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  1. ZAGOR: "I GUERRIERI DELLA CITTA' SEPOLTA" (Ivan)

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    Ivan
    Zagor
    By joe 7 il 22 Mar. 2018
     
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    ZAGOR 243-244: I GUERRIERI DELLA CITTA' SEPOLTA (Analisi di Ivan)

    Testi: Marcello Toninelli
    Disegni: Franco Donatelli

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    Zagor edizione originale Zenith: n. 294-295 (usciti nel 1985). I numeri reali di Zagor sono: 243-244. Infatti, l'edizione Zenith originale pubblicò Zagor a partire dal numero 52, quindi ha la numerazione sfasata che continua ancora oggi, con 51 numeri in più. Prima del numero 52, pubblicava storie di altri personaggi bonelliani come Hondo, Kociss, eccetera. Tutte le varie ristampe di Zagor, invece, seguono la numerazione reale, in questo caso 243-244.

    TRAMA

    Un gruppo di guerrieri che portano strani elmi attacca gli indiani Hupa. Si tratta degli Hokonam, un popolo ritenuto scomparso. Zagor si reca nella città e qui scopre la vera identità e i veri piani del loro leader mascherato, lo Splendente.

    COMMENTO

    ...e dopo essermi mantenuto equilibrato et imparziale per tanti commenti, mi concedo una tantum il gusto di sparare a zero su un episodio. Posso? Via, per una volta una sana massacratina ci sta. Comincio col dire che, secondo me, questa storia rappresenta il livello più basso mai toccato da Toninelli durante la sua conduzione di Zagor. Se un neo-lettore mi chiedesse “Perché tanti ce l'hanno con Toninelli?”, gli presenterei quest'albo e gli direi di trarre da solo le proprie conclusioni sui motivi di tanto scoramento fra gli zagoriani storici. Fin dalla primissima sequenza, Toninelli fa subito capire che stavolta sarà dura per la pazienza del lettore. Un gruppo di giovani Hupa viene aggredito dagli Hokonam e un paio di loro ci lasciano la pelle. I superstiti rientrano al villaggio e, naturalmente, la reazione della tribù è di lutto, rabbia e sgomento generale...e in quest'atmosfera funerea cosa fa Cico? Si lamenta che è stato interrotto il pranzo, ed esige immediata riparazione al grave torto fattogli in qualità di ospite.

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    E come reagisce Zagor invece di pigliarlo a calci sui denti?...

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    E Lathan? Li squarta tutti e due mosso da sacrosanta indignazione? Macché:

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    Una sequenza davvero indigeribile. Sembra quasi che qui Toninelli avesse voluto sfidare la capacità di sopportazione dei lettori. Ma la cosa più strana è che nessuno dei curatori, in fase di supervisione dei testi, abbia ravvisato la scandalosità di una sequenza così anomala, giudicandola assolutamente “normale”. Boh. Imperscrutabili misteri del medioevo zagoriano. La generale piattezza dei dialoghi toninelliani non è una novità. Intendiamoci; non è che si riscontrino castronerie o grosse assurdità, però risultano freddi e monocordi, senza né picchi né cadute. In sostanza, non comunicano nessuna emozione. Altro cliché ricorrente: Cico si vede all'inizio, fa un paio di battute sceme e scompare, per poi riapparire sul finale, giusto per far vedere ai lettori che è ancora vivo. E forse è meglio così, dato che il Cico di Toninelli non fa altro che parlare di cibo senza mai (quasi) partecipare alle avventure. Una involuzione sconcertante per il personaggio, declassato da coprotagonista a spalletta comica da accantonare il prima possibile con un pretesto qualsiasi. Qui si addormenta in una tenda all'inizio della storia e si risveglia solo alla fine. Mah. E' lo stesso Cico di “Angoscia” e “Il re delle aquile”? Dopo i Maya di Lebnor, i Vichinghi di Guthrum e i pirati di Capitan Serpente, l'elenco zagoriano delle civiltà nascoste si arricchisce di una nuova razza di imboscati: gli HOKONAM, ossia gli “Scomparsi” (e chissà come mai). Una banda di cialtroni rintanati sottoterra come talpe, non si capisce perché. O meglio, Toninelli ce lo spiega: hanno paura che le tribù indiane di superficie li prendano a ceffoni se li scoprono...però, allo stesso tempo, questi quattro conigli paurosi e morti di fame hanno l'ambizione di ricacciare tutti i Bianchi oltre l'Atlantico a calci nelle chiappe. Una mentalità leggermente contraddittoria. Ma questo sarebbe il meno, poiché la vera perla di questa comunità di balordi è rappresentata dal loro leader, ovvero...lo “Splendente”. Mamma mia, che macchietta. Sembra uscito da un fumetto di Tarzan degli anni '30 (ma forse neanche). Però è mascherato, così al lettore viene istintivo chiedersi: "Chi sarà mai lo splendido splendente?" Dunque, fammi un po' pensare: all'inizio della storia si era parlato di un certo KUWRATH, figlio del capo degli Hupa, che era stato allontanato dal villaggio a pedate nel sedere perché era un grandissimo rompiscatole e fetentone, ma di quelli GROSSI, eh, e poi non se ne è più sentito parlare per tutto il resto della storia. Nessun altro comprimario è stato presentato, quindi...chi potrà mai essere il misterioso personaggio che si cela sotto il cappuccio dello Splendente? Hellingen? Peo Pericoli? La Puffetta? Il mago Zurlì? No, è Kuwrath! Ma chi l'avrebbe mai detto?? Però va riconosciuto che il piano dello Splendente é, a dir poco, geniale:

