ZAGOR 73-74: LA STELLA DI LATTA (analisi di Ivan e approfondimento: quando Zagor perdeva la pazienza)Testi: Guido Nolitta (Sergio Bonelli)
Disegni: Franco Donatelli / Franco Bignotti
Zagor edizione originale Zenith: n. 124-125 (usciti nel 1971). I numeri reali di Zagor sono: 73-74. Infatti, l'edizione Zenith originale pubblicò Zagor a partire dal numero 52, quindi ha la numerazione sfasata che continua ancor oggi, con 51 numeri in più. Prima del numero 52, pubblicava storie di altri personaggi bonelliani come
Hondo, Kociss, eccetera. Tutte le varie ristampe di Zagor, invece, seguono la numerazione reale, in questo caso 73-74.
TRAMAParadise Gate, "Il cancello verso il Paradiso", è una città sorta dal nulla dopo la scoperta di giacimenti d'oro: la classica "boom town". Ma il suo spietato sindaco,
Wilson "King" Mac Kay, taglieggia i cercatori d'oro, imponendo loro delle forti percentuali sul metallo prezioso estratto. Zagor e Cico ne scoprono la crudeltà, andando proprio lì, lungo il viaggio di ritorno a Darkwood e trovando ucciso il vecchio
Ellis, un cercatore d'oro che loro avevano appena conosciuto e che aveva tentato di ribellarsi a "King" McKay. Ellis muore tra le braccia di Zagor e lo Spirito con la scure, furioso, si rivolge allo sceriffo, scoprendo, sorpreso, che si tratta di un suo vecchio amico,
James Hilton. Ma lui è ormai ridotto all'ombra di se stesso a causa delle sconfitte subite nella vita ed è diventato schiavo dell'alcool: ora è solo lo sceriffo fantoccio di McKay. Ma l'arrivo di Zagor dà coraggio ad Hilton, che, insieme a lui e a Cico, organizzano la resistenza, incarcerando gli assassini di Ellis e condannandoli alla forca. L'azione dà coraggio ai cittadini, in particolare a
Howens, il proprietario di un piccolo emporio: ma il negozio verrà subito incendiato dagli uomini di McKay per rappresaglia. Persino Hilton subisce un tentativo di omicidio. Ma Zagor ne approfitta per fingere che il suo amico sia morto e prenderne il posto come sceriffo del paese. Alla fine Zagor, Hilton e Cico hanno la meglio su McKay, che è costretto ad andar via dal paese insieme alle sue cose, davanti agli occhi di tutta la popolazione.
COMMENTOStoria breve del periodo
pre-goden age, durante il quale, per alcuni anni, la serie di Zagor procedeva presentando, appunto, episodi della lunghezza di un albo e mezzo o due. Ne avevo un ricordo anonimo (e in genere non è un buon segno), eppure l'ho riletta di recente e devo dire che è molto migliore di come la ricordavo. E' una storia che contiene un sacco di pregevolezze, decisamente sottovalutata. Forse ciò è dovuto al fatto che la trama si basa su un canovaccio già sfruttato decine di volte: ambientazione western classica, in cui un riccone prepotente tiranneggia gli abitanti di una vallata, fino all'arrivo dell'eroe duro e puro che scombussola gli equilibri.
(West and Soda docet , nota di Joe7) Insomma, nulla di nuovo nel
“COSA”...ma Nolitta ci mette del suo nel
“COME” riscaldare la minestra, ottenendo alfine un piatto saporito che si legge tutto d'un fiato. Nel complesso, è una sorta di prova generale di
"Arrestate Billy Boy": i lettori che conoscono entrambe le storie possono facilmente notare le similitudini delle trame di base:
- un potente che spadroneggia
- un sottoposto che abusa della propria impunibilità
- uno sceriffo asservito
- una popolazione pavida e remissiva
- una legge latitante...
...e uno Zagor raddrizzatorti carico di epicità.
Bella la galleria di comprimari:
"King" McKay, o
Wilson McKay: il tiranno del luogo. Opprime i cercatori d'oro di Paradise Gate con metodi tipicamente “mafiosi”, esigendo un pizzo sull'oro trovato.
Ellis: cercatore d'oro che si rifiuta di pagare il pizzo a McKay, venendo ucciso a scopo dimostrativo. Toccante l'episodio della sua morte.
Lo sceriffo Hilton: sceriffo alcolizzato vecchio amico di Zagor, ridotto a una marionetta nelle mani di McKay.
Straker: lo scagnozzo principale di McKay.
Pepito: ladruncolo messicano che istiga Cico ad emularlo (con risultati maldestri) in una divertente gag.
