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  1. ZAGOR: "LA FORESTA DEGLI AGGUATI" (Ivan)

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    Zagor
    By joe 7 il 23 Mar. 2023
     
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    ZAGOR 1-2: LA FORESTA DEGLI AGGUATI (analisi di Ivan)
    (l'analisi di Joe7 è qui)

    Testi: Sergio Bonelli (Guido Nolitta)
    Disegni: Gallieno Ferri
    Pagine: 152
    Anno: 1961

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    Zagor edizione originale Zenith: n. 52-53 (usciti nel 1965). I numeri reali di queste storie di Zagor sono 1-2. Infatti, l'edizione Zenith originale pubblicò Zagor a partire dal numero 52, quindi ha la numerazione sfasata che continua ancor oggi, con 51 numeri in più. Prima del numero 52, pubblicava storie di altri personaggi bonelliani come Hondo, Kociss, eccetera. Tutte le varie ristampe di Zagor, invece, seguono la numerazione reale, in questo caso 1-2.

    TRAMA

    Questa è la prima storia di Zagor, dove sia lui che Cico vengono presentati ai lettori.

    A Pleasant Point, un luogo di ritrovo e di commercio nella foresta di Darkwood (non citata per tutta la storia), un piccolo messicano di nome Cico si trova lì di passaggio, insieme ai suoi amici commercianti, cercando di ingannare un oste per avere qualcosa da mangiare a scrocco senza riuscirci e, per un incidente - semplicemente Cico si era scontrato contro di lui, camminando - Regan, un rinnegato, lo minaccia di morte e, in un assedio, lui e i suoi alleati, gli indiani Delaware di Kanoxen, uccidono tutti gli amici di Cico e tengono prigioniero il messicano per torturarlo. Nel frattempo, un uomo agile e vestito con una casacca rossa e un'aquila stilizzata sul petto, che porta una scure e si fa chiamare Zagor, insegue i Delaware e il rinnegato e alla fine riesce a liberare Cico, mentre Regan fugge. Zagor accompagna Cico a Forte Henry, per portarlo al sicuro. Laggiù affronta Mac Barry e il suo compare Jack, accusandoli di trafficare il whisky con gli indiani. Ad un certo punto, però, Zagor viene catturato dai due e viene gettato in acqua con dei pesi attaccati addosso. Ma Cico, di nascosto, si tuffa nel fiume e lo salva. Fingendosi un fantasma, Zagor riesce a spaventare Mac Barry e Jack, che vengono catturati. Cico si offre di accompagnare sempre Zagor e lui lo porta alla sua capanna nella palude. Propone a Cico di travestirsi da lui per ingannare i Delaware di Kanoxen, dove ha intenzione di andare, per sfidare Regan a duello secondo le regole indiane. Nonostante gli inganni di Kanoxen, Zagor sconfigge Regan, che viene ucciso in uno scontro accanito sott'acqua. Ma Kanoxen e i Delaware vogliono vendicare Regan e Zagor si trova accerchiato: tuttavia Cico, che si era travestito da indiano per seguire il duello, aiuta Zagor a fuggire su una canoa. Successivamente, Zagor viene a sapere che l'Avamposto 5 è stato assediato e tutti gli uomini sono stati massacrati dai Delaware, grazie all'aiuto di un altro rinnegato, che alla fine Zagor riesce a scoprire: si tratta di un infido commerciante di nome Ronet. Zagor e Cico bloccano le azioni di Ronet a Forte Pitt, impedendone il massacro, e Kanoxen è costretto ad attaccare senza l'aiuto del traditore. I Delaware vengono respinti e Zagor insegue Kanoxen: ma entrambi finiscono nelle sabbie mobili. Cico, nelle sue disavventure, raggiunge Zagor e lo salva: ma per Kanoxen non c'è più nulla da fare.

    COMMENTO

    Eccola qui: la prima storia di Zagor. La storia, in sé, non è nulla di straordinario: si tratta di un episodio di mera presentazione di quegli elementi che faranno da base alla nuova collana. Tuttavia, rimarrà comunque la miglior storia fino al ritorno di Nolitta, un paio di anni dopo.

    Il primo episodio di una serie è fondamentale per presentare le basi che verranno poi utilizzate nelle storie future. In pratica, bisogna "convincere" i lettori che varrà la pena seguire la nuova collana anche nelle uscite successive. E per valutare la neonata serie Zagor, è doveroso immedesimarsi nella mentalità di un lettore di fumetti dei primi anni '60. Qui abbiamo un tarzanide che vive in una foresta del nordamerica, un giustiziere solitario di stampo classico, una via di mezzo tra Tarzan e Phantom, l'Uomo Mascherato. Nulla di molto originale, negli ingredienti in sé. L'impianto è molto semplice, direi quasi ingenuo, in cui anacronismi e incongruenze storiche sono dispensati a piene mani (tipo la presenza nel 1830 di pistole a tamburo, treni, dinamite e liane nel nordamerica), ma fanno parte di quelle licenze tipiche dei fumetti anni '60, destinati a un pubblico di giovanissimi.

