Il blog di Joe7

  1. DIVINA COMMEDIA DI NAGAI E DI DANTE: PARADISO, CANTO 4

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    Divina Commedia
    By joe 7 il 10 June 2023
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    PARADISO CANTO 4 - PRIMO CIELO DELLA LUNA - I DUBBI DI DANTE
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    beatrice-dante
    Dante e Beatrice salgono sempre più in alto ("excelsior", in latino).


    I DUBBI DI DANTE

    Dante ha due dubbi e non sa quale esprimere per primo, come fa un uomo fra due cibi ugualmente distanti e piacevoli, o come fa un agnello tra due lupi, o come fa un cane da caccia fra due daini (sono tutti esempi che fa Dante).1 Quindi per ora tace, e questo comportamento non è nè da biasimare né da lodare. Il desiderio di Dante traspare comunque dal suo viso, per cui Beatrice capisce subito i pensieri di Dante e si comporta come Daniele, quando indovinò e interpretò il sogno del re Nabucodonosor, placando la sua ira.2 La donna dice di sapere quali sono i due dubbi di Dante, che lo bloccano entrambi. In sintesi, eccoli qua:

    1) Che colpa aveva Piccarda Donati, se era stata costretta ad abbandonare il chiostro? Perchè lei sarebbe indicata come "spirito inadempiente", cioè che non ha rispettato i voti, se è stata costretta a non rispettarli? In sostanza, perchè si parla di "inadempienza del voto", quando essa è causata dalla violenza altrui?

    2) Piccarda Donati si trova nel Cielo della Luna. Allora aveva ragione Platone, quando, nel suo libro "Timeo e Crizia"3, dice che le anime, quando muoiono, diventano delle stelle?

    Beatrice si propone di risolverli entrambi, cominciando però dal secondo, perchè è il più pericoloso sul piano della fede.

    BEATRICE CONTRO PLATONE

    Beatrice2
    Beatrice e Platone


    Per prima cosa, Beatrice spiega che tutti gli angeli e tutti i beati sono nell'Empireo, il cielo più alto, davanti a Dio: così pure Piccarda Donati, e così pure anche il serafino più vicino a Dio, oppure Mosè, o Samuele, o Giovanni Battista o Evangelista, ...

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    Last Post by joe 7 il 11 June 2023
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  2. DIVINA COMMEDIA DI NAGAI E DI DANTE: PARADISO, CANTO 3

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    Divina Commedia
    By joe 7 il 3 June 2023
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    PARADISO CANTO 3 - PRIMO CIELO DELLA LUNA - SPIRITI DIFETTIVI: PICCARDA DONATI E L'IMPERATRICE COSTANZA D'ALTAVILLA
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    D1
    Dante incontra Piccarda Donati e l'Imperatrice Costanza. Nagai, da Dorè.


    GLI SPIRITI DIFETTIVI

    Dante chiama Beatrice "sole" che, se un tempo gli aveva scaldato di amore il petto, ora gli ha anche mostrato la verità (circa l'origine delle macchie lunari) con gran chiarezza: il poeta quindi leva il capo, per farle capire di aver ben compreso la sua spiegazione. Però, prima di parlarle, si trova davanti una visione, così evanescente ma presente, come il proprio riflesso su acque limpide o su vetri trasparenti. Si tratta di persone, ne riconosce la figura umana: sono anime beate, pronte a parlargli. Ma sono talmente trasparenti da sembrargli il riflesso di un'immagine vera: quindi il poeta, pensando che siano dei riflessi, volta lo sguardo all'indietro, per vedere i presunti proprietari di queste immagini. Ma non vede nulla. Quindi non si trattava di riflessi, ma di vere e proprie persone, seppur in spirito, e trasparenti. Qui Dante dice di aver commesso l'errore opposto di Narciso1, che si era specchiato alla fonte, riconoscendosi, mentre lui invece non aveva riconosciuto gli spiriti davanti a sé. Poi guarda Beatrice, che sorride del suo errore (in Paradiso, come si vedrà, si sorride e si ride spesso). La donna lo invita a non stupirsi del fatto che lei rida del suo ingenuo pensiero, dovuto al fatto che il suo intelletto è ancora insicuro davanti alla verità, ma lo fa girare a vuoto. Poi spiega a Dante che le figure che vede sono creature reali, presenti in questo Cielo per non aver rispettato il voto, anche se non per causa loro. Beatrice, inoltre, lo invita a parlare loro liberamente: immersi nella luce di Dio e nella sua felicità, non possono - nè vogliono - allontanarsi dalla verità.

