PURGATORIO CANTO 17 - TERZA CORNICE: IRACONDI, ESEMPI DI IRA PUNITA - SALITA ALLA QUARTA CORNICE (ACCIDIOSI)(primo post: qui; precedente post: qui)
Dante e Virgilio escono dalla cornice degli Iracondi.
Dante e Virgilio escono dal fumo che avvolge la Terza Cornice, quella degli Iracondi, e il poeta si paragona a una persona che esce a poco a poco da una fitta nebbia di montagna, così da intravedere gradualmente la luce del sole. Mentre Dante esce dal fumo, la sua mente è colpita all'improvviso da una visione così forte da sottrarre l'intelletto a ogni stimolo esterno: Dante capisce che viene direttamente dal Cielo per volere divino. Nella mente di Dante appaiono delle scene di ira punita: la prima è l'immagine di
Progne (o Procne) tramutata in usignolo come punizione per il suo orrendo atto dovuto all'ira. Ne abbiamo già parlato nel
Capitolo 9 del Purgatorio: Tereo, marito di Progne e re della Tracia, violentò Filomela, la sorella di Progne. Per vendicarsi, Progne diede in pasto al re, a sua insaputa, il loro figlio Iti. Quando il re lo venne a sapere, cercò di uccidere Progne e Filomela: allora gli dei le trasformarono in uccelli. Il peccato di Progne fu quello dell'ira vendicativa.
Progne mostra l'orribile verità al marito Tereo.
Poi Dante vede un altro esempio di ira punita: quella di
Aman, un personaggio del libro di
Ester, dell'Antico Testamento. Aman era il ministro del re persiano
Assuero (probabilmente re Serse I) e odiava l'ebreo
Mardocheo, lo zio della regina ebrea
Ester, moglie di Assuero. Infatti, Mardocheo non mostrava timore verso Aman, mentre lui voleva essere temuto: la serenità e sicurezza di Mardocheo verso di lui era un affronto per Aman, che per ira lo voleva uccidere e con lui sterminare tutta la sua razza ebraica. Convinse con l'inganno re Assuero a sterminare tutti gli ebrei, e quindi Mardocheo: ma l'intervento della regina Ester svelò le colpe di Aman. Re Assuero mise in croce Aman per punizione: la stessa pena che Aman voleva dare a Mardocheo. Dante infatti vede Aman crocifisso, con un atteggiamento sdegnoso. Aman mostr
a nella morte la stessa protervia che aveva in vita, con analogie rispetto a
Capaneo e
Caifa, incluso il particolare che tutti e tre sono in qualche modo inchiodati, i primi due al suolo infernale e il terzo alla croce.
Ester accusa di sterminio l'iracondo Aman davanti al re.
Appena l'immagine di Aman si dissolve di per sé, come una bolla d'acqua che scoppia, Dante vede il terzo esempio di ira punita: quello di
Amata. Lei era un personaggio dell'Eneide: fu la moglie del re
Latino e la madre di
Lavinia, la futura sposa di
Enea. Accesa dall'ira verso Enea, Amata rifiutò in tutti i modi di accettare la decisione del marito Latino di dare in sposa Lavinia ad Enea. Alla fine Amata si impicca, seguendo la sua ira: Dante vede infatti la figlia Lavinia che piange la morte della madre, rimproverandola:
surse in mia visione una fanciulla (apparve nella mia mente una fanciulla)piangendo forte, e dicea: «O regina, (che piangeva disperata, e diceva: «O regina (Amata),perché per ira hai voluto esser nulla? (perché a causa della tua ira hai voluto distruggerti?)Ancisa t’hai per non perder Lavina; (Ti sei suicidata per non perdere Lavinia;)or m’hai perduta! Io son essa che lutto, (ora mi hai davvero perduta! Io sono qui che mi addoloro,)madre, a la tua pria ch’a l’altrui ruina» (madre, per la tua rovina prima che per quella di altri»).