    "Rapiremo alcune squaw Hupa e i guerrieri usciranno dal villaggio per cercarle. Noi avremo così tutto il tempo di conquistare il loro campo, e, quando gli Hupa torneranno, troveranno noi travestiti da squaw. A quel punto sarà un giochetto farli secchi!"

    E certo, Splendy: moriranno tutti dal ridere.

    STRAMBERIE DI PASSAGGIO

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    “Mi spiace per quel poveraccio”?! Ohe', ma cosa spari? Mica stiamo parlando di un chierichetto che offriva fiorellini ai passanti, Zagor: risparmiati la pietas per uno che non ti abbia gettato addosso una lancia per ammazzarti.

    Scena qui sotto: no comment.

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    Ok, comment: In realtà, qui Zagor non “inciampa” da solo come un pirla: finge di farlo per liberarsi degli inseguitori. Però con una caduta simile uno CREPA, anzichè fingere... O_o. Tuttavia, rimane lo stesso una pessima trovataccia. La caduta nel baratro ci sta, ma necessitava di una giustificazione più credibile di una goffa incespicata. Poiché, così come la si vede, il lettore pensa che: o Zagor si è rinscemito del tutto, oppure è una finzione fin troppo evidente. In entrambi i casi, è una scena che lascia perplessi.

    ...eeeee rullo di tamburi...CI SIAMO!

    Vi eravate illusi, o miseri mortali, che il Marcello potesse finalmente concludere una benedetta storia senza la solita scena in cui Zagor volta le spalle come un deficiente ad un nemico che credeva abbattuto e invece sta per ammazzarlo alle spalle, poi viene salvato dal provvidenziale intervento del solito passante incapace di farsi i fatti suoi? E invece no. Poiché la solita scena tormentone arriva proprio a pagina 92, sul filo di lana del traguardo (le pagine di un albo sono 98). Nuovo record di tempistica: il Marcello diventa sempre più bravo a regalarci false speranze fino all'ultimo...ma poi piazza la degna zampata del leone, proprio quando ormai ti illudi di essere arrivato sano e salvo alla terza di copertina. Urca la peppa. Zagor O' bietolone fesso ha colpito ancora.

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    Ma lo scatenato Toninelli vuole proprio strafare anche nelle poche vignette che mancano alla fine. Ora che il loro bellicoso leader, lo splendido Splendente, é morto, i sanguinari Hokonam diventano improvvisamente buoni, vengono perdonati dagli Hupa e finisce tutto a tarallucci e vino. L'ammmmore trionfa ancora una volta!

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    Ma porcaccia miseria ladra, solo adesso che hanno perso, questi imbecilli hanno capito che “lui ci aveva ingannati, lo Splendidissimo Splendente non era poi così splendidissimo”?! Ma se vi eravate messi agli ordini di un tizio che vi mandava a fare massacri con la solita scusa stereotipata: “Ah, ma io eseguivo solo gli ordini del capo, mica è colpa mia se lui era uno psicopatico sanguinario, eh!” Giustissimo; i genitori e i figli degli Hupa da voi ammazzati come cani saranno felicissimi di accogliervi come vicini di casa, perchè quello che conta è l'ammmore, chi ha dato ha dato ha dato, chi ha avuto ha avuto ha avuto, scurdammoce 'o passato, simm'e Napule paisa'. Ah, le profonde psicologie toninelliane. E come chiudere in bellezza questo campionario di primizie? Naturalmente con una battuta. Orrenda. Di Cico. Sul cibo. Chi l'avrebbe mai pensato.

