ZAGOR: IL RITORNO DI HELLINGEN - ANALISI CONCLUSIVA(precedente post qui)Dopo questa lunga analisi del ritorno di Hellingen sulla serie di Zagor (un'analisi che ha riguardato anche l'impostazione dello Zagor attuale e moderno, e non solo lo Zagor di Burattini), credo sia giunto il momento di concludere facendo delle considerazioni finali. E' chiaro che già dal titolo la storia non conferma quello che promette: cioè il ritorno di Hellingen. Non avviene nessuna "risurrezione", ma una semplice clonazione. Hellingen non è mai tornato in questa storia, purtroppo. Ma ci sono altre caratteristiche da notare.
L'ASSURDITA' ACCETTATA COME NORMALITA'Nella storia avvengono situazioni estreme, come la comparsa di robot indiani terminator, clonazioni di scienziati, apparecchi alieni futuristici, raggi paralizzanti e simili e nessuno fa una piega, come se andassero a prendere il tram o a farsi un cappuccino al bar.
Esattamente come nella storia di Boselli "Ombre su Darwkood", anch'essa incentrata sul ritorno di Hellingen. In quella storia avvengono cose persino più assurde, ma nessuno muove un muscolo del viso per la sorpresa. Nessuno si fa delle domande: sembra di essere al luna park. Manca completamente la tensione, il
senso di meraviglia per quello che stai vedendo. Basta vedere, per mettere a confronto,
lo stupore di Zagor e Cico davanti a Titan o davanti all'uomo alato Ultor. Nelle storie di Burattini e Boselli lo stupore, la sorpresa, l'incredulità, sono scomparsi. I personaggi delle loro storie sono completamente smorti, quasi degli annoiati bambini viziati che hanno già visto di tutto. Se i personaggi non si meravigliano, perchè dovrebbe farlo il lettore?
UNA STORIA MARVELLo straordinario in questa storia, le corrispondenze con le altre serie bonelliane (continuity), fa sembrare molto questa storia c
ome
un fumetto americano della Marvel. La mancanza di stupore già citata prima è tipica dei fumetti supereroistici: solo che lì è un comportamento canonico (e quindi accettato dal pubblico di quel genere): su Zagor, invece, provoca un effetto
stridente. In questo fumetto di Zagor accade di tutto e di più, in un crescendo senza respiro. Insomma, si procede più per accumulo di scene dal forte impatto visivo, tipico della Marvel, piuttosto che per sviluppo narrativo dei pochi elementi presentati, tipico di Nolitta. Questo stile narrativo può andare bene sui fumetti Marvel, dove gli eroi agiscono su scala cosmica e quindi c'è poco spazio per le umanizzazioni di personaggi e situazioni...ma su Zagor sembrano cose tirate via di fretta.
LA LUNGHEZZA DEI DIALOGHII personaggi, sia i principali che i secondari, dicono in mille parole quello che si può benissimo dire con dieci: emblematica la scena dove Zagor stesso dice che sono tutti delle vecchie comari. I dialoghi valgono sempre metà della storia: se sono buoni, mezza storia è già promossa indipendentemente dalla trama; viceversa, si viaggia col freno a mano tirato.
HELLINGEN OMICIDA E RAZZISTAParliamo ora della nuova interpretazione di Hellingen secondo Burattini. Per prima cosa, un Hellingen che torna in vita e subito dopo ammazza qualcuno con le sue mani non ha senso. Lo scienziato non è mai stato un sanguinario simile: al massimo ammazzava per interposta persona. O per interposto macchinario: attraverso Titan, oppure, in "Ora zero", uccideva i soldati al suo servizio quando non gli servivano più attraverso un pannello che era collegato elettronicamente alle loro cinture. Insomma, un omicidio "pulito", non alla Jack lo squartatore, era lo stile di Hellingen. Unire il "bruto" allo "scienziato" dà un aspetto stridente e poco convincente del personaggio.