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    Last Post by joe 7 il 3 June 2023
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  3. DIVINA COMMEDIA DI NAGAI E DI DANTE: PARADISO, CANTO 2

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    Divina Commedia
    By joe 7 il 27 May 2023
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    PARADISO CANTO 2: PRIMO CIELO DELLA LUNA
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    DC1
    Dante e Beatrice iniziano il loro viaggio


    SENZA TEOLOGIA DA QUI IN POI NON SI VA AVANTI

    Dante si rivolge ai lettori che hanno scarse nozioni di dottrina cattolica ("O voi che siete in piccioletta barca,"), avvisandoli di tornare indietro e di non continuare a seguirlo per il mare aperto ("pelago"), perchè resterebbero smarriti. Infatti, da adesso in avanti quello che Dante dirà potrà essere ben compreso solo da un cattolico che conosce molto bene la sua fede. Infatti, nei secoli successivi fino ad oggi, la cantica del Paradiso sarà sempre la più trascurata di tutte: e Dante mostra di essere ben consapevole di questo. Minerva, dea della saggezza, soffia il vento della "barca" di Dante; Apollo, evocato da Dante, guida il timone e le Nove Muse gli indicano la giusta rotta da seguire. E' il modo di dire di Dante su quanto ora è ispirato nel narrare il suo viaggio. La rotta seguita dalla poesia dantesca, quindi, non è mai stata percorsa da nessuno e il poeta è assistito dall'ispirazione divina. Solo coloro che si sono dedicati molto allo studio della teologia ("pane degli angeli" la definisce Dante) possono seguirlo senza timore e, leggendo il Paradiso, resteranno meravigliati non meno degli Argonauti (il gruppo di eroi che cercò il Vello d'oro), quando videro il loro capo, Giasone, che arava un campo come un contadino.1

    IL CIELO DELLA LUNA

    Spinti dal desiderio di giungere all'Empireo, cioè nel più alto dei Cieli, dove si trova Dio, Dante e Beatrice procedono con grande velocità verso l'alto e, in un tempo minore di quello in cui una freccia scoccata arriva al bersaglio, ascendono al Primo Cielo, quello della Luna. Ora, non bisogna pensare che Dante e Beatrice abbiano percorso i 384.400 chilometri necessari per raggiungere la Luna: siamo già in Paradiso, a una distanza praticamente...

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    Last Post by joe 7 il 27 May 2023
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  4. DIVINA COMMEDIA DI NAGAI E DI DANTE: PARADISO, CANTO 1

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    Divina Commedia
    By joe 7 il 20 May 2023
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    PARADISO CANTO 1 - DANTE E BEATRICE ASCENDONO AL PARADISO: LA SFERA DI FUOCO TRA LA TERRA E LA LUNA
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    STRUTTURA DEL PARADISO

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    La Terra, nella visione dantesca e cristiana, è al centro dell'universo. Non tanto fisicamente, quanto per la sua importanza, perchè è l'abitazione dell'uomo, fatto a immagine e somiglianza di Dio ed è il luogo dove Dio si è fatto uomo, è morto ed è risorto per noi. Quindi non c'è posto nell'Universo più sacro, e centrale, di questo. Il fatto che la Terra giri attorno al Sole o che il Sole giri invece intorno alla Terra non ha nessuna importanza davanti a questo. Se per i non credenti la Terra è un pezzo di roccia che vaga nello spazio senza senso, per i cristiani è il luogo più sacro, presente in un universo ordinato e con un fine. Quindi da una parte c'è il caso, o caos, e dall'altra parte c'è l'Ordine divino.

    SFERA DEL FUOCO

    Tra la Terra e il Primo Cielo, quello della Luna, c'è la Sfera del fuoco, dove si trovano ora Dante e Beatrice: è la più esterna delle sfere elementari della Terra, situate al di sotto del Cielo della Luna. E' quella che segna il confine tra la regione sublunare, in cui si trova la Terra, e il primo dei Nove Cieli, orbitanti al di sopra di essa. Seguendo il pensiero di Aristotele, la regione sublunare tra la Terra e la Luna era divisa in quattro livelli elementari: a partire dal basso, la terra, poi l'acqua, poi l'aria, e al di sopra di tutte il fuoco, come dimostrano le fiamme di un falò che tendono per natura verso l'alto, attratte dal luogo per loro più congeniale. La scienza medievale di Dante ereditò ampiamente la dottrina dei quattro elementi, disposti in sfere concentriche intorno alla Terra. Essendo il più puro di tutti, il fuoco, con la sua sfera, si innalzava ai massimi livelli nella sequenza ascendente della scala della Natura, nel cerchio più a ridosso del mondo celeste. Non si tratta...