Questa immagine esprime bene il dolore di Lavinia.
Dante torna in sé, come una persona che sta dormendo e viene svegliata da una luce improvvisa, per cui il sonno scompare gradualmente. Le immagini svaniscono e il poeta vede un fulgore assai più intenso di quelli naturali (è un angelo, anche se Dante non lo sa ancora). Cerca di capire la sua origine, quando sente una voce - quella dell'angelo - che lo invita a salire. Dante prova un fortissimo desiderio di guardare bene quello che sta vedendo, anche se non vede nulla, come chi fissa il sole, che è troppo luminoso per essere osservato. Virgilio spiega a Dante che si tratta dell'Angelo della Mansuetudine. Costui aveva indicato a Dante la via senza che qualcuno glielo abbia chiesto. Una cosa, aggiunge Virgilio, che si dovrebbe fare anche fra noi uomini sulla Terra: perché chi vede una persona nel bisogno e aspetta che sia quella persona a chiedergli aiuto prima di agire, è come se gli avesse negato l'aiuto. Dopodichè, Virgilio esorta Dante ad affrettarsi a salire, poiché non sarà possibile farlo, una volta calata la notte. I due poeti iniziano quindi a salire lungo una scala. Appena Dante ha messo piede sul primo gradino, sente un vento che lo colpisce al viso e ascolta una voce che dice:
"Beati i pacifici". Ormai il sole è quasi tramontato, per cui appaiono già le prime stelle. Dante sente la forza delle gambe venir meno, quando arriva in cima alla scala e si è fermato lì insieme a Virgilio, come una nave approdata a riva. Dante resta in ascolto qualche istante, per capire se c'è qualcosa da osservare nella Quarta Cornice: poi si rivolge al maestro e gli chiede quale peccato sia punito in questa zona del Purgatorio, in modo da trarre vantaggio dalla sosta forzata. Virgilio risponde che in questa Cornice è punito
"l'amore troppo tiepido verso il bene", cioè l'
accidia e per essere ancora più chiaro aggiungerà una spiegazione che renderà fruttuosa l'attesa dei due poeti.
LA SPIEGAZIONE DI VIRGILIOVirgilio spiega a Dante che ogni creatura prova amore. Ora, questo amore può essere di due tipi:
-
naturale: cioè diretto verso Dio e misurato nell'uso dei beni terreni. Questo è un amore sempre giusto, che non può sbagliare, perchè è di base e non è condizionato dalle scelte personali.
-
d'elezione: cioè amore dovuto alla scelta, che può - o non può - essere diretto verso Dio e il bene, per libera scelta dell'uomo.
Ma questo amore di elezione può sbagliarsi in tre modi:
1) amando se stessi a scapito degli altri (
superbia, invidia, ira: sono i vizi delle tre cornici appena attraversate)
1) amando il bene con scarsa energia (
accidia)
2) amando il bene con troppa energia (
avarizia, prodigalità, gola, lussuria: i vizi delle cornici successive).
Per approfondire, Virgilio spiega che l'amore, di per sè, vuole l'autoconservazione: cioè non desidera la rovina o l'odio di se stessi. Inoltre, essendo amore e non odio, non può odiare Dio, Sommo Amore, del quale ogni essere fa parte e da cui non può essere diviso. L'amore di elezione che ama se stesso a scapito degli altri - e quindi pecca - può avvenire in tre modi, :
1) c'è chi vuole eccellere su tutti calpestando il prossimo, perché brama di primeggiare: e questa è la
superbia.
2) c'è chi teme di perdere onore e fama, se altri lo superano, e si rattrista quando questo accade: e questa è
l'invidia.
3) c'è chi riceve un'offesa e si adombra al punto da desiderare la vendetta: e questa è
l'ira.
