chi possiede un bene o una qualità che desidereremmo anche noi. In latino, il verbo invideo significa «guardo con ostilità» o se vogliamo «guardo male». Nei lessici medievali, "ti invidio" significa "non ti vedo" o ancora "non sopporto di vedere il tuo bene". Il contrappasso degli invidiosi del Purgatorio è chiaro: in vita non hanno mai davvero guardato gli altri, il loro desiderio di felicità, il loro cuore, ma hanno prestato attenzione soltanto ai beni che possedevano e che loro stessi avrebbero desiderato. Così, nell’aldilà, non vedono più la realtà con gli occhi e sono richiamati in questo modo a guardare con il cuore.

    IL DANTE DI NAGAI

    Non si fa cenno a Sapìa, nè alle voci che risuonano nella Cornice. L'unico riferimento al Canto è quello in cui Dante nota gli occhi chiusi dei penitenti e dice che teme soprattutto la pena dei superbi, che forse sarà più lunga di quella che lui avrà in questa cornice.

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    Probabilmente subirò anch'io le vostre pene, ma forse di più quelle per i superbi.



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    1 "Io sono Oreste". Oreste era il figlio di Agamennone: vendicò il padre, che fu ucciso dalla moglie Clitennestra, sua madre, con l'aiuto dell'amante Egisto. Dopo averli uccisi, Oreste fu scoperto e condannato a morte. Allora Pilade, l'amico di Oreste, finse di essere lui per salvarlo: e tra i due iniziò una nobile gara dettata dall'amicizia, in cui ciascuno pretendeva di essere Oreste.

    2 Dante fa riferimento a una crudele pratica descritta da re Federico II nel trattato De arte venandi cum avibus ("L'arte della caccia con gli uccelli"), che consisteva appunto nel cucire le palpebre degli sparvieri selvaggi con del fil di ferro per addomesticarli.

    3 Sapia: di lei non si sa molto storicamente. Nata Salvani, fu probabilmente la zia di Provenzan Salvani, che abbiamo incontrato nella balza, o cornice, dei superbi. Già anziana, nel 1269, pregava per la disfatta dei propri concittadini ghibellini di Siena nella battaglia che li vedeva contrapposti ai Fiorentini presso Colle Val d’Elsa. Quando i Senesi furono sconfitti, gridò a Dio: "Ora più non ti temo". Insomma, era una vecchia maligna e cattiva. Si pentì solo in fin di vita, forse grazie alle preghiere di Pietro Pettinaio (si veda sotto).

    4 Battaglia di Colle Val d'Elsa (1269) Colle Val d'Elsa è un comune italiano della provincia di Siena: era di fede guelfa e combatté contro la ghibellina Siena, sconfiggendola totalmente. Tra l'altro, Colle Val d'Elsa fu aiutata dalla guelfa Firenze e da Re Carlo d'Angiò nella sua vittoria.

    5 Si fa allusione alla leggenda del merlo che aveva scambiato un giorno di sole per la fine dell'inverno, e dice a Dio: "Più non ti curo, Domine, ché uscito son del verno" ("Più non ti temo, Signore, perchè sono uscito dall'inverno").

    6 Pier Pettinaio era un mercante di pettini per la cardatura (pulizia delle fibre tessili per la tessitura). Visse a Siena e morì in odore di santità nel 1289. Fu terziario francescano e il popolo gli attribuì alcuni miracoli. Sapìa intende dire che lui pregò per la sua anima, permettendole di accedere subito alle Cornici, senza attendere nell'Antipurgatorio. Da quanto ne sappiamo, Dante conobbe di persona Pier Pettinaio.

    7 porto di Talamone: è un porto che si trova sulla costa meridionale della Toscana. Fu acquistato dai Senesi per 8.000 fiorini (una somma enorme allora) per avere l'agognato sbocco sul mare e allestire così una potente flotta, degna di una Città Marinara. Siena spese anche ingenti somme per risanare il luogo infestato dalla malaria. Ma alla fine ne ricavò scarsi frutti, facendo un pessimo affare: da qui la malignità di Sapìa.

    8 La "Diana" era un leggendario fiume sotterraneo che si diceva scorresse sotto Siena e che la città cercò di trovare, spendendo forti somme.

    9 Non è chiaro a quali "ammiragli" faccia riferimento Sapìa. Probabilmente sono i capitani delle navi della flotta senese, che non fu in realtà mai approntata, oppure gli appaltatori navali che in quella flotta speravano.

    BIBLIOGRAFIA

    https://divinacommedia.weebly.com/purgatorio-canto-xiii.html

    (Continua qui)

    QUI TUTTI I LINK SULL'ANALISI SU DANTE

    Edited by joe 7 - 26/11/2022, 17:27
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    Una delle poche parti che ricordo del purgatorio.
     
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    CITAZIONE (Andrea Micky1 @ 19/11/2022, 22:05) 
    Una delle poche parti che ricordo del purgatorio.

    Curioso: la storia di Sapia non è molto conosciuta, rispetto a quella di personaggi più famosi.
     
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    Probabilmente perché la stessa Sapia non é un personaggio abbastanza famoso storicamente.
     
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    CITAZIONE (Andrea Micky1 @ 20/11/2022, 10:27) 
    Probabilmente perché la stessa Sapia non é un personaggio abbastanza famoso storicamente.

    Ci sono diversi personaggi della Commedia che non sono molto famosi storicamente. Solo che ci sono certi personaggi che si ricordano di più e altri che si ricordano di meno. Questo personaggio di Sapia, per esempio, io non me lo ricordavo.
     
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