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    Last Post by joe 7 il 20 May 2023
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  5. DIVINA COMMEDIA DI NAGAI E DI DANTE: PURGATORIO, CANTO 33

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    Divina Commedia
    By joe 7 il 13 May 2023
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    PURGATORIO CANTO 33 - EDEN; ACQUA DELL'EUNOE'
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    Dante beve l'acqua dell'Eunoè (immagine di Nagai, da un'illustrazione di Dorè). Con questo passaggio, Dante può andare in Paradiso con Beatrice.


    Nel vedere la scena precedente (il carro/Chiesa che diventa un mostro sovrastato da una prostituta, poi il gigante che porta via tutto), prima le tre donne (le virtù teologali: fede, speranza, carità) piangono cantando, accompagnate poi dalle altre quattro donne (le virtù cardinali: prudenza, giustizia, fortezza, temperanza). Le sette donne cantano insieme il salmo "Deus, venerunt gentes’": è il salmo che contempla la distruzione del Tempio di Gerusalemme.1 Beatrice, seduta, insieme a loro, sospira profondamente, simile a Maria ai piedi della croce, dove fu ucciso Gesù. Quando le donne tacciono, Beatrice si alza in piedi e, rossa di sdegno, afferma, riferendosi alla Chiesa in rovina: "Ancora un poco e non mi vedrete più; e un altro poco, sorelle mie care (riferito alle sette donne), e mi vedrete di nuovo". Beatrice fa riferimento alle parole di Gesù nell'Ultima Cena, facendo capire che la Chiesa ritornerà come prima.

    PROFEZIA DI BEATRICE

    Beatrice mette le sette donne davanti a lei, poi si mette in cammino con loro, facendo cenno a Dante, Matelda e Stazio di seguirla. Dopo aver percorso circa nove passi, Beatrice, con aspetto sereno, si rivolge a Dante e lo invita ad affrettare il cammino, per potergli così parlare più da vicino. Dante obbedisce e, una volta vicino a lei, Beatrice gli chiede perché non le fa nessuna domanda. Il poeta risponde con voce esitante, come qualcuno che è intimorito dalla presenza di un suo superiore, e spiega mormorando che Beatrice sa bene ciò che gli serve, senza bisogno che lui glielo chieda. Beatrice risponde che Dante deve ormai abbandonare ogni timore e vergogna: parli pure in modo chiaro e non più confuso. Poi profetizza:

    Sappi che ‘l vaso che ‘l serpente ruppe ...

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    Last Post by joe 7 il 13 May 2023
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  6. DIVINA COMMEDIA DI NAGAI E DI DANTE: PURGATORIO, CANTO 32

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    Divina Commedia
    By joe 7 il 6 May 2023
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    PURGATORIO CANTO 32 - EDEN - IL CARRO ALLEGORICO
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    350a
    La prostituta, il gigante, i mostri: allegoria della Chiesa che si è corrotta. Nagai prende l'immagine da Dorè.



    LA PROCESSIONE TORNA INDIETRO

    Dante continua ad osservare estasiato il volto di Beatrice, anche per poter soddisfare il desiderio di rivederla, dopo dieci anni dalla sua morte, al punto che non si accorge nemmeno di quanto gli avviene intorno. Infatti, tutti gli altri sensi, oltre alla vista, gli si sono praticamente spenti. Ad un tratto, le tre donne, che rappresentano le virtù teologali, lo avvertono: sta fissando troppo Beatrice, non può reggere a lungo lo sguardo. Infatti, Dante, all'improvviso, ha la vista abbagliata per qualche secondo, come se avesse fissato il sole. Infatti, anche se era stato aiutato dalle virtù, per Dante la vista di Beatrice, nella sua piena beatitudine, era fin troppo forte per lui da poterla sopportare oltre un certo limite. Quando Dante riacquista la vista, vede che la processione mistica - quella descritta finora, coi candelabri, eccetera - continua il suo cammino, però piegandosi a destra e tornando ordinatamente sui suoi passi, come una colonna militare che opera una conversione (cambiamento di marcia da un verso a quello opposto). Le sette donne (le tre virtù teologali e le quattro virtù cardinali) tornano presso le ruote del carro, sempre trainato dal grifone, senza che le sue penne si agitino (cioè, a parte il movimento del grifone, Dante vede che null'altro si muove del suo corpo). Dante, accompagnato da Matelda e Stazio (che, al contrario di Virgilio, è rimasto nell'Eden, perchè chiamato al Paradiso) seguono il carro, su cui c'è Beatrice, attraversando la foresta dell'Eden, vuota a causa di Eva ("colpa di quella ch’al serpente crese", cioè per colpa di colei che credette al serpente) e ascoltando una musica celestiale.

    L'ALBERO DELL'EDEN

    La processione perc...