Inoltre, Hellingen
si era appena ricomposto a livello molecolare, non aveva fatto mica una pennichella. Almeno un attimo di stordimento, di incertezza avrebbe dovuto averlo: chiedere dove si trova, quanto tempo è passato. Si tratta di una situazione "ai confini della realtà", assai poco comune in quel contesto: non siamo in "Star Trek". E invece, come se fosse appena uscito da una sauna, va all'attacco squarciando gole, manco fosse Wolverine.
Senza contare che parliamo di un
vecchio, non certo di Capitan America. Nessuno è capace di fermare un vecchietto con l'artrite? E dopo questo fatto, gli uomini di Altrove, Quaritch compreso, vanno avanti come se non fosse successo nulla. Hanno tra le mani una specie di Hannibal Lecter, ma lo trattano come se fosse una persona normale. Oltre a quella di Hellingen, anche l'azione degli uomini di Altrove non è convincente dal punto di vista psicologico. Ma passiamo alla tesi di un Hellingen razzista: come si vede, nella storia il vero protagonista è Hellingen, insieme alle sue infinite spiegazioni circostanziali su ogni particolare e dettaglio della storia, dicendo tutto fino all'ultimo bullone, magari due o più volte per i lettori ritardati. Ora, non riesco ad essere convinto al 100% della sua impostazione razzista-darwinista, soprattutto per due motivi.
1 - Lo storicismo a tutti i costi. A quei tempi - in pieno Ottocento darwinista, in una tendenza laica ed evoluzionistica che si svilupperà fino all'orrore hitleriano della metà del Novecento - simili pensieri razzisti erano comuni e diffusi tra gli intellettuali, e così in effetti si dà più credibilità storica al personaggio. Lasciamo stare il fatto che uno come Hellingen sarebbe stato applaudito e non ostacolato nei suoi discorsi elitari e razzisti: l'evoluzione aveva dato molti spunti e scuse per le teorie razziali, allora molto diffuse a livello culturale (per questo Hitler non aveva inventato nulla: aveva raccolto quello che altri avevano seminato in precedenza).
A parte questo, Zagor è un personaggio
astorico, e non ha senso renderlo sempre più credibile con dati storici sempre più precisi. Una
certa indeterminatezza ha sempre aiutato la fantasia nelle storie di Zagor. Più si rendono realistiche le storie di Zagor, più Zagor appare assurdo e ridicolo: la stessa cosa che sta capitando ai fumetti dei supereroi Marvel di adesso, che cercano di essere credibili il più possibile, diventando così sempre più fuori dalla credibilità. Zagor non appartiene alla storia vera, ma in una storia fittizia in cui gli elementi storici dovrebbero essere inseriti con cautela. Se invece si inseriscono in modo massiccio, si rischia di trasformare Zagor non solo in un personaggio assurdo, ma anche di trasformare una storia di avventura in un noioso documentario sulle foche.
2 - L'Hellingen di Nolitta non mostra nessun segno di razzismo. Come ho detto prima, Hellingen non ha mai mostrato in passato la capacità sanguinaria che gli ha dato Burattini, nè il razzismo. Lui voleva fare una società in cui erano gli scienziati a governare, e basta. Nient'altro. Un pensiero sì elitario, ma non razzista.
Hellingen, nelle storie di Nolitta, dice di essere stato criticato dai suoi colleghi scienziati per via delle sue teorie
scientifiche, non razziste: infatti, lo scopo di Hellingen era dimostrare ai suoi colleghi che le sue intuizioni scientifiche erano esatte. Non c'è nessun riferimento a sue teorie razziste screditate.
Lo stesso Hellingen di Burattini è stimato come scienziato ad Altrove: quindi, se si vuole collegare questo personaggio con l'Hellingen di Nolitta e le sue intenzioni, non ha senso che abbia voluto far vedere agli altri scienziati di Altrove che era un grande genio della scienza: questo era comunemente accettato da tutti, secondo Burattini. Se Hellingen avesse voluto mostrare che le sue teorie razziste erano giuste, avrebbe usato altri metodi d'indagine, invece di fare Titan, lo Squalus, missili teleguidati e contatti con alieni: tutte cose scientifiche, che non c'entravano nulla con teorie razziste.
