Il blog di Joe7

  1. DIVINA COMMEDIA DI NAGAI E DI DANTE: PURGATORIO, CANTO 27

    Tags
    Divina Commedia
    By joe 7 il 25 Mar. 2023
     
    10 Comments   350 Views
    .
    PURGATORIO CANTO 27 - DANTE ATTRAVERSA IL FUOCO - LIA - EDEN - ULTIMO DISCORSO DI VIRGILIO
    (primo post: qui; precedente post: qui)

    jpg
    Per uscire dal Purgatorio, Dante deve attraversare il fuoco.


    Il sole è ormai al tramonto sul Purgatorio, mentre è l'alba a Gerusalemme "là dove il suo fattor lo sangue sparse", dice Dante, facendo riferimento, ovviamente, alla crocifissione di Gesù. Sul Gange è mezzogiorno e la Spagna è sotto la costellazione della Bilancia. Ai tre poeti appare l'angelo della castità, fuori dalla cortina di fiamme, che canta la sesta beatitudine Beati mundo corde ("Beati i puri di cuore"). Inoltre, l'angelo invita i tre poeti ad attraversare il fuoco, perchè questa è l'unica via per lasciare la Settima Cornice. Inoltre, li invita ad ascoltare il canto che sentiranno dall'altra parte. Dante, a quelle parole, è raggelato dal terrore: il fuoco è davvero forte, alto, intenso e caldo. Pensare di attraversarlo non è uno scherzo.

    per ch’io divenni tal, quando lo ‘ntesi, (quando lo sentii, divenni tale quale)
    qual è colui che ne la fossa è messo. (colui che è messo nella fossa (raggelai dal terrore).

    DANTE ATTRAVERSA IL FUOCO

    Dante guarda atterrito il fuoco e pensa alle immagini che aveva visto una volta di uomini arsi vivi: rabbrividisce all'idea di dover attraversare le fiamme. Virgilio e Stazio, che sono ancora al di là del fuoco insieme a Dante, si voltano verso di lui e il maestro gli ricorda che in Purgatorio nessuna pena può causare la morte. Gli rammenta inoltre di averlo condotto sano e salvo sulla groppa di Gerione, quando erano all'Inferno, quindi come potrebbe non fare lo stesso quando ora sono così vicini a Dio? Il poeta garantisce a Dante che il fuoco non può nuocergli: non può togliergli neanche un capello, nemmeno se dovesse star lì dentro per mille anni. E, se Dante non crede alle sue parole, ne faccia lui stesso la prova, avvicinando alla fiamma un lembo della sua veste. Nonostante i ripetuti richiami di Virgilio, tuttavia, Dante non riesce a trovare la forza di attraversare il fuoco. Virgilio, un pò turbato, ricorda a Dante che quelle fiamme sono l'ultimo ostacolo che lo separano da Beatrice. Dante si rianima, come fece Piramo quando, ormai morente, udì il nome di Tisbe, e il gelso divenne rosso per questo.1 Dante è più deciso di prima di attraversare il fuoco, ma è ancora un poco incerto. Virgilio sorride a Dante e gli dice, scrollando la testa, come fa il padre che parla al bambino, vinto dalla promessa di avere il frutto che voleva: "Come! Vogliamo starcene di qua?". Poi Virgilio entra nel fuoco, pregando Stazio di stare dietro a Dante per accompagnarlo. E Dante, alla fine, attraversa il fuoco: lì dentro il caldo è tale che il poeta, per rinfrescarsi, si getterebbe volentieri nel vetro bollente, piuttosto che restare lì. Virgilio, per confortarlo, durante il passaggio gli parla di Beatrice, dicendo che gli sembra già di vedere i suoi begli occhi al di là delle fiamme. A guidare i tre poeti è la voce di un angelo che sta dall'altra parte, seguendo la quale essi escono alla fine dalla cortina di fuoco: una volta lì, l'angelo dice loro: Venite, benedicti Patris mei! ("Venite, benedetti dal Padre mio": sono le parole che Gesù, nel Giudizio Universale, dirà ai salvati). L'angelo splende con tale fulgore che Dante non riesce a vederlo. L'essere celeste aggiunge che il sole sta per tramontare, quindi i tre devono affrettare il passo, prima che cali la notte: in tal caso, sarebbe impossibile proseguire e si dovrebbe aspettare la mattina.