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    Last Post by joe 7 il 6 May 2023
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  7. DIVINA COMMEDIA DI NAGAI E DI DANTE: PURGATORIO, CANTO 31

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    Divina Commedia
    By joe 7 il 29 April 2023
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    PURGATORIO CANTO 31 - EDEN; ACCUSE DI BEATRICE, IMMERSIONE NEL LETE
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    D1
    Matelda immerge Dante nel Lete.


    Beatrice (sempre col velo che le copre il volto) finora ha parlato agli angeli: adesso si rivolge direttamente a Dante, che è sempre al di là del fiume Lete, esortandolo a dire se le sue parole di accusa sono vere o no: perchè le sue accuse devono essere accompagnate dalla confessione del poeta. Dante è così confuso che tenta invano di parlare. Beatrice attende la sua risposta, poi, vedendo che non arriva, lo esorta: l'acqua del Lete, infatti, non ha ancora cancellato in lui la memoria dei peccati commessi, visto che non si è ancora immerso, quindi può benissimo rispondere. La confusione e la paura spingono Dante a pronunciare un "sì" talmente debole che era più da guardare che da sentire. Come una balestra che è stata tesa troppo e si spezza, facendo volar via la freccia con poca forza, allo stesso modo Dante si "spezza", scoppiando subito a piangere. Beatrice allora chiede a Dante in sostanza: se il tuo amore per me ti ispirava a fare il bene - oltre il quale non c'è null'altro da aspirare - che ostacoli insuperabili avevi trovato nel tuo cammino? Quali catene ti hanno fermato? Che vantaggi ti hanno dato i beni terreni che hai cercato? Quanta gioia hai avuto da questi? Dopo un sospiro amaro, Dante risponde a fatica, a bassa voce, dicendo che i beni che aveva davanti lo ingannarono col loro aspetto piacevole, non appena Beatrice morì. Beatrice risponde che, se anche Dante tacesse o negasse la propria colpa, questa le sarebbe comunque nota, dal momento che lei vede tutto in Dio. Tuttavia, quando il peccatore confessa le sue colpe, questo attenua la severità del giudizio divino, come la mola (utensile usato per affilare le lame) che smussa il filo della lama, se si volge contro il taglio (e quindi rende la lama meno tagliente, anzichè più tagliente). Affinché Dante provi minor vergogna per il suo errore, imparando a essere più forte in futuro, Beatrice gli chiede di smettere di piangere e ascoltarla: Dante avrebbe dovuto comprendere che la morte di Beatrice avrebbe dovuto condurlo in una direzione opposta a quella che aveva percorso. Infatti, Dante, sulla Terra (continua Beatrice), non vide mai una bellezza superiore a quella del suo corpo mortale, che ora giace sepolto (attenzione: non è che qu...

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    Last Post by joe 7 il 29 April 2023
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  8. DIVINA COMMEDIA DI NAGAI E DI DANTE: PURGATORIO, CANTO 30

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    Divina Commedia
    By joe 7 il 22 April 2023
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    PURGATORIO CANTO 30 - EDEN: APPARE BEATRICE, SCOMPARE VIRGILIO
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    Beatrice compare davanti a Dante. Per essere precisi, anche se qui non si vede, Beatrice ha un velo sul volto. Inoltre, la sua veste non è bianca, anzi, è di tre colori: bianco (il velo sui capelli, cioè la fede), verde (il mantello: la speranza) e rosso (l'abito: la carità)


    I SETTE CANDELABRI

    Dante definisce i sette candelabri dorati, visti nel precedente capitolo, come il "settentrion del primo cielo": è una definizione piena di significati. Infatti, "settentrione", in questo caso, non indica il Nord, ma è un latinismo: significa "septem triones", cioè "sette buoi". E' il nome latino della costellazione dell'Orsa Maggiore, composta appunto da sette stelle, che è molto importante per i naviganti perchè, indicando il Polo Nord, permette loro di tornare al porto. I sette candelabri, che indicano i sette doni dello Spirito Santo e rappresentano l'Orsa Maggiore, permettono all'uomo navigante nella vita di raggiungere il Porto, cioè il Paradiso. Inoltre, Dante li definisce stelle del Primo Cielo, cioè l'Empireo, che è il più alto dei Cieli, dove si trova Dio. Sono perfette e offuscate solo dal peccato: il peccato, infatti, impedisce di ricevere i sette doni.

    Quando il settentrion del primo cielo, (Quando la costellazione formata da sette stelle dell'Empireo (cioè i candelabri,)
    che né occaso mai seppe né orto (che non ha mai conosciuto alba ("occaso") o tramonto, ("orto")
    né d’altra nebbia che di colpa velo, (né è mai stata offuscata da nebbia se non quella del peccato,)...