Credo che un Hellingen razzista in Ora Zero avrebbe ammazzato subito Tonka, che era prigioniero insieme a Zagor, per esempio. L'Hellingen di Nolitta è un arrivista senza scrupoli che vuole il dominio del mondo, in mano sua e in mano a scienziati come lui: trasformarlo in un razzista mengeliano, senza che ci siano mai state in lui tracce particolari di razzismo in passato, è molto forzato. L'Hellingen burattiniano è un malvagio fanatico senza personalità particolari, oltre a un gusto forte per l'omicidio, la tortura e le stragi. Burattini avrebbe fatto meglio a creare un altro personaggio con queste caratteristiche, senza attribuirle ad Hellingen. Ma ormai, grazie a Burattini, da adesso in avanti Hellingen è diventato una specie di nazista stile Teschio Rosso, ed è una impostazione ingombrante per il personaggio, che, in questa interpretazione semplicistica, ha perso la sua complessità e ambiguità che Nolitta gli aveva dato.
Inoltre, la storia di Burattini dice che Hellingen, ai tempi della sua prima apparizione,
"volle subito mettere all'opera Titan contro quegli individui che lui considerava una razza inferiore, i pellirossa". Ma non è così: nella storia di Nolitta, Titan era stato usato
solo a livello sperimentale, in mezzo ai boschi, senza che sia stato mai scatenato contro i pellerossa. Solo dopo l'intervento di Zagor, Hellingen manda Titan contro il villaggio per rappresaglia: quindi, non per un odio razziale. Altrimenti, avrebbe già mandato il robot contro i pellerossa prima dell'arrivo di Zagor. Senza contare che Titan avrebbe benissimo potuto ammazzare tutti gli indiani del villaggio: invece, Hellingen lo usa solo per scopo dimostrativo, passando sopra gli incauti che erano in mezzo alla sua strada e ammazzando quelli che avevano attaccato il robot. Quindi, di base non c'era il razzismo, ma la semplice violenza e crudeltà. Certo, Hellingen e i suoi uomini apostrofano spesso gli indiani come "selvaggi" o "scimmie rosse", ma non più di quanto facessero i tipici cattivi nolittiani. Quindi, definire Hellingen come un pazzo e fanatico razzista alla Teschio Rosso è assai forzata come cosa.
Passando alle famose frustate che Hellingen infligge a Zagor in Ora Zero, più che di sadismo si tratta di vendetta per una persona che lo aveva ustionato in volto, che per causa sua era stato colpito da un arpione in petto, insomma aveva rischiato di morire per colpa sua almeno due volte. Appare sadico, ma
per scopo di vendetta, non per il sadismo in sè. Se no, se fosse stato un vero sadico psicopatico, avrebbe anche frustato Cico e Tonka, che c'entravano poco o nulla al dramma. Senza contare le diverse volte che Hellingen aveva avuto Zagor in mano: se fosse stato davvero un sadico psicopatico, lo avrebbe torturato ogni volta che lo aveva in mano.
IL NOME DI HELLINGENE' un dettaglio, d'accordo, ma mi lascia perplesso. Va bene Garth come nome, ma come fa una famiglia olandese a farsi chiamare "Hellingen"? Con Google translate vedo che in Olanda "inferno" si dice "hel", quasi come in inglese. E "Ingen" significa "creazione" o qualcosa di simile. Quindi, sarebbe come dire la famiglia "creatrice dell'inferno". E' normale che una famiglia abbia questo cognome? Io credevo che Hellingen fosse un soprannome, non un nome vero.