Howens: cittadino che si ribella a McKay, subendo l'incendio della casa per rappresaglia.
Se devo fare un appunto, trovo un po' sbrigativo il finale: in poche pagine si passa infatti da una situazione disperata alla cacciata di McKay dopo la rivolta dei cittadini. Un balzo narrativo piuttosto brusco, che poteva essere sviluppato in modo più fluido. Probabilmente Nolitta ha dovuto assecondare l'esigenza di chiudere la storia
proprio con quell'albo, nonostante il potenziale ancora inespresso.
LA PERLAIl carcerato Straker ride sarcastico dell'incendio della casa di Howens e Zagor perde il controllo: cerca di strangolarlo attraverso le sbarre, venendo fermato a stento da Cico.
Questo è lo Zagor esasperato e sanguigno di Nolitta, altro che l'esagitato isterico delle imitazioni moderne. Grande Bignotti nel rendere l'espressività di Zagor, davvero terribile.
(ne ero rimasto impressionato anch'io quando la lessi: è il momento che mi ricordo di più della saga - nota di Joe7) Scena memorabile che merita di essere riportata per intero:
LA PERLINALa canzoncina di Cico-boia:
In definitiva, inviterei chi non la ricordasse molto bene a rileggerla; può essere una piacevole riscoperta di un certo modo di fare Zagor (o più in generale, di un certo modo di fare Fumetti) di cui oggi si è perso lo stile semplice e sobrio (
purtroppo, aggiungo).
Storia:
7,5Disegni:
7,5POST-SCRIPTUM: QUANDO ZAGOR PERDEVA LA PAZIENZAQui non mi riferisco allo Zagor moderno in generale, bensì solo alle
situazioni specifiche in cui oggi viene mostrato Zagor che ha uno scatto di nervi per una situazione esasperante, sfogandosi su qualcosa/qualcuno. Gli esempi tipici del periodo classico sono:
– In questa storia, quando Zagor cerca di strangolare il carcerato Straker.
– In "Il mio amico Guitar Jim", quando gonfia di botte Guitar Jim per il suo “tradimento”.
– In
"L'Avventuriero", quando picchia Mike Gordon dopo l'omicidio del pistolero Flash.
– In
"Fucilazione", quando fa a pezzi i fucili dopo il massacro dei soldati inglesi.
– Nella
"Marcia della disperazione", quando quasi ammazza di pugni il nobile europeo che ha appena sparato alle spalle a Memphis Joe.
– Nel
"Raggio della morte", quando ha uno sfogo violento dopo aver scoperto che la tomba di Hellingen era vuota.
Ecco: questa caratteristica del personaggio, sempre ben descritta da Nolitta, è stata invece quasi sempre
mal trasposta dagli autori successivi, che l'hanno imitata solo
esteriormente: nel “COSA” ma non nel “COME”, insomma. Se uno scatto di nervi non è preceduto da una precisa costruzione psicologico-narrativa che lo renda credibile, appare solo come lo sfogo irrazionale di un esagitato e nulla più. Ad esempio, lo Zagor che in un impeto di rabbia fa scempio del
Terminator indiano in
"Resurrezione" a me convince assai poco. E' solo un'
imitazione esteriore dello Zagor collerico di Nolitta. Non c'è – a monte – una costruzione psicologica e narrativa che mi renda partecipe del suo stato umorale: ciò che vedo è solo un isterico che dà di matto senza un vero motivo. Nolitta era un maestro nel guidare il lettore
dentro la testa dei personaggi; purtroppo, gli autori moderni si limitano ad imitare il
COSA faceva e non il
COME lo faceva. Così trascurano tutto il sottile lavoro di suggestione con cui il Sergione riusciva ad incantare il lettore, col risultato che oggi vediamo Zagor comportarsi IN APPARENZA come lo Zagor di Nolitta...ma ci sentiamo
distanti dalle situazioni che vive, perché gli autori non riescono a stimolare il nostro coinvolgimento emotivo verso le situazioni vissute dai personaggi. Nolitta conosceva l'arte dell'
affabulazione, cioè il riuscire a conquistarsi la complicità del lettore con sottili giochi di suggestione narrativa. Se un autore riesce a creare questa affabulazione, allora può far fare a Zagor
qualunque cosa e risulterà accettabile; viceversa, è meglio che rinunci a trovate “particolari” come il giocare sulla collericità di Zagor, poiché c'è un forte rischio di scivolare nel ridicolo involontario senza rendersene conto.
QUI TUTTI GLI ALTRI LINK SU ZAGOREdited by joe 7 - 8/9/2022, 21:41
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