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    Last Post by joe 7 il 24 June 2023
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  9. DIVINA COMMEDIA DI NAGAI E DI DANTE: PURGATORIO, CANTO 29

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    Divina Commedia
    By joe 7 il 15 April 2023
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    PURGATORIO CANTO 29 - EDEN: LE VISIONI APOCALITTICHE
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    Gli anziani incoronati che Dante osserva: rappresentano i libri della Bibbia.


    IL MISTERIOSO LAMPO

    Siamo sempre nell'Eden, cioè il Paradiso Terrestre in cima al Purgatorio. Matelda, la donna incontrata da Dante, canta come una donna innamorata: "Beati quorum tecta sunt peccata!" cioè: "Beati coloro i cui peccati sono stati perdonati"1. Poi inizia a risalire lentamente il corso del fiume Lete, andando verso la sua sorgente, simile alle antiche ninfe del bosco, che giravano sole per le foreste, con passo lento: Dante, che è alla sponda opposta del fiume, la segue, adeguandosi alla sua lenta andatura. Dopo aver fatto meno di cento passi, il fiume gira verso est ("levante"): i due continuano il loro cammino, ma per poco: ad un tratto, Matelda si volta completamente verso Dante e gli dice di guardare e ascoltare con attenzione quello che accadrà. Improvvisamente, un fulgore di luce invade tutta la foresta e Dante, per un attimo, pensa che sia un lampo. Ma il lampo appare e scompare in un attimo, mentre questa luce non termina, ma persiste nel tempo. Dante quindi si chiede di che cosa si tratti, quando una dolcissima melodia si diffonde nell'aria. Il poeta, in quel momento, rimprovera l'azione di Eva, che, nonostante il fatto che la Terra e il Cielo le ubbidissero, nonostante il fatto che fosse l'unica donna appena creata, non volle accettare alcun limite alla sua conoscenza, nonostante il divieto divino di non mangiare il frutto. E la sua azione ardita privò in questo modo sia lei che tutti gli altri uomini del godimento di queste divine delizie dell'Eden. Mentre Dante prosegue il cammino tra quelle meraviglie, che sono anticipazioni del Paradiso, l'aria sotto i rami diventa rossa: la luce intorno ha cambiato colore e il dolce suono sentito prima diventa un canto melodioso.

    I SETTE CANDELABRI E LE SETTE SCIE DAI SETTE COLORI...

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    Last Post by joe 7 il 15 April 2023
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  10. DIVINA COMMEDIA DI NAGAI E DI DANTE: PURGATORIO, CANTO 28

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    Divina Commedia
    By joe 7 il 1 April 2023
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    PURGATORIO CANTO 28 - EDEN: L'INCONTRO CON MATELDA
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    Dante incontra Matelda. Notate che Nagai le ha messo sulla fronte una fascia con un triangolo in mezzo: si tratta dell'hitaitakushi, una fascia che viene messa sulla fronte dei morti, in modo che non tornino dall'aldilà a tormentare i vivi. Quindi Nagai presenta Matelda come un "fantasma giapponese buono".


    Dante è impaziente di esplorare la foresta dell'Eden, la cui vegetazione è tanto fitta da non far filtrare i raggi del sole appena sorto. Così vi si addentra e inizia a passeggiare lentamente, contemplando tutto. Il suolo manda dolci profumi da ogni parte. Un lieve venticello ("aura dolce"), sempre uguale e regolare, stormisce fra le piante, colpendo come una brezza la fronte di Dante. A causa del vento, le piante si piegano verso occidente, ma in modo tale da non disturbare gli uccellini sui rami, che cantano melodiosamente, accompagnati dal rumore prodotto dalle foglie, come accade nella pineta di Chiassi1 quando Eolo vi soffia il vento di scirocco (un vento caldo del sud).

    IL LETE E MATELDA

    Dante, pian piano, si è ormai inoltrato nella selva ("selva antica": evidente il contrasto con la "selva oscura" dell'inizio della Divina Commedia). Anzi, adesso non può più nemmeno sapere il punto da cui era venuto. Alla fine si trova davanti a un piccolo fiume, un corso d'acqua, detto "rio" da Dante (si tratta del Lete, ma Dante non lo conosce ancora). Le acque del Lete formano delle leggere onde che scorrono verso sinistra, facendo piegare in quel senso l'erba vicina. Tutte acque più pure dei fiumi terrestri sembrano sozze e fangose, in confronto al Lete, trasparentissimo, per quanto esso scorra sotto una fitta vegetazione che fa da schermo al sole.

