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  1. DIVINA COMMEDIA DI NAGAI E DI DANTE: PURGATORIO, CANTO 15

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    Divina Commedia
    By joe 7 il 3 Dec. 2022
     
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    PURGATORIO CANTO 15 - PASSAGGIO DALLA SECONDA ALLA TERZA CORNICE (IRACONDI)
    (primo post: qui; precedente post: qui)

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    Dante e gli iracondi.


    Dante e Virgilio stanno per uscire dalla seconda cornice, quella degli Invidiosi, e Dante fa notare che, mentre nel Purgatorio è il vespro (alle prime ombre della sera, vicino al tramonto) in Italia sarà mezzanotte (ricordiamo che Dante ha iniziato il suo viaggio a partire da Gerusalemme, che è agli antipodi del Purgatorio: l'Italia non è agli antipodi). Dante vede una luce talmente forte che deve distogliere lo sguardo: è quella dell'Angelo della Misericordia, che li invita a salire alla terza cornice, togliendo la seconda "P" dalla fronte di Dante. I due poeti salgono e sentono intonare il canto "Beati i misericordiosi": infatti, stanno entrando nella cornice degli Iracondi, cioè gli schiavi dell'ira, il cui rimedio è la misericordia. Dante chiede a Virgilio di spiegargli cosa intendesse dire prima Guido del Duca, della cornice degli invidiosi, quando, riferendosi all'invidia, parlava dei beni il cui possesso escludeva per forza la condivisione con gli altri. Cioè, un possesso, un bene, un oggetto o è di una persona o è di un'altra persona, ma non può essere nello stesso tempo di entrambi. E' sempre stato così: c'è forse un altro modo di intendere i beni? Virgilio risponde che gli uomini terreni desiderano i beni materiali, e chi ne ha fa suscitare invidia a chi non ne ha. Ma se l'amore di Dio facesse desiderare loro i beni celesti, non ci sarebbe invidia, perché in questo caso quanto più uno gode di questi beni, tanto più ne godono gli altri. Si tratta di beni spirituali: quando Dante incontrerà Beatrice, capirà meglio questo discorso. Quando Dante arriva alla terza Cornice, in una visione estatica, vede degli esempi di misericordia che contrastano l'ira: vede la Madonna che ritrova Gesù nel Tempio e lo rimprovera dolcemente, senza ira.

    Ritrovamento-Ges-nel-Tempio-2
    La Madonna e San Giuseppe trovano Gesù nel Tempio che discute coi Dottori della Legge.


    La visione svanisce e ne compare un'altra, in cui la moglie di Pisistrato, il tiranno di Atene, chiede al marito di uccidere colui che ha osato baciare in pubblico la loro figlia. Pisistrato le risponde che, se chi ama viene condannato a morte, troppo dura sarà la punizione per chi odia: è un esempio di misericordia.

    Pisistrato
    Pisistrato, tiranno di Atene e primo tiranno della storia. Nella Grecia antica, "tiranno" era colui che si proclamava signore di una città, assumendone qualsiasi tipo di potere, sia civile che militare. Il termine "tiranno" è di origine microasiatica e significa letteralmente "signore". Solo successivamente la parola "tiranno" acquistò una valenza negativa.


    Poi Dante vede persone piene d'ira che lapidano Santo Stefano, mentre il martire cade a terra morente e volge gli occhi al cielo, chiedendo a Dio di perdonare i suoi uccisori. Dante torna in sé e capisce di aver avuto delle visioni. Virgilio lo vede camminare lentamente, come qualcuno che si sveglia da un sonno pesante, e gli dice che ha visto degli esempi di mansuetudine, che devono distogliere dal peccato di ira. I due poeti continuano a camminare, quando, all'improvviso, vedono avvicinarsi un fumo acre e denso, oscuro come la notte, dal quale risulta impossibile scansarsi. Il fumo li acceca completamente, togliendo loro la possibilità di respirare aria fresca. Sono entrati nella Terza Cornice degli Iracondi, immersi appunto nel fumo scuro dell'ira.

    COMMENTO

    Il Canto è un intermezzo narrativo e dottrinale che introduce al passaggio nella Cornice successiva, attraverso i tre momenti dell'apparizione dell'angelo, della spiegazione di Virgilio, degli esempi di mansuetudine. L'incontro con l'angelo della misericordia ricalca quello avvenuto nel Canto XII con l'angelo dell'umiltà, con la variante che qui Dante è abbagliato dal suo fulgore: Virgilio spiega che ciò è dovuto al fatto che la natura umana del poeta non gli consente di fissare lo sguardo nei messi celesti, proprio come non si può guardare direttamente il sole: ma più avanti ciò gli procurerà piacere. Questo è il significato del viaggio in Purgatorio, visto come viaggio di purificazione morale: per cui, quanto più Dante sale, tanto più si avvicina a Dio, tanto più potrà osservare la lucentezza degli Angeli e tanto più si purificherà dai suoi peccati. Più avanti, Virgilio dirà che l'angelo ha cancellato dalla sua fronte la seconda delle sette P.

    IL DANTE DI NAGAI

    Nel poema, gli angeli che Dante incontra in questa cornice lo abbagliano e basta: invece, nel manga, non lo abbagliano e lui è solo colpito dai loro canti melodiosi (che nel poema non ci sono) e non ha problemi nel vederli. Inoltre, sempre nel manga, un angelo gli toglie la P sulla fronte, mentre nel poema non accade, è solo sottinteso. Inoltre, nel manga c'è questo dialogo:

    Dante: Maestro, come mai, anche se stiamo percorrendo una scalinata, non avverto nessuna stanchezza? Anzi, mi sento addirittura meglio di quando camminavamo in piano!
    Virgilio: E ti sentirai ancora più leggero quando tutte le P saranno scomparse dalla tua fronte. In quel momento, non solo le tue gambe non avvertiranno più alcuna fatica, ma ti sembrerà di fluttuare nell'aria, come se una forza invisibile ti sospingesse.
    Dante: Fluttuare nell'aria? Chissà che sensazione sarà!
    Virgilio: Eh eh eh...


    Cioè, Dante qui si comporta come un bambino che sta per essere portato a Gardaland e non vede l'ora di andare sull'ottovolante. L'importante è provare sensazioni, non incontrare Dio. Invece Catone, nel famoso Canto Secondo del Purgatorio, rimprovera gli altri per essere restati lì a "provare sensazioni" davanti alla musica di Casella, invece di andare a incontrare Dio. Nagai qui capovolge tutto il senso della Commedia, che è un cammino verso Dio, non verso un ottovolante. Dante, poi, passa a uno stato di semi incoscienza, in cui vede dei volti di iracondi (che nel poema non appaiono in quel modo). Poi vede il martirio di Santo Stefano (senza spiegare, però, ciò che si vede). Infine, entra nella cornice degli Iracondi, in mezzo al fumo.

    256-257
    Dante osserva il martirio di Santo Stefano.



    BIBLIOGRAFIA

    https://divinacommedia.weebly.com/purgatorio-canto-xv.html

    (Continua qui)

    QUI TUTTI I LINK SULL'ANALISI SU DANTE

    Edited by joe 7 - 10/12/2022, 17:23
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