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    (scusate un attimo, mi devo sfogare)
    AAAAAAHHHH!!!! Okay, è andata. Adesso l'albo “I GUERRIERI DELLA CITTÀ SEPOLTA” può tornare sotto la gamba della mia scrivania a tenermela in squadra. No, un momento, devo proprio aggiungere una cosa. Ovvero, che, nonostante di un episodio del genere si possa dire tutto il male possibile, alla fine risulta comunque un prodotto professionale con tutti i crismi. Dico davvero. Indipendentemente dalla sua qualità “artistica”, la storia ha un impianto impeccabile: un inizio, una fine, una successione dei fatti coerente, azione giustificata, non salta di palo in frasca, non compaiono dal nulla elementi senza che siano motivati da premesse ben chiare, e tutte le domande alla fine trovano una risposta. Insomma, può annoiare, deludere, irritare...ma è una storia vera e propria. Questo era l'estro di Toninelli: anche nei momenti di profonda crisi creativa, i suoi prodotti rimanevano comunque altamente professionali. Sempre. Questo gli va riconosciuto. Ora uno potrebbe dire: “Che mi importa della professionalità di fondo di un prodotto? Una ciofeca rimane sempre una ciofeca anche se la sua confezione è impeccabile. Per tanto così, preferisco un prodotto dalla confezione dilettantesca ma dal contenuto ispirato.” ...E avrebbe ragione; anch'io la penso così. Ma quello del Fumetto non è un mondo ideale (come tutto il resto del mondo, d'altra parte). Ciò significa che un autore va valutato prima come professionista, e dopo per la qualità dei suoi lavori. Come autore, Toninelli avrà pur avuto dei limiti innegabili...ma è altrettanto innegabile che di professionalità ne aveva da vendere (con buona pace di chi possiede il talento ma non la professionalità). Quanto conta la professionalità rispetto al talento? Tanto? Poco? Fate vobis. Però intanto Toninelli, seppur con alti e bassi, si è conquistato la chance di condurre la testata per 8 anni. Impresa mica da tutti. Per cui, si può anche legittimamente sparare a zero su cose come “I GUERRIERI DELLA CITTÀ SEPOLTA” (& numerosi consimili), ma, conservando nel contempo il rispetto per Marcello Toninelli come professionista del settore. Questo gli è dovuto. Et così sia.

    VOTO

    Storia: 5
    Disegni: 7
    Autore: 7


    QUI TUTTI GLI ALTRI LINK SU ZAGOR

    Edited by joe 7 - 8/9/2022, 22:40
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    Incuriosito da questa recensione, ho voluto recuperare la storia e non l'ho trovata così male.
    Il piano delle Splendente sarebbe più adatto ai fumetti delle Edizioni Bianconi che quelli della Bonelli.
     
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    CITAZIONE (Andrea Micky @ 22/4/2020, 23:28) 
    Incuriosito da questa recensione, ho voluto recuperare la storia e non l'ho trovata così male.
    Il piano delle Splendente sarebbe più adatto ai fumetti delle Edizioni Bianconi che quelli della Bonelli.

    La storia non l'ho letta, la recensione infatti è di Ivan. Ma, a vedere come è stata impostata, non mi sembra certo un capolavoro...e, sì, l'idea dello Splendente è davvero degno del Braccio di Ferro della Bianconi. ^_^

    Il punto è che le storie di Toninelli spesso - non sempre, ma spesso - erano ricche di buoni spunti, ma raccontate veramente male, in modo noioso, con dialoghi soporiferi e con uno Zagor che fa la figura del cretino fin troppo spesso. O, quando fa la figura dell'eroe, sembra finta, posticcia, non convincente. Credo che Toninelli non abbia mai amato molto il personaggio, nè lo abbia molto capito. Lo dimostra anche la sua idea di "rinnovare" Zagor proposta alla Bonelli...

    433p

     
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