    Dante si ferma davanti al Lete e osserva al di là del fiume, notando una gran varietà di rami fioriti. All'improvviso, sempre dall'altra sponda del fiume, compare una scena che, destando meraviglia, distoglie da ogni altro pensiero: Dante infatti vede una donna, giovane e bella (si tratta di Matelda) che cammina solitaria cantando, mentre coglie vari fiori ("scegliendo fior da fiore") dal prato che percorre, che di fiori è pieno. Dante si rivolge a lei, chiamandola "bella donna" e affermando che sembra ardere d'amore. Dante continua dicendo che, "se voglio credere all'aspetto che di solito è specchio fedele dei sentimenti" ("s’i’ vo’ credere a’ sembianti che soglion esser testimon del core"): afferma quindi che non sempre l'apparenza inganna. Poi la invita ad avvicinarsi a lui, sull'altra riva del fiume, in modo che Dante possa comprendere cosa sta cantando. La donna, aggiunge Dante, gli ricorda Proserpina2 quando fu rapita da Plutone, evento in seguito al quale il mondo perse l'eterna primavera.

    The-Rape-of-Proserpina-Rome
    Il famoso Ratto di Proserpina del Bernini.


    DANTE E MATELDA

    Matelda si volge a Dante, con movimenti talmente armoniosi che sembra una donna che danzi: muove i passi lentamente, uno dopo l'altro, procedendo tra i fiori rossi e gialli del prato e abbassando gli occhi onesti, come una vergine. Si avvicina tanto quanto serve a Dante per comprendere il suo canto e, non appena è giunta sulla sponda del Lete, alza i suoi occhi guardando il poeta ("di levar li occhi suoi mi fece dono"). Dante è talmente colpito dal suo sguardo, pieno di amore, che pensa che nemmeno Venere, trafitta da Cupido, avesse uno sguardo simile3. Matelda ride felice sull'altra riva, mentre con le mani intreccia i fiori che ha raccolto. Il Lete li separa di una distanza di solo tre passi: ma questo basta a Dante perchè provi odio verso il fiume che li separa: lo confronta con l'Ellesponto, attraverso cui passò Serse (che Dante chiama ammonimento per ogni orgoglio umano), e che separava Leandro dall'amata Ero: per questo l'Ellesponto, a causa delle sue mareggiate tra le città di Sesto e Abido, era odiato da Leandro, come Dante ha odiato il Lete che lo separava da Matelda (anzi, il poeta prova odio per il fiume ancora più di Leandro). Per spiegare questi riferimenti, interrompo un attimo il racconto.

    L'ELLESPONTO, SERSE, LEANDRO ED ERO

    L'Ellesponto è il nome antico dello Stretto dei Dardanelli, che collega il Mar Egeo al Mar di Marmara, che a sua volta si collega al Mar Nero. Essendo una zona di confine tra Europa e Asia, separando la Turchia dalla Penisola Greca, è sempre stata una zona di forti conflitti, anche perchè era in una posizione strategica essenziale per le invasioni.

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    L'Ellesponto /stretto dei Dardanelli, e il Leonida del film.


    Durante la Seconda Guerra Persiana, l'orgoglioso re Serse passò l'Ellesponto nel 480 a.C. con un immenso e sconfinato esercito per muovere guerra alla Grecia: fu allora che avvenne lo scontro con gli Spartani di Leonida alle Termopili, raccontato nel film 300 di Zack Snyder. Serse vinse alle Termopili, però a caro prezzo, e fu sconfitto a Salamina: infine, dovette fuggire a Platea. In breve tempo, fu costretto ad attraversare nuovamente l'Ellesponto, tornando indietro, sconfitto ed umiliato nella sua superbia. Per questo, Dante cita Serse come ammonimento ai superbi ("freno a tutti orgogli umani").

    Inoltre, Dante fa riferimento anche al mito del bel giovane Leandro e della sua bellissima ragazza Ero: Leandro viveva ad Abido e Ero a Sesto, che erano due città presenti sulle rive opposte dei Dardanelli, nel punto in cui il braccio di mare è più stretto. Erano innamorati, ma lei, che era una sacerdotessa di Afrodite, non poteva frequentarlo. Inoltre, il mare che li separava, anche se era sul punto più stretto del mare, era sempre attraversato da correnti fortissime e da molte navi. Nonostante questo, Leandro, ogni notte, si tuffava nelle acque inquiete e pericolose per raggiungere di nascosto l'amata. Ero, consapevole dei pericoli che Leandro correva per lei attraversando le terribili acque agitate, l'attendeva alla finestra della sua casa, con una candela accesa in mano, affinché la luce potesse fare da guida all'amato, indicandogli la rotta da seguire. Una notte, però, la fiamma, improvvisamente, si spense e, prima che Ero se ne accorgesse, Leandro, disorientato e stremato, fu sbattuto dai flutti su uno scoglio e morì. Il giorno seguente, Ero scoprì il cadavere dell'amato e, vinta da un'insopportabile morsa di dispiacere e dolore, si tolse la vita gettandosi giù dalla torre.

    ero-e-leandro
    Ero trova morto Leandro.



