205-209: IL GRANDE INGANNO - Analisi di IvanTesti: Alfredo Castelli
Disegni: Franco Donatelli
Zagor edizione originale Zenith: n. 256-260 (usciti nel 1982). I numeri reali sono 205-209. Infatti, l'edizione Zenith originale pubblicò Zagor a partire dal numero 52, quindi ha la numerazione sfasata che continua ancor oggi, con 51 numeri in più. Prima del numero 52, pubblicava storie di altri personaggi bonelliani come
Hondo, Kociss, eccetera. Tutte le varie ristampe di Zagor, invece, seguono la numerazione reale, cioè coi numeri 205-209.
TRAMAJohn Mycroft, un agente segreto britannico, contatta Zagor per avere aiuto contro il
Tessitore, un cospiratore che tentò di destabilizzare l'Europa e ora vuole attaccare di nascosto gli Stati Uniti inserendo le sue pedine nei posti chiave. Ha anche un esercito di guerrieri ninja al suo servizio, che provocano la morte di Mycroft. In uno scontro coi ninja, Zagor riceve "la morte che giunge dopo": ha i giorni contati perchè può morire prima o poi tra atroci tormenti, facendo la fine di Mycroft. Siccome il Tessitore ha fatto liberare degli uomini dalla prigione, Zagor e Cico cercano di farsi passare per banditi e di farsi arrestare, in modo da essere assunti come uomini del Tessitore. Arrestati nel carcere newyorkese di Fort Concrete, dopo difficili prove vengono assunti come uomini del Tessitore. Riescono a raggiungere il Tessitore, ma questi con un trucco sfugge loro: però la sua organizzazione è stata scoperta e Zagor sopravvive alla minaccia della morte ninja, uccidendo il ninja che l'aveva colpito.
COMMENTOAltra storia riuscita di Castelli, con una trama variegatissima: un intrigo politico, una rapina in banca, un avversario invincibile nella lotta corpo a corpo, una lunga parentesi con incarcerazione & evasione, resa dei conti con colpo di scena finale, un Cico in formissima...Insomma, un grande minestrone, in cui, però, i vari ingredienti sono dosati nella giusta misura e ben amalgamati fra loro (Boselli dovrebbe prendere esempio...)
PREGIMolto nolittianamente (almeno in
questo episodio), Castelli struttura la storia a "compartimenti stagni", ovvero lunghi segmenti che – pur essendo collegati tra loro dalla trama generale – potrebbero essere letti quasi a sé stanti:
1) Il prologo con la spiegazione di Mycroft sul Tessitore e la rapina in banca.
2) L'intermezzo nel carcere.
3) I "test" di reclutamento e lo scontro finale col ninja.
Castelli riprende la leggenda araba del
Vecchio della Montagna, in cui un santone addestra un gruppo di discepoli a diventare degli efficientissimi artisti dell'omicidio. Qui gli
Hashishin della leggenda sono impersonati da dei
ninja: una sostituzione bizzarra, ma affascinante. La figura del
Tessitore incarna bene uno dei temi preferiti di Castelli, cioè che dietro i grandi eventi storici ci sia la regia occulta di qualche "Man in black" potente quanto invisibile. Qui l'ipotetica l'esistenza di un grande burattinaio nel West dei primi '800 è rappresentata in modo credibile, per ambientazione e psicologia.
Tra gag di passaggio e interventi nella trama "seria", Cico è sfruttato molto bene. Del resto, Castelli ha sempre dimostrato di sapere come usare il messicano; lui e Melloncelli sono gli autori che più si sono avvicinati a cogliere lo spirito nolittiano del personaggio. Qui spicca la trovata del
ventrillo, un oggetto che più volte toglierà dai guai i due protagonisti. Un
Deus-Ex-Machina usato però sempre al momento giusto, senza abusarne. Ben rappresentato lo scontro tra Zagor e il Ninja: l'uomo in nero si dimostra superiore a Zagor sotto tutti gli aspetti (rapidità, forza e resistenza). Andando a memoria, credo che sia la terza volta che Zagor viene sconfitto in modo PULITO in uno scontro corpo a corpo (dopo Kraus e Supermike), con la differenza che stavolta non riesce a piazzare neppure un colpo all'avversario. Surclassato totalmente...
Suggestiva la trovata del
Colpo del Palmo Vibrante, che viene accantonato dalla trama, pur restando sempre in sottofondo, in modo da creare una forte aspettativa sul
COME verrà poi risolta questa terribile incombenza.