Questi tre vizi si scontano nelle Cornici sottostanti: la prima, la seconda e la terza, che i due poeti hanno appena attraversato. La Cornice che hanno appena raggiunto, la Quarta, si occupa del peccato di
accidia, in cui si desidera sì il bene, ma con un amore troppo debole. Vi è poi un altro bene che è diverso, in quanto terreno e mondano e non rende l'uomo felice: se l'uomo vi si abbandona con eccessivo vigore, commette i tre peccati che si scontano nelle Cornici soprastanti. Virgilio interrompe la spiegazione, non dicendo quali sono i tre peccati, e invita Dante a rifletterci da solo. Noi comunque sappiamo che si tratta dei peccati di
avarizia e prodigalità (raccolti insieme), poi di
gola e di
lussuria, in cui ci si abbandona appunto ai beni terreni (i soldi, il cibo, il sesso) con eccessivo vigore.
COMMENTOLa spiegazione di Virgilio sulla struttura morale del Purgatorio si rifà alla dottrina cristiana della
Summa Theologica di
San Tommaso d'Aquino, che si fonda sulla concezione dell'amore: ogni creatura prova amore naturale o d'animo (cioè dovuto alla scelte). Mentre il primo è sempre corretto, il secondo può essere peccaminoso, a seconda che sia diretto verso un fine malvagio (causando superbia, invidia, ira), o che sia privo di vigore (accidia) o eccessivo verso i beni terreni (causando avarizia, gola, lussuria, se i beni troppo desiderati sono il denaro, il cibo, il piacere sensuale). Questa tripartizione dei peccati capitali corrisponde almeno in parte a quella della topografia morale dell'Inferno, illustrata nel
Canto XI della I Cantica dell'Inferno, che con questo Canto ha più di un'analogia.
IL DANTE DI NAGAI
La confusa spiegazione di Virgilio.
Quando Dante esce dal fumo, sente l'angelo cantare "beati i pacifici, perchè essi saranno chiamati figli di Dio" (dal Discorso della Montagna di Gesù del Vangelo secondo Matteo). Dante, però, non è accecato dal suo splendore, come invece accade nella
Commedia. Inoltre, Virgilio spiega a Dante la distinzione dei vari amori, ma in modo confuso; inoltre, Dante dice delle cose che nella Commedia non ha detto. Sentiamo:
Dante: C'è qualcosa che ancora non capisco...ogni volta che scompare una delle P che simboleggiano il peccato...sento come se le mie certezze, la fonte della fiducia in me stesso...crollassero a una a una anche loro.Questa frase il Dante originale non l'ha mai detta. Non ha mai fatto riferimento, inoltre, a delle
"certezze che crollano": questa è una tipica frase fatta, un luogo comune, ripetuto spesso nei mass-media (fumetti, film, ecc.) e nelle prediche superficiali di preti o laici. Anzi, nel cammino vero della Commedia, le certezze di Dante si
solidificano, anzichè crollare. Perchè non si basano sulla
"fiducia in se stessi", come dice il Dante del manga, ma sulla
fiducia in Dio. Un Dante che ha solo
"fiducia in se stesso" non avrebbe mai intrapreso il cammino della
Commedia, che è un cammino che può fare solo chi ha fiducia in Dio, non chi ha fiducia in se stesso. Un Dante che ha fiducia solo in se stesso e non in Dio sarebbe ancora adesso preda delle fiere della selva oscura del primo Canto.