    LE SPIEGAZIONI DI MATELDA

    Matelda si rivolge a Dante, Virgilio e Stazio, spiegando che loro, che sono nuovi del luogo, forse si meravigliano del suo riso, ma la spiegazione della sua felicità è semplice: lei gioisce della contemplazione dell'opera di Dio, e indica il Salmo Delectasti4 che può illuminare le loro menti al riguardo. Poi invita Dante di rivolgerle liberamente altre domande, poiché lei era venuta lì espressamente per questo scopo. Dante allora le chiede di spiegargli una contraddizione: in precedenza, Stazio gli aveva detto che l'Eden è immune da perturbazioni atmosferiche come il vento. Eppure, la presenza del vento e dell'acqua, che scorre in quel luogo, contrastano con ciò che gli aveva detto il poeta. Matelda dichiara che la sua risposta sarà tale da dissipargli ogni dubbio: Dio all'inizio creò l'uomo buono e disposto al bene, donandogli il giardino dell'Eden, come caparra (anticipazione) dell'eterna beatitudine. L'uomo vi rimase poco a causa del peccato originale:

    Per sua difalta qui dimorò poco; (Per il suo peccato si trattenne qui poco tempo;)
    per sua difalta in pianto e in affanno (per il suo peccato trasformò la sua gioia e felicità)
    cambiò onesto riso e dolce gioco. (in pianto e in affanno)

    Dio, prima della caduta, fece salire il monte del Purgatorio verso il cielo, per porre l'Eden al di sopra di ogni alterazione atmosferica e non arrecare fastidio ai primi progenitori, per cui ogni fenomeno naturale si arresta alla porta del Secondo Regno (il Purgatorio). Il vento dell'Eden, quindi, non è prodotto dagli eventi naturali, ma dal movimento delle Sfere Celesti del Paradiso, che fanno ruotare l'atmosfera rarefatta, provocando lo stormire delle fronde della selva. Inoltre, le piante, mosse dal vento, impregnano l'aria della loro virtù generativa e questa ricade poi sulla Terra, che genera la vegetazione a seconda della sua qualità e del suo clima. Questo spiega perché talvolta sulla Terra crescono delle piante in modo apparentemente spontaneo, con l'aggiunta che nell'Eden ci sono anche delle piante che non esistono nel mondo dell'uomo. L'acqua che scorre nell'Eden, continua Matelda, non sgorga da una vena naturale alimentata dalle piogge, come sulla Terra, ma è prodotta direttamente dalla volontà divina. Nell'Eden ci sono così due fiumi: il Lete, che ha la virtù di cancellare la memoria dei peccati commessi, e l'Eunoè, che invece rafforza il ricordo del bene compiuto. L'acqua del secondo fiume non opera pienamente, se prima non si beve quella del primo. E il sapore dell'Eunoè supera ogni altro sapore.

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    Matelda, al di là del Lete, spiega a Dante riguardo alle cose dell'Eden. Notate le note musicali nei balloon: Nagai vuole far capire che le sue parole sono come un canto.


    L'ETA' DELL'ORO

    Conclusa la sua spiegazione, Matelda fornisce a Dante un'informazione in più, che lei chiama "corollario": dichiara infatti che i poeti classici, che scrissero nei loro versi dell'età dell'oro, forse sognarono in Parnaso (il monte dei poeti) proprio questo luogo felice, ovvero l'Eden. Qui la specie umana fu felice, qui ci fu un'eterna primavera e ogni frutto della natura, qui, in questi fiumi, scorreva il nettare di cui si parlava in quei testi. Dante si volta a osservare Virgilio e Stazio, e nota che entrambi sorridono felici alle parole di Matelda, confermando le sue parole. Poi torna ad osservarla.

    COMMENTO

    La protagonista assoluta del Canto, ovviamente, è Matelda: una figura molto enigmatica del poema. E' stata al centro di un intenso lavoro interpretativo e oggetto delle più varie ipotesi nel tentativo di identificarla:
    - la potente contessa Matilde di Canossa (1046-1115), che difese la Chiesa dalle azioni dell'avido re Enrico V, famoso per il suo "pentimento a Canossa", che poi rinnegò aggredendo il papato e cercando di imporre la sua linea autoritaria alla Chiesa;
    - la monaca benedettina e santa Matilde di Hackeborn, autrice di libri spirituali;
    - Matilde di Magdeburgo, mistica e autrice di opere ascetiche.
    Ma nessuna di queste è pienamente convincente.