    LA SALITA AL PARADISO TERRESTRE, O EDEN

    I tre poeti iniziano a salire la scala che conduce al Paradiso Terrestre, l'Eden, scavata entro la roccia e rivolta verso oriente, così che Dante si accorge di proiettare la propria ombra davanti a sé, mentre sale. Essi hanno il tempo di percorrere pochi gradini, prima che il sole tramonti del tutto, cosa di cui si avvedono, in quanto l'ombra, davanti a loro, scompare. A questo punto, prima che la notte abbia oscurato tutto il monte del Purgatorio, ciascuno di loro si sdraia su un gradino, poiché la legge della salita gli ha tolto ogni forza per procedere ancora più in alto. Dante paragona se stesso a una capra2 che, durante il giorno, ha pascolato libera sulle montagne e, in seguito, rumina placida all'ombra, mentre il sole picchia, sorvegliata dal pastore. Inoltre, paragona le sue due guide - Virgilio e Stazio - al mandriano che, di notte, sorveglia le sue bestie e le protegge dalle fiere selvagge. Dante non può vedere molto, a causa dell'alto muro della scala che lo sovrasta, ma riesce comunque a scorgere le stelle in cielo, che gli sembrano più grandi e luminose. Alla fine, vinto dalla stanchezza, si addormenta.

    IL SOGNO DI LIA

    Sul Purgatorio si avvicina la mattina e si vede la stella di Venere, chiamata da Dante "Citerea / che di foco d’amor par sempre ardente". Infatti, la stella di Venere brilla del colore bianco perla (mentre Marte, invece, è rosso scuro: ogni pianeta del sistema solare ha un suo colore caratteristico). Questo bianco perla richiama un "fuoco puro" dell'amore. La parola Citerea fa riferimento all'isola greca di Citera (o Cerigo), dove Venere era particolarmente adorata. Infatti, il mito dice che Venere sia nata dalle acque di quell'isola (anche se altri dicono che sia l'isola di Cipro).

    Siamo quindi in prossimità dell'alba, quando, secondo la tradizione medievale, i sogni sono veritieri, e Dante sogna una donna giovane e bella, che vaga in una pianura, intenta a cantare e a raccogliere fiori: essa dice di chiamarsi Lia3 e con questi fiori userà le sue "belle mani" per farne una ghirlanda. Dice che fa così per ammirarsi allo specchio: invece, sua sorella Rachele3 sta tutto il giorno seduta e non si stanca mai di guardare la propria immagine riflessa. Rachele, continua Lia, è desiderosa di ammirare i propri begli occhi, mentre lei lo è di operare, facendo ghirlande. Lia è vista dalla tradizione cristiana come allegoria della vita attiva, mentre Rachele è simbolo di quella contemplativa.

    jpg
    Dante vede Lia in sogno.


    A questo punto, il sole sorge: è l'alba, e Dante dice che è l'ora più gioiosa per il viaggiatore, quando sta tornando a casa e sa che è ormai vicino. Dante si sveglia e si alza, e vede che Virgilio e Stazio sono già in piedi.

    SALITA AL PARADISO TERRESTRE

    Virgilio si rivolge a Dante e gli dice che oggi potrà finalmente ottenere quel bene che i mortali cercano affannosamente, ovvero la felicità:

    "Quel dolce pome che per tanti rami ("Quel dolce frutto che l'affanno dei mortali)
    cercando va la cura de’ mortali, (va cercando per tanti rami (cioè la felicità),
    oggi porrà in pace le tue fami». (oggi sazierà ogni tuo desiderio.").

    Le parole del maestro riempiono Dante di grande gioia, quale mai ne ha avuta prima, e di una forte volontà, quindi percorre gli ultimi gradini della scala dietro gli altri due, con grande entusiasmo, quasi correndo, tanto che gli sembra di volare.

    ULTIMO DISCORSO DI VIRGILIO

    Quando i tre sono giunti alla fine della scala, raggiunto l'ultimo gradino, Virgilio si rivolge a Dante con un'espressione seria e lo fissa negli occhi, dicendogli, con tono solenne, di avergli ormai mostrato sia le pene eterne dei dannati, sia quelle temporanee dei penitenti, e di averlo condotto in un punto da dove lui, con le sue sole forze, non può andare oltre.

    e disse: "Il temporal foco e l’etterno (dicendo: "Figlio, hai visto le pene eterne e quelle temporanee,)
    veduto hai, figlio; e se’ venuto in parte (e sei giunto in un punto)
    dov’io per me più oltre non discerno. (da dove io non posso scorgere oltre con le mie sole forze.)