Avvincente la parte ambientata nel carcere. Qui Castelli sfoggia gli stereotipi classici del genere (guardie carogne e detenuti prepotenti), ma assoggettandoli sempre ad uno scopo ben preciso. Ogni sequenza è funzionale all'evolversi della trama. È divertente osservare come Cico diventa un detenuto rispettato dagli altri carcerati senza che ciò appaia una forzatura.
L'evasione fallita è un ottimo cliffhanger. In teoria, a quel punto la vicenda sembra ormai arenarsi...ma è proprio quel tentativo di evasione, sia pur fallito, a creare un punto di svolta nella trama (rivelando che il direttore del carcere è un servo del Tessitore, che cercava uomini "di fegato" da reclutare nella organizzazione).
Molto creative le "prove" a cui Zagor e Cico vengono sottoposti per dimostrare di essere degni di far parte della setta del Tessitore. Pur con qualche forzatura semi-comica, Castelli riesce a far passare il test anche a Cico. Lo scontro finale tra Zagor e il ninja riprende il tema del
Palmo Vibrante, che era stato lasciato in sospeso per lungo tempo. Ancora una volta è il
ventrillo di Cico a risolvere una situazione disperata.
Azzeccato il depistaggio sulla vera identità del Tessitore, che si rivela essere l'assistente della figura incappucciata (la quale in realtà era solo un fantoccio, che Smith faceva parlare grazie a un
ventrillo uguale a quello di Cico).
DIFETTI:Un pò troppo statica e verbosa la sequenza iniziale di
20 pagine (!) dove Mycroft spiega a Zagor l'esistenza del Tessitore. Un discorso così lungo si poteva suddividere in 2-3 sequenze, con scenari diversi e intervalli di tempo più prolungati.
Una ricorrenza tipica dello stile di Castelli che non ho mai gradito sono i suoi improvvisi
sbalzi temporali. In questo caso, riguarda un passaggio contenuto nell'albo "La maschera dell'odio": in 4 vignette viene raccontato in didascalia come Zagor e Cico sono diventati banditi leggendari, compiendo numerose rapine. Una sintesi che, oltre ad essere troppo netta, è anche atipica per lo stile classico della collana. Il cambio di ritmo narrativo rispetto al
prima e al
dopo questa serie di didascalie si nota in modo assai stridente. Sarebbe stato meglio rappresentare in tempo reale UN singolo episodio di rapina, a seguito del quale Zagor e Cico acquisiscono la fama di terribili fuorilegge.
Altro esempio del punto citato sopra: il finale è stato "tirato via" in modo troppo sbrigativo. Dal crollo della casa del Tessitore, si passa subito alla capanna di Darkwood un mese dopo, senza neanche una vignetta di commento alla vittoria appena conseguita. Un cambio-scena decisamente brusco. Inoltre,
manca una chiosa generale alla vicenda. Infatti, va rilevato che il Tessitore NON ha subito dei reali danni; la sua organizzazione è ancora perfettamente intatta (non si è nemmeno scoperto quale sia il suo vero volto, né i suoi progetti futuri). In pratica, per il Tessitore tutta questa vicenda ha rappresentato solo un piano fallito, non un reale ridimensionamento del suo potere – e questo fatto andava perlomeno evidenziato, se non altro per creare
aspettativa verso un eventuale ritorno del personaggio.
Storia:
8Disegni:
7,5(POSTILLA ALFREDIANA)Paradossalmente, questo buon episodio rende ancor più inspiegabile l'alternanza di qualità delle storie firmate da Castelli sulla collana Zagor. Ci sta che un autore stecchi le sue prime prove su una testata...però, dopo che ha trovato la formula giusta, non può andare indietro come i gamberi. Con Castelli, invece, è successo; le buone cose proposte in un episodio non sono quasi mai state confermate nell'episodio successivo, rendendo assai incostante il suo contributo alla collana. Per un autore del calibro di Castelli, questa
altalenanza di rendimento appare inspiegabile.
Storie riuscite:
-
Molok-
Il ritorno del vampiro- Il grande inganno
Storie deludenti:
-
La minaccia verde-
La fortezza di Smirnoff-
Fantasmi-
Piccoli assassini-
Il ritorno di Guitar Jim-
Il ritorno di SupermikeQUI TUTTI GLI ARTICOLI SU ZAGOREdited by joe 7 - 4/8/2023, 11:07
Last comments