    Pur avendo una trama di base definita, l'episodio non ha uno svolgimento lineare: è più un insaccato misto di scene a sé stanti, utili a presentare le caratteristiche della serie. Si ha la sensazione che la narrazione salti un po' "di palo in frasca", passando da una situazione all'altra in modo poco omogeneo. Questo effetto è dovuto probabilmente al formato a striscia, che doveva conservare una certa autonomia di lettura da un albetto all'altro, pur facendo parte di una storia unica. Così, per un blocco di pagine (circa 25, cioè il corrispondente di un albetto rimontato in formato "bonellide") assistiamo alla vicenda di Regan, in un altro blocco assistiamo alla sotto-trama di Mac Barry, in un successivo blocco assistiamo alla vicenda di Ronet, poi si torna di nuovo a Regan...e così via. Insomma, lo svolgimento appare un po' spezzettato, anche se va detto che questo tipo di frammentazione è al servizio del presentare le caratteristiche della nuova collana, e in tal senso svolge bene la sua funzione. Infatti, gli elementi presentati sono tutti ben chiari: abbiamo un protagonista, un compagno-spalla, un'ambientazione precisa, dei nemici definiti, e uno scopo da raggiungere. Il tutto comprensibile anche per dei bambini (che erano gli ideali destinatari di questo tipo di fumetti). Quindi, dal punto di vista editoriale, l'impianto rispetta fedelmente le esigenze richieste per un primo episodio di una nuova collana.

    UN APPUNTO SUL CHI ABBIA REALMENTE CREATO ZAGOR (o la maggior parte di Zagor).

    Assodato che il personaggio sia stato studiato in coppia da Nolitta e Ferri, la mia opinione è che la maggior parte dell'impostazione di base l'abbia ideata Ferri più che Nolitta. Tale convinzione è supportata dai dati analizzati da Sauro Pennacchioli su Giornale Pop. Comunque, non è importante chi dei due abbia dato il contributo maggiore, poiché nelle fasi iniziali Zagor non è ancora il "vero" Zagor, ma solo un fumetto d'avventura come tanti altri dell'epoca. Diventerà qualcosa di speciale solo in seguito, grazie all'evoluzione di Nolitta come autore, e ciò rende irrilevante stabilire chi, tra Nolitta e Ferri, abbia definito le caratteristiche del personaggio nella sua fase "embrionale".

    Se la paternità della creazione di Zagor è in dubbio, ciò di cui sono convinto è che la creazione di Cico sia tutta opera di Nolitta. Infatti il messicano è sempre rimasto praticamente identico a come è stato presentato in questo episodio. Qui appare subito fin dalla prima pagina, intento a truffare un barman:

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    Viene descritto come un mangione, goffo, pasticcione, anche un po' pauroso, ma dotato di intraprendenza e senso della giustizia. Pur a modo suo, riesce quasi sempre a portare a termine gli scopi che si è prefissato (potremmo definirlo un efficace "improvvisatore", che compensa con l'ingegno le sue lacune di prestanza fisica). Salva la vita a Zagor per ben tre volte (e c'è da chiedersi come abbia fatto a sopravvivere finora senza il messicano). E' sorprendente notare che l'episodio contiene una ventina di gag cichiane senza che ciò intacchi la drammaticità generale della vicenda. Questo è un aspetto che Nolitta ha saputo ben padroneggiare fin dal primo numero: in 20 anni sotto la sua direzione, sono rari i casi in cui gli inserti comici possono essere apparsi fuori luogo. Tra le varie gag, spicca quella in cui Cico deve procurarsi delle penne per travestirsi da indiano, e le prende da un tacchino...assai poco collaborativo. :lol:

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    Zagor entra in scena a pagina 12. Non gli viene ancora dato un nome, però di lui capiamo subito che è un tipo atletico, risoluto, e ha una profonda conoscenza dell'ambiente boschivo.

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    Il nome "Zagor" viene pronunciato per la prima volta dagli intimoriti indiani dopo che ha lanciato il suo caratteristico grido di guerra.

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    L'origine del soprannome viene rivelata quando si presenta a Cico. Nell'occasione si auto-descrive come un giustiziere solitario che agisce nella zona chiamata DARKWOOD (una foresta dall'estensione imprecisata).

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    C'è pure un accenno a facoltà straordinarie, nel suo percepire ad istinto un pericolo non visibile.

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    Gli antagonisti sono i classici nemici dei territori "di frontiera" dei primi anni del 1800:
    - REGAN, un rinnegato bianco che sfrutta l'alleanza con una tribù indiana per reciproco tornaconto.
    - KANOXEN, un bellicoso sakem alleato di Regan.
    - MAC BARRY, losco affarista che vende whisky agli indiani.
    - RONET, un traditore che favorisce Kanoxen sabotando le difese del forte dall'interno.
    A proposito di Kanoxen, un pur acerbo Nolitta lascia il segno del suo stile in occasione della fine del sakem nelle sabbie mobili, una morte affrontata con grande dignità.