Senza contare che, secondo il passato di Hellingen di Burattini, lo scienziato sarebbe stato ricercato invano dagli uomini di Altrove e dal governo degli Stati Uniti: possibile che non abbia mai pensato a farsi cambiare il nome? Una cosa piuttosto imprudente, da parte di un uomo inseguito. Certo, in
"Vittoria!" si faceva chiamare Bauer e portava una maschera, ma in tutte le altre storie si è sempre fatto chiamare col suo vero nome dai suoi uomini. Senza contare che in quella storia diceva di portare la maschera per via del volto sfigurato, non perche è un ricercato.
PERSONAGGI DI CONTORNO INUTILI, TRASCURATI E POCO CONVINCENTICi sono molti personaggi di contorno che non sono stati approfonditi in alcuna maniera. Faccio qualche esempio tra i più eclatanti.
Hellingen e Scully si detestano da tempo, d'accordo, ma Hellingen lo uccide subito dopo due secondi, senza nemmeno spiegare prima i motivi del suo odio. Che senso ha l'aver dato importanza
dopo al loro antagonismo, in un flashback (quasi tutta questa storia di Zagor è un flashback), quando Scully è già morto? Il dramma così scompare, perchè nessun lettore ha capito sul momento perchè Hellingen abbia sgozzato lo scienziato in un nanosecondo.
Quaritch, nel complesso, risulta un personaggio monodimensionale, con una psicologia per nulla convincente. Non si capisce per quale motivo prima aiuta Hellingen e poi ha un ravvedimento tanto improvviso quanto poco credibile, tipico di chi cerca di salvarsi quando tutto è perduto: infatti, cambia idea solo
dopo che lo scienziato è stato sconfitto, guarda caso. E' una mossa da furbetto. E' un personaggio che bisognava definire con molta più cura; invece così sembra solo un lunatico che ha le idee poco chiare sui propri scopi e sulle proprie azioni, oppure un profittatore che coglie le occasioni.
Yapeha, il marmocchietto indiano che fa il saputello: gli hanno appena accoppato i genitori davanti a lui e dovrebbe essere sconvolto, spaesato, o furioso e desideroso di vendetta. Invece, si lancia in insopportabili spiegoni che neanche Einstein. Oltre a dare fastidio e a fare i riassunti delle vignette precedenti, non si capisce quale sia il suo motivo di esistere nella storia.
IL PROBLEMA WENDIGOSe proprio Burattini voleva tirare in ballo all'improvviso il Wendigo, avrebbe dovuto creare le giuste premesse per rendere almeno coerente la sua irruzione nel racconto, se no a quel punto qualunque finale andava bene. Come ho detto prima, all'inizio della storia non c'era nessuna traccia che faceva pensare al Wendigo: questa traccia inesistente poi Burattini la cita abusivamente nel finale. E, comunque, un finale di tipo magico fatto in questo modo, all'improvviso e senza motivo apparente, delude le aspettative dei lettori che stavano leggendo le storie di uno
scienziato, non di un mago. Sarebbe come dire che nel giallo dei "Piccoli indiani" di Agatha Christie l'assassino alla fine è un omino verde di Marte. E' chiaro che in
"Magia senza tempo" Nolitta presenta una soluzione magica: ma questo avviene
per gradi, in una narrazione tale che, a poco a poco, l'avvenimento diventa credibile e plausibile per i lettori. Qui invece il Wendigo entra in scena con la delicatezza di un elefante in cristalleria.
Ora, un'altra domanda:
doveva tornare o no il Wendigo? La mia risposta, per quel che vale, è negativa. Nessuno nega che il Wendigo faccia parte integrante della storia di Boselli su Hellingen: quello di cui si parla è l'
opportunità di farlo tornare. Le storie di Sclavi e Boselli hanno stravolto a tal punto i personaggi di Hellingen e Zagor che, a fare continuamente riferimento ad esse, non si fa nient'altro che complicare ancora di più una storia ormai diventata contraddittoria (per esempio, la storia di Boselli fa da continuazione alla storia di Sclavi, smentendola nello stesso tempo). Se non si può negare che Sclavi e Boselli siano tra i più grandi sceneggiatori del fumetto italiano, nello stesso tempo non si può negare la costruzione assurda e incomprensibile che hanno fatto entrambi su Zagor. Anche il buon Omero a volte sonnecchia. Una via di mezzo, in cui si cerca di accettare le loro storie e nello stesso tempo fare una storia con un Hellingen classico, ha avuto il solo risultato finale di complicare una storia già abbastanza ingarbugliata e contraddittoria per conto suo. Ora, le storie difficili da riconciliare con la serie di Zagor sono diventate tre. E di questo passo non faranno altro che aumentare.