    Virgilio lo ha portato fin lì "con ingegno e con arte", per cui Dante ora può seguire il proprio piacere: egli infatti adesso è fuori dalle strette vie della redenzione (cioè, non può più peccare) e vede di fronte a sé l'Eden, il giardino terrestre: il sole che gli brilla in fronte, l'erba, i fiori e le piante, che la terra produce spontaneamente.

    Tratto t’ho qui con ingegno e con arte; (Ti ho condotto qui con quegli accorgimenti che ho trovato con la ragione;)
    lo tuo piacere omai prendi per duce; (ormai segui da ora in poi come tua guida il tuo piacere;)
    fuor se’ de l’erte vie, fuor se’ de l’arte. (sei fuori dalle vie ripide e strette (della redenzione).

    Vedi lo sol che ’n fronte ti riluce; (Vedi il sole che ti brilla in fronte;)
    vedi l’erbette, i fiori e li arbuscelli (vedi l'erba, i fiori e i teneri arbusti)
    che qui la terra sol da sé produce. (che la terra, qui, produce spontaneamente.)

    Il maestro invita Dante ad entrare liberamente nel Paradiso Terrestre, o Eden, nell'attesa dell'arrivo di Beatrice, che lo aveva spinto a soccorrerlo. Adesso Dante non deve più seguire le sue indicazioni, poiché il suo arbitrio (cioè la sua capacità di scegliere e di agire) è finalmente sano (cioè ripete che è impossibile che Dante adesso pecchi o sbagli). Quindi sarebbe un errore per Dante non affidarsi al suo arbitrio. Virgilio conclude il suo ultimo discorso e le sue ultime parole, incoronando Dante come signore di se stesso.

    Mentre che vegnan lieti li occhi belli (Finché non verranno da te i begli occhi (di Beatrice)
    che, lagrimando, a te venir mi fenno, (che, piangendo, mi spinsero a soccorrerti,)
    seder ti puoi e puoi andar tra elli. (puoi sederti e camminare fra di essi.)

    Non aspettar mio dir più né mio cenno; (Non aspettare più una mia parola o un mio cenno;)
    libero, dritto e sano è tuo arbitrio, (il tuo arbitrio è libero dal peccato, giusto e sano,)
    e fallo fora non fare a suo senno: (per cui sarebbe un errore non agire in base ad esso:)

    per ch’io te sovra te corono e mitrio". (dunque, io ti incorono signore di te stesso".)

    Nel linguaggio ecclesiastico, in riferimento al Papa, la mitria, o mitra, è il copricapo a due punte indossato nelle solennità.

    virgilio-4
    Con questo discorso, Virgilio conclude la sua missione, intrapresa sin dall'inizio della Commedia, allontanando Dante dalle fiere e portandolo alla Salvezza.



    COMMENTO

    Il Canto è diviso in due parti: l'incontro con l'angelo - col successivo passaggio attraverso il fuoco - e la salita al Paradiso Terrestre, connessa col sogno di Dante e le ultime parole di Virgilio. Il passaggio attraverso il fuoco ha la funzione di un ultimo rito di purificazione, cui tutte le anime devono sottoporsi per cancellare ogni traccia del peccato, prima di accedere al Paradiso Terrestre. Il richiamo di Virgilio a Beatrice non si riferisce solo alla vicenda personale del poeta e all'amore per lei, ma significa anche che, per raggiungere la salvezza è indispensabile l'intervento della grazia, raffigurata da Beatrice e a cui Dante è guidato dalla ragione, rappresentata da Virgilio. Ora, la ragione naturale, simbolizzata da Virgilio, ha concluso il suo compito, e, da questo momento in poi, deve intervenire la fede, senza la quale il viaggio non potrebbe proseguire. Dante ha raggiunto lo stato della felicità terrena, che era rappresentata dal colle irraggiungibile del Canto I dell'Inferno e la cui ascesa gli era stata ostacolata dalle tre fiere. Infatti ci sono delle somiglianze tra il Prologo, ambientato nella selva oscura, e questo Canto, che ci presenta il giardino dell'Eden.