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    La vignetta finale stabilisce la linea generale delle storie entranti, con Zagor che accoglie Cico come aiutante fisso. Le avventura successive partiranno da questi canoni.

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    DISEGNI:

    Un Ferri che per ora del "Ferri che verrà" ha ancora ben poco. Formalmente, i suoi disegni sono efficaci, ma il suo stile non si contraddistingue ancora come un qualcosa di unico, risulta nella media dei buoni mestieranti dell'epoca. Facendo il paragone tra questi disegni e quelli – ad esempio – di ANGOSCIA, la sua evoluzione stilistica appare straordinaria.

    Storia: 7
    Disegni: 8

    Qualche nota conclusiva:

    UNA QUESTIONE DI STILE

    Non ci sono dati precisi sul successo ottenuto nell'immediato da questa nuova collana a strisce; ad intuito, presumo che sia stato nella media di tante altre iniziative fumettistiche dell'epoca. Per come è stata presentata nei suoi fondamenti di base, la serie "Zagor" non era nulla di particolarmente originale o degno di lode; è solo col ritorno di Nolitta (soprattutto dopo il trittico Avvoltoio/Guerra/Preda umana) che questa anonima collana ha avuto un'impennata di gradimento, distinguendosi in modo netto dalle altre testate compagne di edicola.

    Certo, c'è voluto tempo (circa 5 anni) prima che la serie assumesse un'identità ben definita, fondata sullo stile del suo autore principale. E qui torna il solito discorso sull'importanza del "COME" raccontare rispetto al "COSA" raccontare: Gianluigi Bonelli e Ferri narravano dello STESSO personaggio e degli stessi elementi narrativi, ma non credo che sarebbero mai riusciti ad elevare la mediocre (fin lì) serie Zagor ai livelli che oggi ricordiamo. Gianluigi Bonelli e Ferri hanno scritto delle storie senza infamia e senza lode, direi nella media del panorama fumettistico dell'epoca, ma non certo memorabili. Probabilmente, senza il rientro di Nolitta, la collana a strisce "Zagor" sarebbe finita presto nel dimenticatoio, come tante altre anonime testate dell'epoca.

    Per capirci, Nolitta avrebbe potuto esercitarsi su una qualsiasi altra collana (Miki, Blek, Piccolo Ranger) e probabilmente l'avrebbe elevata ai medesimi fasti di Zagor. Il fatto che si sia affermato proprio su Zagor lo ritengo casuale, poiché le caratteristiche di base della collana non erano – e non sono tutt'oggi – nulla di eccezionale. E' proprio una questione di stile narrativo: nelle mani di un bravo narratore, una serie dall'impianto banale può diventare un'icona memorabile. Il percorso evolutivo/qualitativo da LA FORESTA DEGLI AGGUATI a MAGIA SENZA TEMPO è un esempio da manuale.

    A riprova di questo concetto, si può rilevare che le successive storie di Gianluigi Bonelli e Ferri NON sono in contrasto con lo Zagor di questo primo episodio; sarebbero però risultate in contrasto (e in maniera nettissima) con lo Zagor golden-age, quello della piena maturità stilistica di Nolitta. Quindi, per fare una storia conforme alla collana, non si tratta semplicemente di rispettare i canoni del personaggio (il "Cosa" raccontare), bensì di riprodurne lo STILE NARRATIVO (il "Come" raccontare). E' questa la causa, a monte, della sensazione di inadeguatezza di molte storie apparse sulla collana, che, pur rispettando le linee guida generali e basandosi magari su un buon soggetto, trasmettono comunque ai lettori storici una sensazione di estraneità allo Zagor che conoscevano. :|

    Eppure ci sono stati dei casi in cui è stato dimostrato che lo Zagor nolittiano può esser riprodotto anche al di fuori di Nolitta. Penso ad esempio a PUGNI E PEPITE, IL RITORNO DEL VAMPIRO, o IL TESORO MALEDETTO, ovvero episodi che, se non fosse stato per i credit, avrei giurato che fossero stati scritti da Nolitta in persona. Non per i loro soggetti, bensì per lo stile narrativo con cui tali soggetti sono stati raccontati.

    Senza usare questo stile, le storie di Zagor risultano semplici episodi di avventura buoni per un qualunque altro personaggio a fumetti. Ma Zagor è stato qualcosa d'altro, qualcosa di più di un semplice fumetto d'avventura. E ciò che contraddistingueva questo "qualcosa di più" è proprio lo stile di Nolitta, il suo peculiare modo di raccontare storie basate su trame molto semplici – per non dire quasi banali. Sono state poche, infatti, le volte in cui Nolitta si è distinto per la sofisticata elaborazione del soggetto di base. Nolitta era una sorta di "Fabrizio De André del fumetto", un artista capace di incantare la platea usando solo due accordi, che, però, colpivano in pieno il cuore dell'ascoltatore. Una questione di classe. La quale, fondamentalmente, è una questione di stile.

    QUI TUTTI GLI ALTRI LINK SU ZAGOR

    Edited by joe 7 - 23/3/2023, 19:40
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