Senza contare l'aspetto inquietante della scena: Zagor, alla fine, per risolvere il problema,
compie un'evocazione demoniaca, tipica delle sette sataniche (con tanto di spargimento di sangue e richiami), una cosa assurda da far fare ad un personaggio positivo come Zagor. In quel momento, Zagor diventa un sacerdote del diavolo al livello di Mefisto o Yama. Dire che è una soluzione assurda è dir poco: è un capovolgimento mostruoso del personaggio.
LA FACCENDA DELL'ONNIPRESENTE "ALTROVE"Ormai i continui riferimenti su Zagor ad Altrove di Martin Mystere, ai reperti atlantidei con annesse inevitabili spiegazioni logorroiche sono, a mio parere, un
corpo estraneo alla serie di Zagor, che si occupa di
avventura e non di
analisi scientifiche: analisi che spesso diventano il cuore della storia, coi personaggi come contorno. Se Castelli riusciva ad inserire situazioni storiche e scientifiche complesse in una storia, questo era dovuto:
- al contesto della storia. Martin Mystere è uno scienziato, un letterato, uno scrittore: per questo in simili contesti sono per forza di cose accettati dal lettore.
- alla capacità narrativa di Castelli, che metteva al centro la persona coi suoi pregi e difetti, non i discorsi scientifici o le teorie avveniristiche. Infatti quello che interessa al lettore è una
storia fatta di uomini, non una "critica della ragion pura" in cui i personaggi sono superflui.
NON SAREBBE STATO MEGLIO FAR TORNARE IL VERO HELLINGEN?Invece di far tornare un clone di Hellingen, sarebbe bastato far tornare quello
vero in questa storia, implicando che quello delle storie di Boselli e Sclavi fosse stato un clone, e così il problema sarebbe stato risolto con semplicità, senza più fare riferimento ad un passato assai ingombrante. E come si sarebbe potuto fare? Partiamo dal presupposto che la cabina akkroniana smaterializza il corpo all'interno della cabina inviante, poi lo rimaterializza nella cabina ricevente. Al momento della smaterializzazione di Hellingen nella cabina in "Magia senza tempo", la cabina ricevente NON era attiva, per cui Hellingen è stato semplicemente smaterializzato...e per tutto questo tempo è sempre rimasto lì, all'interno della cabina, sotto forma di atomi codificati. Accettando questa premessa, si poteva costruire un ritorno perfettamente verosimile senza tirare in ballo clonazioni e doppioni che incasinano solo la continuity e la credibilità delle storie; bastava semplicemente giocare sul modo in cui i cervelloni di Altrove scoprono come rimaterializzare la “posta non spedita” dalla cabina inviante. In questo modo è l'Hellingen di Boselli e Sclavi a diventare una copia, e Burattini avrebbe potuto gestire il suo originale come gli pareva, sacrificando (narrativamente) l'Hellingen-simulacro per lasciare il Wendigo con un palmo di naso. Tutto sarebbe stato molto più semplice. Invece Burattini si è infilato da solo in un vicolo cieco, mettendo in mezzo strampalate storie di cloni, doppioni e divinità onnipotenti. Adesso, qualunque tentativo di metterci una pezza non potrà che rivelarsi peggiore del buco. Si è cercato di far contenti tutti senza far felice nessuno.