    IL DANTE DI NAGAI

    Quando sono davanti al fuoco, nel manga, compare un angelo che urla a Dante, indicandolo col dito:

    Angelo: Dante! Chiunque voglia accedere ai luoghi puri che si trovano più avanti, deve lasciare che quelle fiamme purifichino la tua anima! Entra nel fuoco, Dante!
    Dante: Eh?
    Angelo: Sei giunto sin qui! E se vuoi ascoltare il canto che si ode oltre queste fiamme, devi prima provare il dolore di quel fuoco!


    Nella Commedia, invece, il contesto è diverso: l'Angelo si rivolge a tutti e tre, Virgilio, Stazio e Dante, ma non urla contro di loro e nemmeno li indica col dito. Anzi, si rivolge a loro con cortesia:

    Poscia "Più non si va, se pria non morde, (Poi disse: "Non si procede più in alto se prima il fuoco non vi brucia:)
    anime sante, il foco: intrate in esso, (o anime sante, entrate in esso)
    e al cantar di là non siate sorde", (e prestate attenzione al canto che udrete dall'altra parte")

    L'angelo si rivolge ai tre chiamandoli "anime sante", quindi, anche Dante lo è. Infatti, lo stesso Stazio, che è già purificato, passa anche lui per quel fuoco. Andiamo avanti col manga:

    Dante: Eh? Io...dovrei entrare nelle fiamme?! Ma...il mio corpo è fatto di carne e ossa! Come posso entrare in quel fuoco? Non è possibile, finirei bruciato! Maestro!
    E Virgilio gli dice:
    Virgilio: Và! E' giunto il momento di mettere alla prova la tua fede!
    Dante: La mia fede?


    Anche qui la versione della Commedia è diversa: Virgilio tranquillizza Dante, gli ricorda che quello è l'ultimo ostacolo che lo separa da Beatrice. Nel manga, invece, Virgilio, da tipico spietato maestro orientale, non gli parla di Beatrice, non lo tranquillizza, non gli dice che il suo corpo non subirà danni (e qui abbiamo ancora il tipico disprezzo orientale per il corpo), ma gli dice di gettarsi nel fuoco per dimostrare la sua fede: in sostanza, gli propone un'azione da fanatico.

    jpg
    Il rigidissimo Virgilio del manga.


    I dialoghi successivi del manga sono:

    Virgilio: Dante, tutto ciò a cui aspiri si trova qui vicino! Devi solo avere fede e oltrepassare la cortina di fuoco!
    Dante: Sì! Ho attraversato l'inferno e sono giunto sin qui! E tutto questo l'ho fatto spinto dalla sete di conoscenza!
    E si butta nel fuoco.


    Il manga parte per la tangente. Dante, in sostanza, dice: "IO ho attraversato l'Inferno". Con un piccolo aiuto da parte di Virgilio e soprattutto di Dio, che non citano mai, nè ringraziano mai: lo criticano soltanto. Inoltre, il Dante di Nagai dice che ha attraversato l'Inferno e il Purgatorio "PER LA SUA SETE DI CONOSCENZA". Non per salvarsi l'anima, ma per sapere le ultime novità. Manco fosse uno studioso in viaggio per analizzare le rovine dei templi greci. La tensione per la salvezza dell'anima qui semplicemente scompare. E si getta nel fuoco solo per sapere qualcosa di più, non per incontrare Dio, che ripeto, non è quasi mai citato nel manga, se non per criticarlo. Sempre nel manga, Dante raggiunge il Paradiso Terrestre e vede Lia che raccoglie i fiori. Poi si sveglia e capisce che era un sogno.

    Dante: "Eh? Era un sogno? Ma...dove sono? Che vegetazione lussureggiante...e che piacevole brezza..."
    Virgilio: "Tutte le P sono scomparse dalla tua fronte. Hai superato la prova, sei uscito dal Purgatorio...e questo è il Paradiso Terrestre.
    Dante: "Il Paradiso terrestre..."


    L'ultimo discorso di Virgilio al suo allievo Dante nel manga non c'è. Inoltre, Lia, nel manga, non parla a Dante, e il sogno del poeta avviene dopo che ha raggiunto l'Eden, mentre, nella Commedia, invece, avviene la notte prima, quando tutti e tre (Virgilio, Dante e Stazio) dormono sui gradini che portano all'Eden, dopo aver attraversato il fuoco.

    jpg
    Dante ora è nell'Eden, il paradiso Terrestre: il Purgatorio propriamente detto è finito.