Virgilio: Vedi, ci sono tanti tipi di amore, alcuni con uno scopo, altri senza. C'è l'amore verso se stessi, verso gli altri, verso Dio...spesso però l'amore somiglia al desiderio insito nell'uomo verso ciò che piace. Ecco perchè gli uomini tendono verso le cose che soddisfano questa voglia...ed è da quel tipo di amore, da quella brama, che nasce il peccato. La degenerazione dell'amore in quest'altro tipo di sentimento è il motivo per cui le anime si trovano qui. Perciò l'origine dell'errore è confondere questo moto con l'animo umano con l'amore o con il bene! Quello non è amore, è il peccato! Non è il bene, è il male!La spiegazione del Virgilio di Nagai è assai confusa e piena di errori. Intanto, non ci sono
"diversi tipi di amore", ma uno solo, e questo ha sempre uno scopo, giusto o sbagliato che sia. Non esiste un
"amore senza scopo", che è una contraddizione in termini: ogni amore ha uno scopo, perchè, per sua natura, è sempre diretto verso qualcosa o qualcuno. Inoltre,
"l'amore verso se stessi, verso gli altri, verso Dio" non sono tre amori diversi, ma sono lo stesso amore. Non si può amare Dio - che è la base dell'amore - senza amare se stessi e gli altri. Chi ama Dio, ma non ama se stesso nè gli altri, alla fine non ama neanche Dio. E' sbagliato anche parlare dell'
"amore che somiglia al desiderio dell'uomo verso ciò che piace": amore è proprio desiderare ciò che piace, che riempie, che soddisfa in pieno, e Dio è proprio Colui che soddisfa in pieno. Il peccato nasce non quando si tende verso ciò che piace, ma
quando ciò che piace è sbagliato. Quindi, il Virgilio di Nagai ha travisato tutto, mentre il Virgilio della Commedia spiega molto bene quando l'amore è sbagliato. Insomma, nel manga Virgilio ha poche idee, ma confuse. Inoltre, condanna proprio il fatto d desiderare, cioè
il desiderio in sè: e questa è la base dell'insegnamento buddista (che è agli antipodi del cristianesimo).
Dante: Ora capisco! L'insicurezza che provo ogni volta che una delle P scompare dalla mia fronte...deriva dal fatto che quello che io scambiavo per amore era in realtà peccato...e quello che credevo essere il bene era invece il male! Ma allora io...e tutta la mia vita terrena...Se il fatto stessi di desiderare è male, allora TUTTO diventa male, conclude Dante. Questo è l'insegnamento buddista: ma non ha nulla a che fare col cristianesimo.
Commentatore: Questi peccati traggono la loro origine dalla natura stessa dell'animo umano, ecco perchè è difficile riuscire a purificarsene. Dante, tormentato dai dubbi, non poteva fare a meno di interrogare la sua coscienza.Il Dante della Commedia, invece, non è tormentato dai dubbi, anzi,
acquista sempre più sicurezza a mano a mano che va avanti nel cammino della Commedia. E poi, se nel manga Virgilio non sa spiegargli niente, Dante ha poco da interrogare "la sua coscienza", che è ignorante come lui. Infine, dire che
"questi peccati traggono la loro origine dalla natura stessa dell'animo umano, ecco perchè è difficile riuscire a purificarsene" non ha nulla a che vedere nè con la Divina Commedia nè col cristianesimo, ma col
buddismo e la visione orientale. Infatti, per il buddismo l'uomo è completamente corrotto e può, forse, purificarsi dopo incessanti cicli di reincarnazioni. Invece, per il cristianesimo, l'uomo non è completamente corrotto, ma è ferito dal peccato originale, dovuto alla tentazione del demonio (lui sì, completamente corrotto). Infatti, originariamente, l'uomo era puro, perchè era stato creato a immagine e somiglianza di Dio, il Puro per eccellenza. E, quasi come un angelo caduto, l'uomo vuole ritornare a quella purezza originale, che potrà riavere se segue l'aiuto di Dio. E senza alcun ciclo di reincarnazioni, perchè si vive una volta sola: dopo, c'è il Giudizio. Come si vede, in questa versione della Divina Commedia Nagai ha introdotto concetti non cristiani, ma
buddisti - o comunque orientali.
BIBLIOGRAFIAhttps://divinacommedia.weebly.com/purgatorio-canto-xvii.html(Continua qui)QUI TUTTI I LINK SULL'ANALISI SU DANTEEdited by joe 7 - 14/1/2023, 15:01
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