STORIA VOLUTAMENTE INTERROTTA. E ALLORA?Si potrebbe dire che la storia non può essere giudicata perchè non è completa, e bisognerebbe aspettare la storia conclusiva che ci sarà fra tre anni circa per esprimere un giudizio. Ora,
una autosufficienza di lettura degli episodi zagoriani (o bonelliani) va sempre mantenuta, anche quando sono già previsti ritorni o secondi capitoli. In questo caso invece l'autosufficienza non c'è; c'è solo un finale tronco e affrettato. Magari l'intenzione era quella di creare aspettativa verso il secondo capitolo, e questo può anche andare bene, ma ancora una volta si è sbagliato nei modi. C'erano tante maniere per concludere la storia creando una certa aspettativa e allo stesso tempo conservare anche l'autosufficienza dell'episodio. Invece, Burattini ha scelto la soluzione più sconcertante, quella di una chiusura rapida "a ghigliottina". Si potrebbe replicare che una storia di 434 tavole non è una storia breve, quindi non è una storia che si conclude "troppo presto". Bisogna vedere in che contesto si usa il termine "troppo presto": una storia di 400 e più pagine è indubbiamente lunga, ma se termina brutalmente nel mezzo dello sviluppo ha una brutta conclusione. La storia si conclude troppo presto non perchè è una storia lunga, ma perchè è una storia che si conclude male.
DISEGNI OTTIMII disegni di Verni e Sedioli riescono a rendere bene l'atmosfera ferriana, e mi sembrano i veri eredi della tradizione zagoriana.
CONCLUSIONEE' chiaro che la storia non mi ha convinto, e spero di essermi spiegato sufficientemente riguardo ai motivi. Vista l'eccezionalità del tema, il ritorno del nemico per eccellenza dello Spirito con la Scure, la storia, con i suoi spunti, avrebbe potuto essere sviluppata in un altro modo, senza Wendigo nè Altrove. E' davvero stata un'occasione mancata, non solo per questo, ma anche perchè c'era la possibilità di tagliare definitivamente l'inestricabile nodo gordiano che si era sviluppato su Hellingen con le storie di Sclavi e Boselli, che avevano complicato tutto sovrapponendosi a vicenda, ciascuno correggendo il precedente. Emblematico è l'esempio della famosa e famigerata
cabina degli akkroniani: Nolitta l'aveva considerata come una cabina di teletrasporto (confermato in Fantacico); Sclavi come un luogo dove suicidarsi polverizzandosi, Boselli come un apparecchio difettoso che ti riduce in polvere e poi ti fa vagare nello spazio, Burattini come una macchina di clonazione. Immagino che il prossimo sceneggiatore dirà che quella era la cabina del telefono di Superman.
Senza contare l'incredibile quantità di spiegazioni e la valanga di flashback, che la fanno da padrone. Non ne ho mai visti tanti in una sola storia: il flashback dell'indiano jellato Natook, il flashback dei ricordi di Hellingen, il flashback del passato di Hellingen, il flashback di Hellingen tra gli akkroniani, flashback vari...praticamente dei flashback interrotti dalla storia, mentre dovrebbe essere il contrario. Il flashback rallenta la storia, e dovrebbe essere usato con parsimonia: qui, invece, è a dosi industriali.
Davvero un'occasione mancata, peccato.
AGGIORNAMENTO
Quest'anno (2019)
è uscita la seconda parte della storia di Hellingen (Zagor 648-650, realizzato dagli stessi autori della prima parte). Ha deluso tutti, essendo solo un lunghissimo, noiosissimo flashback, che ha alla fine portato il vero Hellingen nella storia. Dopo il disastro della morte di Hellingen in
Magia senza tempo e l'orrore di
Incubi e i suoi fratelli, il vero Hellingen è tornato. Ma non nutro nessuna speranza nella capacità degli sceneggiatori attuali di fare storie decenti su Hellingen, dopo il campionario di bestialità che abbiamo avuto in questi anni.
QUI IL COMMENTO DEI CROATI SULLA STORIAQUI TUTTI GLI ALTRI LINK SU ZAGOREdited by joe 7 - 8/9/2022, 22:55
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