    BIBLIOGRAFIA

    https://divinacommedia.weebly.com/purgator...anto-xxvii.html

    -------------------------------------------
    1 Piramo e Tisbe: personaggi mitologici citati da Ovidio nelle sue Metamorfosi: erano molto noti nel Medioevo. Si trattava di due giovani babilonesi, il ragazzo Piramo e la ragazza Tisbe, che si amavano, contro il volere dei loro genitori: un muro divideva le loro case, ma loro comunicavano attraverso una fessura. Un giorno, decisero di fuggire insieme e di trovarsi sotto un gelso. Al convegno giunse per prima Tisbe, che però fu messa in fuga da una leonessa, lasciando abbandonato un velo, che fu poi lacerato dalla belva, con le sue fauci insanguinate. Piramo, giunto sul luogo, trovò il velo imbrattato di sangue e credette che Tisbe fosse morta: allora si trafisse con la sua spada. Tisbe, tornata in quel luogo, trovò Piramo morente e ne invocò tra le lacrime il nome, fino a farlo rianimare: il giovane la vide e morì subito dopo. La fanciulla si uccise al suo fianco. In ricordo di questa tragedia, per le preghiere di Tisbe che lei fece prima di morire, gli dei decretarono che il gelso, da quel giorno, darà i suoi frutti (le more) del colore rosso del loro sangue e non più bianco come prima. I versi di Dante sono una traduzione quasi letterale di Ovidio (IV, 145-146), "Ad nomen Thisbes oculos a morte gravatos / Pyramus erexit visaque recondidit illa" ("Al nome di Tisbe, Piramo aprì gli occhi gravati dalla morte e, dopo averla vista, li richiuse per sempre"). La storia sarà poi ripresa da Shakespeare per la sua opera Romeo e Giulietta.

    2 Dante si paragona alla capra, che dorme: ma la capra, in molti scrittori cristiani, era contrapposta alla pecora, perchè è un animale poco mansueto. Infatti, la capra rappresenta il fedele che deve essere richiamato all'osservanza delle norme religiose. Dante vuole dirci che, essendo vicino alla fine del viaggio di purificazione, la sua anima è stata ammansita.

    3 Lia e Rachele: sono due personaggi dell'Antico Testamento. Sono figlie di Labano e sposano Giacobbe, uno dei patriarchi d'Israele. Giacobbe ebbe da Lia sei figli: Ruben, Simeone, Levi, Giuda, Issacar e Zabulon, e una figlia, Dina, che morirà di morte violenta. Rachele, invece, genererà Giuseppe e Beniamino. Inoltre, ci sono: Dan e Neftali, figli di Bilhah, un'ancella di Rachele, e Gad e Aser, figli di Zilpah, un'ancella di Lia. Abbiamo così i dodici progenitori delle dodici tribù di Israele: Ruben, Simeone, Levi, Giuda, Issacar, Zabulon, Giuseppe, Beniamino, Dan, Neftali, Gad, Aser. Giuseppe genererà, a sua volta, Efraim e Manasse, che saranno adottati da Giacobbe, ma non saranno considerati progenitori. Successivamente, Israele si dividerà in due nazioni: quella di Giuda, composta dalle tribù di Giuda e Beniamino, che seguì Dio, e quella di Israele, composta dalle altre dieci tribù, che seguirono altri dei. Durante la conquista dei babilonesi, la nazione di Israele fu annientata e le dieci tribù scomparvero per sempre dalla faccia della Terra, completamente disperse. Invece, la nazione di Giuda, con la capitale Gerusalemme, sopravvisse: da lì provengono gli attuali Ebrei.

    (Continua qui)

    QUI TUTTI I LINK SULL'ANALISI SU DANTE

    Edited by joe 7 - 1/4/2023, 16:28
      Share  
     
    .

Comments
  1. view post
     
    .
    Avatar

    Member

    Group
    Member
    Posts
    408

    Status
    Offline
    La differenza manga/opera originale toccano il picco in questo punto.
    Ricordo l'incoraggiamento di Virgilio nella versione della Divina Commedia che lessi, che é la stessa di cui posti le immagini.
     