    Matelda è strettamente legata all'Eden, che è un vero e proprio posto ameno (locus amoenus), in cui sono evidenti gli echi della poesia classica, nella descrizione dell'età dell'oro, e dello Stilnovo, richiamato proprio dalla figura di Matelda. La donna ricorda la figura di Lia, sognata da Dante nel Canto precedente, e le tante donne cantate dai poeti stilnovisti. La sua descrizione riprende sicuramente quella di Proserpina in Ovidio (Metamorfosi). Inoltre, diverse espressioni rimandano anche a Cavalcanti, specie alla pastorella del suo poema In un boschetto e alla ballata Fresca rosa novella. Questa ripresa di moduli stilnovisti non è casuale, in quanto è conseguente alla riflessione che su questa esperienza poetica Dante ha svolto nei Canti precedenti, attraverso gli incontri con Bonagiunta e Guinizelli, e si configura come utilizzo di quello stile e di quel linguaggio non più al fine di cantare l'amore terreno, bensì quello divino, cui Dante è ormai tutto proiettato, nell'attesa dell'arrivo di Beatrice. Lo Stilnovo non è dunque rinnegato da Dante, ma ripensato alla luce del viaggio di redenzione ed espiazione che, nel suo caso, è anche espiazione letteraria (di quanto di rischioso vi era nella poesia amorosa, ormai cancellato dopo il passaggio nel fuoco purificatore della Settima Cornice).

    Matelda, in ogni caso, è probabilmente l'allegoria di quello stato di primitiva felicità e purezza che l'uomo possedeva nell'Eden prima del peccato originale e che viene riconquistato dalle anime salve, dopo il passaggio attraverso le pene del monte: ciò spiega perché Dante arda dal desiderio di passare il Lete per raggiungerla, mentre apprenderemo in seguito che il ruolo di Matelda è quello di immergere le anime salve nelle acque dei due fiumi, sottoponendole all'ultimo rito purificatore, prima dell'ascesa in Paradiso.

    Il sorriso compiaciuto di Virgilio e Stazio alle parole finali di Matelda è la conferma della veridicità di questa lettura in chiave cristiana del mito classico.

    IL DANTE DI NAGAI

    Dante incontra Matelda, che gli spiega solo le proprietà dei fiumi. Non dice che provengono dalla volontà divina, nè dice tutto il resto.

    BIBLIOGRAFIA

    https://divinacommedia.weebly.com/purgator...nto-xxviii.html

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    1 Chiassi: è la forma antica di Classe, il porto di Ravenna, che era di origine antica: vicino al porto sorge una famosa pineta, cioè un bosco di pini. Coi suoi 900 ettari è uno dei più grandi polmoni verdi e aree naturalistiche a libero accesso della Riviera Adriatica: è parte integrante del Parco del Delta del Po. Grazie alla comunità monastica dei Camaldolesi (un ordine benedettino), che erano di stanza presso la Basilica di Sant’Apollinare in Classe sin dall'anno Mille, che si occupò di curare e preservare il bosco, si ha oggi la sopravvivenza di quest’antico pineto. Durante il suo esilio a Ravenna, Dante veniva sovente a passeggiare in questi luoghi, in cerca di quiete e ispirazione.

    Pineta-di-Classe
    Un'immagine della pineta di Classe, o Chiassi.



    2 Proserpina: nome romano della dea Persefone. Figlia di Cerere, dea delle messi, fu rapita da Plutone, dio degli Inferi, mentre raccoglieva fiori sulle rive del lago Pergusa. Divenne la sposa di Plutone e regina degli Inferi. Cerere chiese a Giove di far liberare la figlia: Proserpina allora poté ritornare in superficie, ma solo a patto che trascorresse sei mesi all'anno ancora con Plutone. Di conseguenza, Cerere fece calare il freddo ed il gelo durante i mesi in cui la figlia era assente come segno di dolore, per poi far risvegliare la natura per il ritorno di Proserpina sulla terra: così si spiegarono i cambi delle stagioni. Il paragone tra Matelda e Proserpina richiama la caduta dell'uomo: il ratto di Proserpina da parte di Plutone fu interpretato dai cristiani come la perdita dell'"eterna primavera" dell'Eden.

    3 Venere, trafitta per errore dalla freccia del figlio Cupido, o Eros, si innamorò del bellissimo Adone.

    4 Delectasti: Il Salmo citato da Matelda è il 91, oggi indicato col numero 92 (91) per motivi precedentemente spiegati. E' detto così, perchè, ai versetti 5 e 6 dice: "Quia delectasti me, Domine, in factura tua, et in operibus manuum tuarum exultabo. / Quam magnificata sunt opera tua, Domine!" ("Poichè mi rallegri, o Signore, con le tue azioni, esulto per l'opera delle tue mani. Quanto sono grandi le tue opere, o Signore!"). Matelda giustifica il suo riso come gioia alla contemplazione dell'opera di Dio nel giardino dell'Eden.

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    Last Post by joe 7 il 1 April 2023
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