    Top
    .
  2. view post
     
    .
    Avatar

    Senior Member

    Group
    Administrator
    Posts
    13,427

    Status
    Anonymous
    CITAZIONE (Andrea Michielon @ 25/3/2023, 18:04) 
    La differenza manga/opera originale toccano il picco in questo punto.
    Ricordo l'incoraggiamento di Virgilio nella versione della Divina Commedia che lessi, che é la stessa di cui posti le immagini.

    Il discorso finale di Virgilio infatti rimane impresso. E, da adesso in poi, Nagai defletterà sempre di più, perchè il Paradiso cristiano è assai lontano dalla sua visione orientale. Comunque sarà interessante fare il confronto.
     
    Top
    .
  3. view post
     
    .
    Avatar

    Member

    Group
    Member
    Posts
    408

    Status
    Offline
    Riguardo al fatto che Nagai critica Dio...ho notato che nei vari manga e anime in cui i protagonisti vogliono sconfiggere Dio, lo fanno perché Lui avrebbe gestito il mondo con delle regole ingiuste o le loro vite in modo errato.
     
    Top
    .
  4. view post
     
    .
    Avatar

    Senior Member

    Group
    Administrator
    Posts
    13,427

    Status
    Anonymous
    CITAZIONE (Andrea Michielon @ 26/3/2023, 14:15) 
    Riguardo al fatto che Nagai critica Dio...ho notato che nei vari manga e anime in cui i protagonisti vogliono sconfiggere Dio, lo fanno perché Lui avrebbe gestito il mondo con delle regole ingiuste o le loro vite in modo errato.

    Ci sono dei manga così. Nagai comunque lo fa in modo più diretto: se leggi Mao Dante, te ne accorgi subito. La loro - quella di Nagai e di questi altri autori - è una visione capovolta, diabolica appunto, solo che non se ne rendono conto pienamente.
     
    Top
    .
  5. view post
     
    .
    Avatar

    Member

    Group
    Member
    Posts
    408

    Status
    Offline
    Da un po' volevo chiederti una cosa: se un credente come me leggesse questi manga "diabolici" commetterebbe un peccato?
     
    Top
    .
  6. view post
     
    .
    Avatar

    Senior Member

    Group
    Administrator
    Posts
    13,427

    Status
    Anonymous
    CITAZIONE (Andrea Michielon @ 26/3/2023, 17:19) 
    Da un po' volevo chiederti una cosa: se un credente come me leggesse questi manga "diabolici" commetterebbe un peccato?

    Se li approvi - essendo fumetti nichilisti - allora non pensi più da cristiano. Se non li approvi, e anteponi al loro pensiero quello cristiano, allora pensi da cristiano. Tutto qui. Comunque è sempre meglio leggere roba più sana e più allegra.
     
    Top
    .
  7. view post
     
    .
    Avatar

    Member

    Group
    Member
    Posts
    408

    Status
    Offline
    Non li approvo di certo, perché antepongo l'essere un buon cristiano alle opere di fantasia
     
    Top
    .
  8. view post
     
    .
    Avatar

    Senior Member

    Group
    Administrator
    Posts
    13,427

    Status
    Anonymous
    CITAZIONE (Andrea Michielon @ 26/3/2023, 18:12) 
    Non li approvo di certo, perché antepongo l'essere un buon cristiano alle opere di fantasia

    "Esaminate tutto, tenete ciò che è buono", dice San Paolo.
     
    Top
    .
  9. view post
     
    .
    Avatar

    Junior Member

    Group
    Member
    Posts
    77

    Status
    Offline
    Questo commiato così bello e poetico mi ha ricordato questo:
     
    Top
    .
  10. view post
     
    .
    Avatar

    Senior Member

    Group
    Administrator
    Posts
    13,427

    Status
    Anonymous
    CITAZIONE (berlicche677 @ 14/7/2023, 17:42) 
    Questo commiato così bello e poetico mi ha ricordato questo: www.youtube.com/watch?v=Gzv6WAlpENA

    Sono contento che ti sia piaciuto. Virgilio ha finito il suo compito di maestro e guida e si ritira: da adesso in avanti c'è bisogno di maestri più avanzati, come Beatrice e poi San Bernardo di Chiaravalle.
     
    Top
    .